Lifestyle

La nuova collezione del marchio di beachwear che vuole salvare gli oceani rigenerando bottiglie di plastica e reti da pesca

Articolo tratto dal numero di marzo 2021 di Forbes Italia. Abbonati!

di Enzo Argante

Facciamo il tifo per il marchio di abbigliamento eco-friendly Kampos e per la sua rete di negozi. Perché ha messo in stretta correlazione le parole della sostenibilità con i fatti. Anche piccoli, ma concreti. Perché per ogni nuova apertura l’azienda organizza una raccolta straordinaria della plastica nelle spiagge vicine con l’ausilio e il supporto di One Ocean Foundation. Così è avvenuto a Porto Cervo, così accadrà a Porto Rotondo e Panarea. Azioni simboliche certo, ma che integrano una vocazione sostenibile di Kampos che – per volere del suo fondatore Alessandro Vergano – è nata per il mare e a difesa del mare. Non solo nelle azioni simbolo ma nel processo industriale e nell’anima stessa del prodotto: entro settembre offrirà la possibilità di riportare il costume (che verrà riciclato) in cambio di un rebate sul nuovo acquisto o una donazione aggiuntiva per la One Ocean Foundation. Passo dopo passo, in totale coerenza: l’obiettivo per la collezione primavera-estate 2021 è riciclare circa 50mila bottiglie di plastica e oltre 7.500 chili di nylon rigenerato, da reti da pesca.

Uno store Kampos

Nei processi, non nelle dichiarazioni, è un modo convincente di coniugare il business con la sostenibilità. È questo il concetto di lusso sostenibile? 

Il concetto di lusso va al passo con i tempi. La pandemia, per esempio, ha rimesso in discussione i suoi valori e le sue priorità. Cos’è il lusso oggi? È forse avere accesso a una sanità migliore e rapida o essere a contatto con la natura durante un periodo di lockdown? La pandemia ci ha fatto rendere conto che siamo tutti uguali, ci ha aperto gli occhi sui nostri comportamenti e ha messo in discussione i nostri valori. Ecco perché il concetto di lusso deve essere ripensato. Noi a suo tempo siamo partiti proprio da questa domanda e abbiamo trovato la nostra risposta: vogliamo offrire prodotti di qualità superiore che siano nello stesso tempo espressione e simbolo del valore e dei valori dell’ambiente, della natura. Io sono cresciuto in Liguria e ricordo molto bene che da piccolo mi divertivo tantissimo a osservare con la maschera i paguri e (quando ero fortunato) anche i cavallucci marini. Oggi, quando entro nelle stesse acque mi chiedo: dove sono finiti? La plastica distrugge le specie che ci abitano. Senza considerare poi il fatto che noi stessi, attraverso i pesci di cui ci nutriamo, ingeriamo la microplastica con gli effetti anche devastanti che può avere sul nostro corpo.

Alessandro Vergano

Quindi lusso, bellezza, valore e rispetto, o meglio: salvaguardia dell’ambiente che ci circonda. È una strada percorribile?

Assolutamente si. Comporta però delle scelte che non sono sempre facili. Perché ci sono delle limitazioni da considerare nella fase di progettazione e produzione dei capi (non si può fare tutto sempre e comunque); perché si devono accettare costi più alti; perché si devono fare scelte su cosa produrre e con chi; perché si deve evitare di trasferire prodotti da nord a sud e da est a ovest del mondo pur di risparmiare qualche punto percentuale; perché non si deve cercare di attirare l’attenzione e ostentare a tutti i costi, sprecando spesso risorse inutili. La lista dei perché è lunghissima, non è sempre facile rispettarla fino in fondo. Ma io credo che la cosa più importante di tutte sia la trasparenza nella comunicazione con i consumatori: bisogna dire la verità senza nascondersi dietro capsule collection o azioni che l’azienda intraprenderà nei prossimi anni. La sostenibilità serve subito, non tra cinque anni, e bisogna essere credibili in quello che si fa. Siamo orgogliosi perché nel nostro piccolo, pur essendo solo un’onda del mare, la scorsa stagione siamo riusciti a riciclare oltre 11mila bottiglie di plastica e quasi 2mila chili di reti da pesca e altro nylon rigenerato. E per quest’anno abbiamo alzato notevolmente l’asticella. L’obiettivo è dare un contributo per risolvere il problema della plastica. Vogliamo ripulire i mari e assicurarci che anche i nostri figli, e i figli dei nostri figli, possano goderne senza rischi. Cosi come è stato per noi. 

Propositi e iniziative che sono espressione di una strategia industriale a 360 gradi.

Abbiamo individuato quattro azioni principali su cui lavorare: zero plastica, non utilizziamo plastica monouso da nessuna parte, né nei prodotti né nei nostri imballaggi; design consapevole e materiali responsabili, usiamo solo plastiche di bottiglia riciclate, reti da pesca e altro nylon rigenerato o tessuti organici e riciclabili; imballaggi, tutti i nostri packaging sono realizzati con cotone e carta riciclati al 100%; inquinamento marino: siamo partner ufficiali di One Ocean Foundation, alla quale doniamo una parte del nostro ricavato per contribuire alla pulizia delle coste e dei mari. One Ocean Foundation è un’organizzazione senza fini di lucro fondata a Porto Cervo che si impegna quotidianamente in moltissime attività: dall’istruzione al sostegno della ricerca scientifica, alla conservazione degli ecosistemi marini. Quello di One Ocean è un aiuto concreto per evidenziare e combattere i problemi degli oceani a livello globale. Cosi come Kampos vuole promuovere un lusso con integrità e consapevolezza. Vogliamo essere al loro fianco su questa strada.

E funziona, aggiungiamo, visto che al pari dei risultati green cresce anche l’azienda e il fatturato no.

Inoltre, con il Consorzio Costa Smeralda abbiamo deciso di lanciare una capsule collection (color smeraldo appunto) disponibile esclusivamente in Sardegna. Ma soprattutto abbiamo siglato un accordo per entrare in Corea del Sud e fondato Kampos South Korea ltd con Sanghyun Y.

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