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Come la tecnologia di Agritalia sta rendendo più smart la distribuzione nel mondo del food

(Getty Images)

Articolo tratto dal numero di dicembre 2020 di Forbes Italia. Abbonati

Entrando negli uffici di Agritalia in un qualsiasi primo pomeriggio si ha subito l’impressione che la giornata di lavoro sia ancora lunga: dal New Jersey alla California, i fusi orari impongono che le riunioni vadano avanti fino a quando la sera è oramai inoltrata in Italia. Una routine per un’azienda che dal 1987 è partner strategico della gdo americana per la realizzazione di progetti a marchio privato, prevalentemente nel settore food. “Il nostro gruppo di aziende, tra cui Agritalia è la capofila operativa, ha la missione di rendere la supply chain più smart”, racconta Sergio Massa, fondatore insieme al fratello Stefano dell’azienda. “Il nostro core business è quello di creare programmi di private label per la grande distribuzione”. Agritalia si configura fin dall’inizio come una trading company sui generis, in quanto non si limita solo a vendere prodotti fatti e finiti, ma offre ai propri clienti una serie di servizi che li accompagnano nella definizione del singolo progetto – selezione dei fornitori e delle materie prime, supporto qualità, consulenza marketing per il posizionamento di mercato – fino al lancio a scaffale. A differenziare il modus operandi dell’azienda è la volontà di comprendere appieno le esigenze di tutti i componenti della supply chain, dal produttore al rivenditore, anche nella fase post-vendita, creando soluzioni efficaci grazie alla raccolta e condivisione di informazioni che arrivano proprio dai fornitori di materie prime, dalla logistica, dai distributori e dai retailer.

Sergio Massa, fondatore insieme al fratello Stefano di Agritalia.

Il segreto porta il nome di Automated Replenishment Program (Arp), una piattaforma che consente di efficientare il sistema produttivo, ottimizzare i carichi di merce in partenza, limitare gli spostamenti non necessari e portare sugli scaffali dei supermercati un prodotto sempre fresco. Una vera e propria rivoluzione in un’industria che ha sempre fatto fatica a condividere i dati: spesso i player non sono sempre aperti a questa ipotesi, a discapito di tutta la filiera. Agritalia si è voluta differenziare implementando il Cloud Source Intelligence, un software sviluppato appositamente per raccogliere e analizzare tutti i dati. “Importiamo nel nostro software i dati storici di vendita che provengono dalle catene di supermercati, li analizziamo e monitoriamo i picchi stagionali, le attività promozionali o l’apertura di nuovi store”, spiega Leo Nucera, direttore sales & marketing dell’azienda. “Allo stesso tempo, immagazziniamo i dati del fornitore: i tempi di produzione, la quantità di materia prima e di packaging necessari ed eventuali chiusure festive”.

La gestione di questa mole di dati ha dato vita a un vero e proprio ufficio che si occupa della pianificazione puntuale degli ordini e delle produzioni: un elemento fondamentale se pensiamo alla distanza che i prodotti si trovano a dover percorrere per arrivate sullo scaffale, richiedendo un lavoro di enorme responsabilità che solo una grande intelligence può fronteggiare. Tanto per fare un esempio, in determinati periodi dell’anno alcuni prodotti in vetro devono evitare di transitare in zone estremamente fredde o c’è bisogno di particolari precauzioni per farlo. Questo è il grado di attenzione e cura con cui viene gestita la merce diretta verso i mercati esteri. “Le informazioni sono essenziali anche per ottimizzare la movimentazione a destino dei prodotti, permettendoci di eliminare spostamenti non necessari da più centri di distribuzione o inutili passaggi in magazzini terzi e di portare negli store prodotti nelle migliori condizioni organolettiche e a prezzi più competitivi.”

Leo Nucera, sales & marketing director di Agritalia

Un’ampia varietà di paste e i sughi pronti, l’olio extra vergine d’oliva – del quale l’azienda vanta una quota del 5% del mercato statunitense – l’aceto balsamico di Modena sono le principali categorie di prodotti esportate da Agritalia: il made in Italy sembra godere di grande popolarità oltreoceano, grazie ad alcune catene come Whole Foods Market, di proprietà di Amazon, che ha fatto da trend setter nell’ambito della food industry. Pur agendo dietro le quinte, l’attività di Agritalia è di vitale importanza per il supporto del made in Italy nel mondo. È una soddisfazione poter promuovere i prodotti della tradizione gastronomica italiana nella cultura americana e sapere che per molti consumatori sono diventati parte della loro dieta. Tutto questo genera in noi un forte senso di appartenenza”, confessa Nucera.

La società rappresenta un gate per tutte quelle aziende medie e piccole che vogliono puntare sul mercato Usa ma spesso non hanno il giusto supporto legale, di distribuzione, di marketing per operare bene. “La mia raccomandazione ai produttori italiani è quella di studiare e comprendere bene la propria identità nei confronti del consumatore, per poi promuoverla adeguatamente verso l’estero attraverso il nostro supporto”.

Un altro pillar su cui Agritalia lavora e rappresenta una caratteristica della piattaforma Arp è quello della sostenibilità: in questo senso, è nata una importante collaborazione con la Sheffield University, molto attiva sui temi della logistica eco-sostenibile. Attraverso di loro l’azienda ha aderito al progetto che si occupa di promuovere l’economia circolare all’interno della food supply chain. Tre sono i principali punti su cui Agritalia sta investendo: la riduzione delle emissioni di Co2, del consumo di energia, e degli sprechi alimentari, grazie ad una gestione ottimizzata della supply chain, alla programmazione delle produzioni e allo smart sourcing delle materie ma anche del packaging.

Il modello sviluppato dalla società può essere definito pioneristico per la food supply chain, forse talmente innovativo da renderne difficile la divulgazione tra i player, spesso organizzazioni grandi e complesse restie alla condivisione dei dati. “Il premio come Supplier of the year che ci ha assegnato Whole Foods Markets ci ha aiutato in termini di visibilità. Sono sicuro che man mano che si diffonderà questo concept, tutti gli attori ne capiranno i vantaggi”, dice Nucera.

Adesso non rimane che pensare alle prossime sfide. Prima fra tutte, le ultime elezioni degli Stati Uniti: “I consumatori americani amano le nostre produzioni, ma sicuramente serve una maggiore stabilità delle regole commerciali, che auguriamo possa esserci con il nuovo mandato”. Poi, c’è il tema della pandemia: i supermercati sono privilegiati perché non si sono mai fermati, ma sono cambiate le abitudini dei clienti. “Essendo privati di tante cose, dai viaggi all’entertainment, vogliono sentirsi coccolati: ci sarà voglia di provare prodotti nuovi per vivere esperienze di consumo diverse”, conclude Nucera.

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