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La nuova vita di Gwyneth Paltrow: a Forbes confida i progetti del suo business milionario nel wellness

Gwyneth Paltrow
(Photo by Layne Murdoch Jr./Getty Images for goop)

Il suo nome è diventato un brand. Gwyneth Paltrow è stata capace di essere una pioniera del settore wellness, creando un business milionario, convinta che il futuro sarebbe stato proprio qui. Praticava yoga quando ancora non era di moda, ricercava i migliori alimenti salutari di cui cibarsi, viaggiava, per piacere e per il suo lavoro, e prendeva nota di ristoranti, hotel, designer, artigiani, imprenditori… Ha cominciato a recitare a diciassette anni, diventando ben presto una celebrity a Hollywood. Ora lo stesso talento e determinazione lo ha impiegato nell’imprenditoria.

Ha creato infatti un brand intorno al suo nome: Goop. La sua azienda, a inizio del 2020, è stata valutata 250 milioni di dollari e da qualche anno i suoi prodotti vengono anche spediti in Europa, Italia compresa. In principio, Goop era una semplice newsletter settimanale, lanciata a settembre 2008, che Gwyneth decise di scrivere dal tavolo della sua cucina, che conteneva consigli su come avere uno stile di vita più sano, dato che suo padre, il produttore e regista Blythe Danner, a cui era molto legata e che spesso l’aveva consigliata su come gestire se stessa e i suoi affari, ammalato di cancro, stava morendo. Ben presto si trasformò in un sito web, poi in un e-commerce, una rivista e infine un podcast. Cominciò a collaborare con brand di moda, con negozi, a organizzare wellness summit: attività che hanno finito per consacrare Gwyneth a vero guru del settore.

Nel 2020 è stata lanciata The Goop Lab, una docuserie su Netflix. La sede principale è a Santa Monica e tutta l’azienda, che nel 2020 si è trasferita in uno spazio più grande, è gestita dalla stessa Gwyneth che da qualche tempo è anche amministratore delegato di successo, visionario e innovativo. E, le sue idee continuano a lanciare nuovi trend, come a essere vincenti. Tra i regali di Natale 2020 e per l’anno nuovo 2021 consigliati, c’è una delle invenzioni più di successo dell’anno: una candela detta, per scherzo, This smells like my vagina, in collaborazione con il profumiere Douglas Little. Subito dopo è nata anche la candela This smells like my orgasm. Tra altri regali che consiglia ci sono anche il Monopoly California Dreaming, un Bar Tool Kit al motto ‘a man is only as good as his tools’, un Men’s Tiger Pajama Set, al motto ‘Rawwwr’ e il libro The Current, su tutto quello che si deve sapere sui veicoli eco-frienldy.

Gwyneth, che si è ritirata dal cinema – di recente ha recitato ancora solo nella serie di Netflix The Politician e in qualche film sugli Avengers della Marvel – è capace di sorprendere e di ideare qualcosa di originale e, totalmente, inaspettato. Così è diventata perfino una scrittrice bestseller: l’ultimo suo libro è The clean plate: eat, reset, heal, preceduto da tanti altri su gastronomia e alimentazione. Di recente, durante questa pandemia, l’abbiamo sentita via internet, mentre l’abbiamo incontrata di persona al Sxsw di Austin. Gwyneth sa essere incredibilmente carismatica, ma allo stesso modo simpatica, gentile, disponibile a dare consigli a tutti e ad aprirsi. Riassume in sé le qualità dell’imprenditore del futuro: aperta alle idee, disponibile, vicino alla gente, sia ai detrattori che al pubblico di sostenitori, con il coraggio di saper provocare, osare, essere se stessa e anche filantropica.

Durante il periodo del Covid-19 Goop è stato molto attivo…
Trovo che uno dei modi per metabolizzare la paura che molti di noi sentono durante questo periodo è attraverso la generosità. Noi siamo in lockdown, ma ci sono numerose persone là fuori che stanno rischiando le loro vite e che hanno bisogno di noi. Per questo il Frontline Responders Fund è dedicato a proteggere quelle anime coraggiose con l’equipaggiamento necessario, assicurando che anche loro possano tornare a casa in sicurezza dalle loro famiglie. Goop ha fatto una promozione in primavera donando il 25% dei profitti del suo siero Goopglow 20% vitamina C e acido ialuronico Glow al Frontline Responders Fund, così come il 25% dei profitti del gruppo G. Label. Anche adesso abbiamo pagine speciali su goop.com che indicano come aiutare diverse istituzioni durante questa pandemia.

