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Perlage Winery, il leader del Valdobbiadene biologico diventato società benefit

Perlage Winery, il leader del prosecco biologico diventato società benefit
(Shutterstock)

di Pasquale Sasso

Nel mezzo della classica distinzione tra società for profit e quelle non profit è stata introdotta una terza strada che è quella delle società benefit. Queste società, pur perseguendo uno scopo lucrativo, dimostrano una forte vocazione verso le persone e l’ambiente che le circondano. Il primo paese a legiferare sul tema (B-corporation), nel 2010, sono stati gli Stati Uniti. In Europa, invece, è stata l’Italia a introdurre per prima, nel gennaio 2016, con la legge 208/2015, la fattispecie delle società benefit.

Le società benefit rappresentano una evoluzione del concetto stesso di azienda. Infatti, esse inseriscono nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Non si è di fronte a imprese sociali oppure a una novità del settore non profit, ma a una trasformazione positiva dei modelli dominanti di impresa a scopo di lucro, che li rende più adeguati alle sfide e alle opportunità dei mercati contemporanei. Una società benefit è una società come le altre, ma con obblighi rafforzati che obbligano i manager e gli azionisti a standard più elevati di scopo, responsabilità e trasparenza. In particolare, per quanto riguarda la trasparenza, le società benefit sono tenute a comunicare annualmente e riportare secondo standard, certificati da terzi, i risultati conseguiti e gli impegni futuri verso il raggiungimento di impatto sociale e ambientale, sia verso gli azionisti sia verso il resto del mondo.

Oggi nel mondo si contano oltre 3.500 benefit corporation, mentre in Italia sono oltre 300 le aziende for profit che hanno optato per questa evoluzione. In Italia tra le prime aziende che hanno scelto di diventare società benefit ci sono BioClean e Croqquer. Ma anche i settori più tradizionali come quelli legati ai prodotti della terra non sono da meno. Infatti, per capire cosa spinge un’azienda che opera nel mondo del vino a diventare una società benefit e di quanto sia pronto il mercato italiano, ho parlato con Ivo Nardi, amministratore di Perlage Winery. A dicembre del 2019, la prima e più importante azienda produttrice di Valdobbiadene Docg biologico, Perlage Winery, dopo un periodo di sperimentazione e preparazione, ha sancito definitivamente il suo passaggio a società benefit.

Cosa vi ha spinti a diventare una società benefit?

Proveniamo da una famiglia con forti radici cattoliche, dove il rispetto per il prossimo o il debole è sempre in primo piano. Quando eravamo ragazzi, nostra madre, tutti i martedì, preparava sul davanzale della finestra un abbondante piatto di minestra, una pagnotta di pane e un bicchiere di vino. All’ora di pranzo passava un mendicante a sfamarsi, certo di trovare quel caldo conforto. La scelta del biologico è in continuità con le radici della famiglia, costituisce una scelta etica, di rispetto degli elementi della natura (aria, acqua, suolo e la vita), che vanno preservati per continuare a generare i meravigliosi frutti. L’evoluzione di questa filosofia è stata poi declinata con l’acquisizione dello status di azienda CSR presso la locale Camera di Commercio. Successivamente, nel 2017, abbiamo ottenuto la certificazione B-Corp (Benefit Corporation) e a dicembre 2019 abbiamo modificato lo statuto diventando società benefit. Ogni azienda è in stretta correlazione col territorio, la comunità dove è insediata, i collaboratori e i fornitori. Il benessere dell’azienda, anche in termini economici, può essere raggiunto se l’intero sistema che la circonda persegue e condivide gli obiettivi di miglioramento reciproco.

Che tipo di risposta vi aspettate dal mercato rispetto alla vostra scelta di diventare una società benefit?

Il Bio -Vegano è un connubio perfetto; valori immateriali che generano predilezione alla scelta d’acquisto dei consumatori. In forte espansione nei mercati del nord Europa e Canada. Con grandi potenzialità in Usa. L’Italia non è da meno, anche se parte da percentuali d’interesse al Bio più esigue. Agganciare a questa filosofia l’etica della società benefit dovrebbe rafforzare la fiducia sul nostro modo di operare. Inoltre, le nuove generazioni, ripongono una crescente attenzione ai temi di Responsabilità Sociale e Società Benefit. In un mondo confuso da fake-news e campagne di marketing virali, individuano nelle società benefit una serietà certificata ove riporre la propria fiducia.

Il vostro mercato di riferimento è prettamente quello straniero. Crede che il panorama imprenditoriale italiano sia pronto rispetto a questa innovazione?

Siamo associati e presenti nella locale Associazione Industriali (Assindustria Veneto-Centro), all’interno della quale è stato avviato, nel 2015, un gruppo di lavoro e contaminazione sul tema dello sviluppo sostenibile e della responsabilità sociale d’impresa. La partenza è stata lenta, ma in crescita costante, tanto da superare quest’anno le 35 aziende partecipanti. Numeri ancora piccoli che però rilevano un cambiamento di passo. Dall’esperienza emerge che, tutte le aziende che condividono questa filosofia, sono aziende che vanno molto bene.

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