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“Mollo il posto fisso e apro la mia attività”: la nuova tendenza che piace tanto ai giovani

Nel mondo del lavoro capita spesso che una novità venga trasformata in tendenza per poi morire qualche mese dopo. Ma la Yolo Economy sembra destinata a durare anche se questi due termini non fanno altro che sintetizzare una trasformazione sociale forse già in atto prima del 2020, ma che la pandemia generata dal Covid-19 ha accentuato.

Yolo sta infatti per You only live once, traduzione anglosassone di quello che ci hanno sempre detto i nostri anziani: “Si vive una volta sola”. Solo che qualche mese fa Kevin Roose sul New York Times ha rilanciato questo acronimo parlando di un fenomeno che starebbe investendo i Millennials e parte della Generazione Z, ossia coloro che sono nati tra il 1981 e i primi anni del 2000, che abbandonano posti fissi per avviare nuove attività. Una tendenza che secondo Roose ha come mantra il rischio, il fatto di buttarsi nel vuoto perché se si vive una volta sola – e la pandemia ce l’ha insegnato – allora tanto vale tentare subito.

Sara: da commessa per anni a copywriter (in gravidanza)

Anche in Italia sta crescendo la Yolo Economy, anche se nel nostro Paese non riguarda solo i più giovani, ma anche chi i 40 li ha superati, come racconta Sara Carnovale, anni 41 che vive in campagna, vicino a Tivoli: “Per me la pandemia non è stata così catastrofica, anzi mi ha portato a dare una svolta alla mia vita professionale. Sono rimasta incinta della seconda figlia nel marzo 2020 e dopo qualche giorno è iniziato il lockdown che per me, che lavoravo da 13 anni nel negozio di abbigliamento di mia madre, ha voluto dire restare a casa. Quando nel maggio scorso abbiamo riaperto, non sono rientrata perché era rischioso, ma qualcosa era già cambiato. Da laureata in Scienze della Comunicazione avevo sempre desiderato lavorare con la scrittura e in quel periodo ho iniziato a lavorare come copywriter per un’agenzia pubblicitaria. Ho trovato questo lavoro all’interno di un gruppo Facebook, all’inizio è stato quasi un gioco, dopodiché ho deciso di cominciare a studiare e formarmi per migliorare giorno dopo giorno. Peraltro, ho lavorato durante tutto il periodo della gravidanza e ne sono molto felice”.

La pandemia per Sara è stata un fattore scatenante e la chiusura temporanea del negozio le ha dato la spinta per lanciarsi: “Non ce la facevo emotivamente a staccare, quando si lavora con un parente è difficile farlo, era come se fossi bloccata mentre il lockdown mi ha aiutato a superare l’impasse nel quale vivevo da anni. Le occasioni lavorative, inoltre, sono aumentate e ciò mi ha portata davvero a un’apertura, a focalizzarmi su qualcosa di diverso e a farlo senza paura di affrontare quello che stava succedendo. Ho più slancio rispetto a prima, ho uno sguardo al futuro che mi porta a considerare che ci deve essere per forza un dopo, mentre prima non ci pensavo. Certo, anche i miei figli sono un trampolino e mi insegnano tanto, ma la pandemia per me è stato un vero e proprio punto di non ritorno”.

Daniela: rimasta senza lavoro da neomamma punta sul counseling per caregiver

La pensa così anche Daniela Myr, mamma di 45 anni che durante il primo lockdown si è trovata senza lavoro – era assistente sociale in una RSA – e con un figlio (il secondo) di pochi mesi. “Sono di Milano, ma vivo a Lecce da 10 anni e restare disoccupata con un bimbo piccolo al Sud, per giunta in epoca Covid, era una situazione tutt’altro che semplice. A quel punto mi sono chiesta “Cosa voglio fare nella mia vita?” e mi sono risposta che volevo fare la counselor occupandomi in particolare dei caregiver che danno assistenza a familiari e persone care con demenza e Alzheimer”.

In questo l’online è stato determinante: “Devo dire che è grazie alla pandemia che ha preso piede la possibilità di sedute e incontri da remoto, cosa che prima non era possibile o comunque non accettata. Ho iniziato a dicembre ma è da febbraio 2021 che lavoro in maniera più strutturata, scegliendo gli orari e a quante persone dare supporto. Preferisco evitare di seguirne tante sia per non non lavorare 8 ore al giorno che per poterle seguire in maniera davvero efficace. Riesco a fare tutto in totale libertà e ciò mi rende molto contenta”.

Claudia: dal Veneto alla Sicilia per lavorare come consulente di business e career coach

Per Claudia Campisi, 38 anni, il mantra “Si vive una volta sola” l’ha riportata verso quel Sud di cui è originaria: da Villafranca di Verona si è appena trasferita a Marsala, nella sua Sicilia, insieme alla famiglia: marito che lavora in aeronautica, 2 figli di 11 e 8 anni e 2 cani. “Sono la donna del Piano B da sempre e mi sono spostata molto di frequente, ma è solo con la pandemia che ho avuto modo di riflettere su cosa volessi fare veramente. Non ho mai smesso di lavorare neanche quando nel 2017 ho avuto un tumore maligno con metastasi che mi ha portato a cambiare ritmi visto che prima arrivavo a lavorare fino a 20 ore al giorno. Con il lockdown ho constatato che riuscivo a lavorare serenamente da casa, cosa che in parte avevo sperimentato con la radioterapia”.

Claudia è una psicologa, abilitata a 23 anni che negli ultimi anni ha lavorato come HR consultant e in Veneto ha fatto esperienza come coordinatrice di un servizio di orientamento professionale. Oggi lavora come freelance facendo consulenze di business e career coaching. “Mi sono licenziata il 30 giugno, avrei anche potuto restare e invece ho deciso di puntare sull’attività di libera professionista che peraltro portavo avanti parallelamente. Lavoro da tantissimi anni e quello che ho capito è che un limite delle persone non poter lavorare con tutta l’Italia andando a vivere al Sud. Marsala non sarà l’unica piazza per il mio lavoro anche se sto pensando a dei servizi per la zona. Continuo a studiare sia perché voglio formarmi sia perché è necessario per il mio lavoro”

E cosa significa la scelta di lasciare un impiego da dipendente e lavorare da freelance al Sud? “Per me rappresenta un ritorno alla semplicità e a un ritmo in cui si dà più attenzione alla salute. Tutto questo mi ha portata a una nuova consapevolezza, mi sono detta ‘Forse è arrivato il momento di costruire qualcosa di mio’. Una grande mano nel trovare clienti arriva dal mio blog, aperto nel 2019, ma anche nel mio essere molto metodica: per ogni progetto che affronto mi creo un percorso graduale con obiettivi a breve, medio e lungo termine. Farò così anche a Marsala cercando di capire com’è il mercato e se affiancare alle consulenze online anche una struttura fisica. Uso un business plan anche per gestire la mia famiglia: nei primi mesi del trasferimento ho messo in conto che sarò una ‘mamma PR’: so che dovrò essere presente e disponibile per accompagnare i miei figli che dovranno costruirsi le amicizie, ma le sfide non mi spaventano”.

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