Design

Come questa storica azienda svizzera ha rivoluzionato la classica divisione degli spazi domestici

Articolo tratto dal numero di luglio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

C’ è un’unica costante nella vita, la sola àncora in un mare di incertezza: il cambiamento. Tra le prime realtà a comprenderlo, nel mondo dell’arredo, è stata Usm Modular Furniture, storica azienda svizzera nata nel 1885 tra i verdi altipiani della cittadina di Münsingen, non lontano da Berna.

Oggi gestita da Alexander Schärer e Judith Stuber-Schärer, quarta generazione della famiglia fondatrice, Usm è stata pioniera dei sistemi modulari e dei mobili trasformisti, per la casa ma anche per l’ufficio. Mobili fatti per cambiare e per modellarsi attorno al tempo che scorre e al mutare della vita, all’evolversi delle necessità e dei desideri.

Le icone del design create da Usm 

Una filosofia progettuale, quella votata alla modularità, che ha portato Usm alla creazione di una delle icone del design mondiale esposte presso la collezione permanente del MoMA di New York: il sistema di scaffalatura modulare Usm Haller, formato da elementi componibili realizzati in lamiera di acciaio colorata inseriti in una struttura fatta di tubi e giunti sferici cromati.

Un arredo funzionale, utile per archiviare documenti ma anche per riporre oggetti, cose, idee, simbolo di un design essenziale, rigoroso nelle geometrie decise ma anche leggero e ibrido, da trasformare secondo i bisogni in evoluzione. Un mobile eterno ed eternamente contemporaneo. Progettato nel 1965 da Paul Schärer in collaborazione con Fritz Haller, tra i maggiori esponenti dell’architettura funzionalista in Svizzera, ancora oggi continua a esercitare il suo fascino senza tempo, conquistando progettisti e interior designer che lo scelgono per tratteggiare ambienti liquidi, mutevoli.

    Usm Modular Furniture
    Usm Modular Furniture
    L'innovativo sistema di scaffalatura di Usm.
    Usm Modular Furniture

Negli anni, Usm Haller è diventato l’emblema dei valori e degli obiettivi dell’azienda: la volontà di dare forma ad arredi resilienti, sostenibili proprio perché pensati per durare una vita e oltre, che accompagnano le trasformazioni della casa e di chi la abita. A renderli resistenti sono materiali scelti e testati con cura – ogni cerniera viene aperta e chiusa 40mila volte per assicurare che rimanga sempre silenziosa – e attenzione al dettaglio, lavorati da artigiani affiancati da sistemi robotici all’avanguardia. Ne nascono scaffali, tavoli, divisori, scrivanie e vetrine capaci di adattarsi agli stili di vita che cambiano, proprio come sono mutati negli ultimi anni, quando per esempio l’ufficio è entrato a sorpresa nelle case di tutti.

Ripensare gli spazi domestici e introdurre l’ufficio in casa

A immaginare per primo la fine della classica divisione degli spazi domestici – e quindi l’ingresso dell’ufficio in casa – fu proprio Fritz Haller quando progettò negli anni Sessanta il Buchli, la casa in vetro e acciaio che fu storica dimora della famiglia Schärer. Soprannominata così dal nome della località di Münsingen in cui sorge, un pendio da cui è possibile ammirare la pianura dell’Aar, fu il primo edificio residenziale in cui venne impiegato fra l’altro il sistema Usm Haller Mini, poi replicato solo in altri tre edifici in tutta la Svizzera. Nata dal sodalizio tra Paul Schärer e Fritz Haller – entrambi amanti del modernismo di Le Corbusier e Mies Van der Rohe – quella del Buchli è anche la storia di una visione condivisa, potente e innovativa, capace di interpretare lo spirito del tempo e di allungare lo sguardo verso il futuro.

Perché entrando nell’edificio si è investiti dalla sensazione di immergersi nella mente di Fritz Haller, percependo la sua idea di trasferire il mondo dell’ufficio in casa, anticipando così di più di mezzo secolo la nuova abitudine di lavorare da remoto, in smart working, in un ambiente molto simile a quello dell’ufficio. A rendere il Buchli così speciale era la sua conformazione, che ruotava attorno all’eliminazione della divisione tra zona giorno e notte: le stanze non avevano porte e non c’era traccia nemmeno di finestre apribili. L’elemento distintivo era rappresentato dalla struttura in acciaio formata da componenti modulari, che avrebbe consentito una sostanziale modifica della planimetria della casa in qualsiasi momento, specialmente grazie alla possibilità di spostare le pareti, costituite dal sistema Usm Haller.

Soggiornare a Buchli e sperimentare il ristorante Kochwerkstatt

Oggi, il Buchli è accessibile agli ospiti dell’azienda (ma non solo) grazie all’opera di recupero conservativo degli spazi – fedeli agli originali nella forma e nei materiali impiegati – che ha trasformato la residenza in una guest house e location per eventi, riunioni e meeting aziendali. Chi soggiornerà nel Buchli potrà sperimentare anche il ristorante Kochwerkstatt, costruito nello stesso luogo che ospitò la prima officina da fabbro appartenente alla prima generazione dell’azienda Usm. Un gioiello architettonico che si apre al pubblico per raccontare una storia di menti visionarie e di grandissima intuizione.

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