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Innovation

Assistenti virtuali e intelligenza artificiale: così questa azienda giapponese vuole innovare anche il settore biomedicale

Articolo tratto dal numero di luglio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

Chiunque abbia la passione per la fotografia sicuramente conosce le macchine Olympus. L’azienda giapponese, fondata a Tokyo nel 1919, ha sempre avuto nell’imaging il suo core business: nata per realizzare microscopi, nel corso del XX secolo si è affermata tra i leader mondiali della fotografia grazie ai suoi modelli rivoluzionari. In pochi sanno però che ha sempre avuto anche una linea dedicata alle tecnologie biomedicali e alla strumentazione per la chirurgia. Un settore destinato a crescere sempre di più e che ha indotto Olympus a cambiare il suo focus: dal 1 gennaio 2022 l’azienda ha deciso di dedicarsi esclusivamente al mondo dell’healthcare. “Operiamo in diversi settori del medicale”, racconta Vittorio Martinelli, amministratore delegato di Olympus Italia. “Siamo leader nell’endoscopia, digestiva e respiratoria, siamo provider con cui costruire sale operatorie e produciamo tanti strumenti per la chirurgia”.

Attualmente la maggior parte delle energie e degli investimenti della multinazionale giapponese sono concentrati su un’innovazione rivoluzionaria per il settore: l’intelligenza artificiale. “Siamo una delle poche realtà che mettono questa tecnologia al servizio del clinico”, spiega ancora Martinelli. “Siamo arrivati sul mercato con un prodotto dedicato all’endoscopia, EndoAid. Mentre l’endoscopista viaggia all’interno del corpo umano alla ricerca di masse tumorali, l’intelligenza artificiale di Olympus si comporta come un navigatore satellitare: aiuta il medico nell’identificazione di possibili lesioni sospette non facilmente identificabili a occhio nudo. È al supporto del professionista, ma non lo sostituisce”.

Eric, il chatbot intelligente di Olympus che interpreta le richieste dei pazienti

Sempre in campo endoscopico, Olympus, in collaborazione con la Fondazione Policlinico Universitario Gemelli Irccs di Roma, ha realizzato un sistema basato su un algoritmo di intelligenza artificiale che è in grado di interpretare le richieste dei pazienti. È nato così Eric (Endoscopy robot for intelligent chat), un chatbot intelligente capace di rispondere in autonomia alla maggior parte dei dubbi che sorgono a chi si deve sottoporre a una colonscopia. Questo particolare esame è molto delicato e l’aspetto informativo è fondamentale: una preparazione inadeguata infatti aumenta il rischio di una colonscopia incompleta e rende necessaria la ripetizione della stessa. “Eric è utilissimo per migliorare la comunicazione con i pazienti, rispondere alle domande, dare consigli sulla preparazione all’esame”, spiega Guido Costamagna, direttore dell’Unità operativa complessa di endoscopia digestiva chirurgica del Policlinico Universitario Gemelli Irccs. Quello di Roma è stato il primo ospedale in Italia ad applicare uno strumento di intelligenza artificiale nel campo dell’assistenza sanitaria in endoscopia. “L’utilizzo di tecnologie digitali sta diventando sempre più importante perché ci permette di ottenere una maggiore fiducia da parte del paziente”, continua Costamagna. “Crediamo fermamente che questo nuovo servizio migliorerà il percorso e la preparazione di chi si rivolge a noi essendo parte integrante della nostra trasformazione digitale”.

L’importanza dell’intelligenza artificiale nel settore medicale

I risultati raccolti dall’ospedale rafforzano questa convinzione. “Nei primi quattro mesi dal rilascio di Eric ne hanno usufruito
quasi 1.200 utenti, con un tempo medio di conversazione di circa tre minuti e mezzo”, spiega Giovanni Arcuri, chief innovation officer della Fondazione Policlinico Gemelli. “Solo il 3% di queste interazioni ha richiesto un intervento umano, nel 97% dei casi gli utenti sono rimasti soddisfatti delle informazioni che hanno ricevuto”. Con l’aspetto informativo delegato a Eric, il personale dell’ospedale riesce a dedicare più tempo alla cura dei pazienti. “Il Gemelli ha un’endoscopia digestiva tra le migliori d’Europa, con pazienti che arrivano da tutto il continente. Fornire informazioni dettagliate a tutti al telefono richiede un altissimo numero di persone”, racconta ancora Arcuri. “Per questo con Olympus abbiamo sperimentato Eric. Per un lungo periodo abbiamo classificato le domande a cui rispondevano gli operatori sanitari. Poi abbiamo aiutato il sistema di intelligenza artificiale a riconoscere il senso di queste conversazioni e con l’aiuto dei nostri clinici abbiamo preparato le risposte più opportune”. Al momento Eric viene utilizzato dall’ospedale Gemelli solo in ambito endoscopico, ma dati gli ottimi risultati ottenuti non è escluso che prossimamente possa essere sfruttato anche in altri campi. A prescindere dal futuro dell’assistente virtuale, il suo successo e quello di altri sistemi legati all’intelligenza artificiale dimostrano come questa sarà sempre più centrale nel processo di innovazione del settore medicale. “Per le strutture ospedaliere usufruire di questi sistemi è un’esigenza fortissima”, conclude Arcuri. “È una delle strade, se non l’unica possibile, per coniugare sostenibilità economica ed esigenza clinica. I percorsi di cura sono sempre più efficaci, ma anche sempre più costosi.

Dubbi e scetticismo legati all’utilizzo di macchine intelligenti

È necessario quindi poter ottimizzare alcuni processi offrendo comunque un beneficio immediato al paziente”. L’intelligenza artificiale porta con sé anche dubbi e scetticismo. È corretto istruire macchine intelligenti con i dati sensibili dei pazienti? Fino a che punto possono subentrare nel percorso clinico? Siamo solo all’inizio di un percorso che porterà i computer a sostituire le figure professionali? “Come tutte le nuove tecnologie, anche l’intelligenza artificiale ha vissuto una fase di grande scetticismo tra i pazienti”, risponde Martinelli. “Ora però questa diffidenza si sta trasformando in entusiasmo. Io penso che l’intelligenza artificiale debba essere uno strumento a supporto della professione, ma che non possa sostituirla. I navigatori sono nelle macchine ormai da anni, ma non prendono il posto del pilota”. Quel che è certo è che l’intelligenza artificiale sarà uno dei driver principali del futuro di Olympus: “Sarà sicuramente una sfida affascinante”.

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