Come si è appassionata al mondo del business?
Ho cominciato a lavorare molto presto. Penso di avere scelto la recitazione in principio, perché mia madre è attrice e l’ho sempre ammirata moltissimo, dalla prima volta che la vidi recitare a teatro. Ma non ho mai creduto o desiderato di diventare una star. La recitazione era la mia passione e cominciai a lavorare molto presto: a 17 anni ero già apparsa in un film. In fondo, però, un artista deve anche saper vendere la sua immagine, sviluppare una buona strategia di marketing, per saper emergere, proprio come un imprenditore di se stesso. Inoltre, viaggiando tanto con questa professione, ho scoperto luoghi e tradizioni diverse, mi sono incuriosita alla gastronomia, alla moda e ai nostri designer, ai trend, come alle diverse culture e a svariati modi di vivere e modelli di business… Questo ha sicuramente aperto la mia mente verso nuove possibilità e opportunità. Mi ha portato a osare, dove altri non si avventuravano, come il settore del wellness e quello olistico.

Come è nato Goop?
Volevo un nome forte e d’effetto come poteva essere Yahoo per esempio… Cominciò con delle newsletter nel 2008, ma, in fondo, ho sempre saputo che volevo un business, qualcosa che fosse mio. Mi resi ben presto conto che il mio nome, come celebrity, poteva aiutare, ma non bastava. Dovevo scoprire prima di tutto cosa piacesse alla gente e volevo proporre qualcosa che li facesse sentire bene e divertire, qualcosa di positivo… E, tante buone idee. E’ la buona idea che conta, se non funziona subito o non è perfetta, la si può sempre adattare al meglio. Come ho anche spiegato al Sxsw 2019, in questo processo io e il team abbiamo fatto anche degli errori, non valutando bene, in principio, i prodotti che commercializzavamo. Del resto, eravamo ancora giovani. Adesso ho persone specializzate nei diversi settori che si occupano di tutto, allora non era così. E, se oggi, gli e-commerce crescono come funghi, non era la stessa cosa quando io cominciai. Eravamo tra i primi. E io ero un’attrice e non tutti mi diedero immediatamente credibilità.

Eppure, adesso il mondo sta evolvendo… La gente si dovrebbe rendere conto che ci si può reinventare, che il talento non si cela solo in una disciplina. Ma, anzi, la creatività sta diventando sempre più importante nel business.
Tutte le critiche, in realtà, ci hanno reso ancora più forti e uniti come team. Ancora oggi penso che qualcuno trovi strano che io sia diventata amministratore delegato del mio brand. Non l’ho fatto per sette anni, affidandomi al mio team. In principio, potevo avere alcune insicurezze, mi sono lasciata consigliare e, intanto, imparavo, facevo ricerca, approfondivo argomenti e conoscenze, studiavo. Ho imparato perfino a non avere paura di fare domande, perché volevo sapere tutto di quello che vendevo. Ho imparato a circondarmi di un team di cui mi fido e con cui mi posso mostrare anche vulnerabile ed essere apprezzata per questo. Adesso sono sicura e sono un’imprenditrice che lavora e ha anche una famiglia felice. Ho dimostrato che ci può essere un ottimo equilibrio tra lavoro e vita privata. Goop è un’azienda di grande successo che supporta le donne: abbiamo un asilo interno, facciamo le ferie, come in Europa. Sono una grande lavoratrice, ma credo che bisogna anche avere delle pause, staccare, andare in vacanza e lasciare a casa il computer. Alla fine si torna più carichi di energie e si è più produttivi.

Da chi si è lasciata ispirare?
Da mio padre, che mi ha sempre consigliato bene sulle decisioni da prendere e che vorrei tanto mi potesse vedere adesso. E poi da tanti manager e agenti, che sono grandi imprenditori, come Juliet de Baubigny, una delle prime venture capitalist che ha sviluppato diverse aziende high-tech della Silicon Valley, che considero la madrina del mio business: mi consigliò di diventare io stessa amministratore delegato, convincendomi che ero perfettamente in grado di farlo. Poi dal brand Disney: ho sempre ammirato l’amministratore delegato Bog Iger. Goop è nato forse da un viaggio a Disneyland con mia figlia, che mi ispirò moltissimo. Non mi piace troppo Facebook, anche se adoro Instagram. Mi lascio ispirare da Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, Brain Chesky, l’amministratore delegato di Airbnb, e da tanti giovani imprenditori della Silicon Valley… Hanno il coraggio di investire nelle loro idee e di fare il possibile per concretizzarle.

Come mira a espandere Goop ora sul The Goop Lab, lanciato nel 2020?
Ho sempre puntato sullo spirito collaborativo all’interno della mia azienda. Se non posso essere presente per tutti, voglio che sentano che gli sono vicina. Voglio che la gente che lavora per me sia felice di farlo. Abbiamo sempre puntato a raccontare storie, anche argomenti considerati scabrosi, come la sessualità femminile, per esempio. Ora vogliamo aprire discussioni su questa piattaforma sulla società, così come su prodotti e trend, su cosa scoprire nel mondo, sulle tante informazioni interessanti su diversi posti del pianeta. Il nostro intento resta sempre quello di creare un mondo in cui vivere meglio, con metodi e mezzi sia alternativi che tradizionali, con una cucina sana, e con prodotti che rendono la vita più bella e divertente.

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