Tecnologia

Due ragazzi di Udine hanno sviluppato un nuovo modo di fare fitness, tutto al digitale

Akuis, la startup che ha ideato la palestra digitale Sintesi
Alessandro Englaro e Mattiarmando Chiavegato

Articolo tratto dal numero di novembre 2020 di Forbes Italia. Abbonati.
di Claudia Cavaliere

La loro Silicon Valley è tutta italiana e si trova a Tolmezzo, in provincia di Udine, tra le maestose montagne della Carnia. Dal 2015 Alessandro Englaro e Mattiarmando Chiavegato hanno iniziato a buttare giù le idee per quella che sarebbe diventata tre anni dopo Akuis. L’acronimo sta per Advanced kinetic user interaction systems e loro negli anni hanno immaginato e sviluppato un modo nuovo di fare fitness, tutto digitale, tra nuove idee, tecnologia e motivazione. Complice la passione per il fitness, hanno investito le loro energie pensando a quale potesse essere il modo più innovativo e quanto più completo possibile per allenarsi anche da casa.

“Abbiamo cercato di creare un sistema che consentisse all’utente di replicare a casa tutti gli allenamenti che avrebbe svolto in palestra”, spiega Alessandro. “E poi abbiamo aggiunto alla macchina la componente motivazionale, tutto quello che serve per allenarsi con costanza nel tempo”. È attorno a questi a concetti che è stata sviluppata Sintesi, lo strumento dal design elegante, innovativo e 100% made in Italy, sul quale Akuis ha costruito negli anni la sua strategia. La macchina doveva sì replicare tutti gli allenamenti della palestra, ma doveva anche farlo in uno spazio ridotto, e così sono stati abbandonati i pesi da sala, che noi tutti conosciamo, in favore dei motori elettromagnetici, che consentono di digitalizzare il carico e ridurre al minimo gli ingombri tipici delle attrezzature da palestra. Ai motori elettromagnetici sono state aggiunte poi la sensazione della gravità e quella dei pesi liberi, che gli esperti del settore riconoscono come il miglior modo per allenarsi, lasciando all’utente il compito di imparare a controllare i movimenti. È un tablet ad azionare la macchina e a impostare l’allenamento richiesto dall’utente, che può personalizzarlo secondo le proprie esigenze, capacità e obiettivi. Così in una sola equazione presente e futuro si intrecciano, uomo e macchina imparano a vivere in simbiosi e a esaltarsi a vicenda.

Il compito di Sintesi, le cui tecnologie di avanguardia sono brevettate a livello internazionale, è quello di guidare l’utente passo dopo passo nell’esecuzione degli esercizi e di seguirlo nei suoi graduali miglioramenti anche attraverso il ricorso a un personal trainer virtuale, che lavora sulla motivazione. L’utente che si allena a casa, infatti, non perde il contributo della competenza del personal trainer. “Noi non vogliamo essere dei concorrenti delle palestre o dei personal trainer, piuttosto un punto di incontro tra due mondi che non si sono mai parlati finora”, continua Alessandro. “Stiamo cercando di ampliare la nostra rete di professionisti, perché il fatto di avere dei trainer virtuali non implica che il trainer fisico non lavora più. Anzi, i personal trainer e chi acquista la macchina potranno introdurre nei nostri sistemi i loro programmi di allenamento”. Akuis ha lanciato Sintesi nel mercato lo scorso anno rivolgendosi ai professionisti del settore, alle palestre di alto livello e ai centri di fisioterapia. “Con questa macchina abbiamo unito il meglio della tecnologia robotica alla capacità di assecondare la massima libertà di movimento della persona”, aggiunge Mattiarmando. “È per questo che strizziamo l’occhio anche al mondo medicale, perché a chi fa riabilitazione si cerca di far svolgere un movimento naturale, ma sempre in una dimensione di misura e controllo”.

Quando a marzo il timore che tutti i centri di fitness avrebbero chiuso si faceva sempre più spazio, Akuis ha premuto sull’acceleratore, lanciando sul mercato anche la versione casalinga di Sintesi, vedendo nell’incertezza del futuro un’opportunità. Una macchina per l’allenamento autonoma avrebbe così rappresentato una soluzione sia al problema della chiusura delle palestre, garantendo agli utenti la possibilità di allenarsi, sia al problema del sovraffollamento e della garanzia della sanificazione, una volta che le strutture avessero riaperto. Avere una macchina unica dove l’utente può svolgere tutto l’allenamento, infatti, è più semplice da gestire rispetto a un cliente che si sposta tra un attrezzo e un altro e che bisognerebbe seguire per sanificare ciò che ha usato.

“L’idea originale non era quella di proporre l’home fitness quest’anno, ma il prossimo o addirittura quello successivo. Poi è arrivato il Covid e abbiamo deciso di anticiparne l’uscita e investire in quella direzione, notando a quel punto una forte necessità del mercato”. Durante la diffusione del coronavirus e il lockdown per due mesi la capacità produttiva dell’azienda si è azzerata, i fornitori non potevano con- segnare e quindi l’impresa non poteva produrre, ma i settori ricerca e sviluppo e marketing sono andati avanti da remoto. “Siamo un’azienda che nell’ultimo anno è cresciuta molto. Non sappiamo, tuttavia, se senza la diffusione della pandemia saremmo potuti crescere ancora di più”, conclude Alessandro. Questo è un calcolo difficile da recuperare, ma quello su cui si può contare un po’ più spesso è che se si ha un’idea vincente e si butta il cuore oltre l’ostacolo, si trova sempre il modo di farla funzionare.

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