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Il volto sociale della ripresa economica: Istruzioni Pnrr spiega la Missione 5

a cura di Ginevra Montano

La pandemia che ha colpito il mondo in questi ultimi due anni ha provocato non solo la drammatica emergenza sanitaria di cui siamo stati testimoni, ma anche una fortissima crisi economica che perdura ancora oggi. L’Italia si è impoverita, esacerbando di conseguenza i divari di reddito, di genere e le differenze territoriali che già in precedenza caratterizzavano il nostro Paese.

Obiettivo dichiarato del Pnrr è la ripartenza economica, con una prospettiva di benessere che possa essere stabile e duraturo nel tempo. A tale scopo sono stati progettati i suoi maggiori investimenti, dalla transizione digitale alla rivoluzione verde, ma tutti questi risultati saranno vani senza una reale ed equa condivisione dei benefici della crescita. È indispensabile tenere d’occhio il tessuto sociale del Paese, favorendone la coesione ed evitando che nascano nuove disuguaglianze.

Grazie a Istruzioni Pnrr, mentoring program nato dalla collaborazione tra Nuvolaverde, Bfc MediaMetasociale, è possibile approfondire i principali argomenti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza, compresa la Missione 5 dedicata all’inclusione e alla coesione sociale. Il percorso punta a fornire una conoscenza ad ampio raggio, trattando sia gli aspetti più teorici sia le applicazioni più pratiche. Tutti i contenuti sono disponibili all’interno della piattaforma dedicata mentoringprogram.it, e sono pensati per offrire ai vari portatori di interesse una mappa all’interno delle varie sezioni del Piano, tra missioni, componenti e modalità di finanziamento. I mentori, autorevoli esponenti d’impresa, accademici, professionisti e consulenti, condivideranno infatti le competenze e l’esperienza utile a tradurre in maniera concreta le possibilità e i meccanismi sottesi, per non lasciarsi sfuggire l’opportunità di partecipare a questa ricca stagione di investimenti.

I principali ambiti di intervento del Pnrr sono ormai noti: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute.

La Missione 5, alla quale verranno destinati quasi 20 miliardi di euro, si occupa di un tema che nel contesto italiano ha avuto, purtroppo, un’evoluzione drammatica: la partecipazione al mercato del lavoro. All’interno degli interventi volti a rafforzare l’inclusione e la coesione sociale, le politiche attive del lavoro hanno infatti un peso rilevante. Promuovere l’occupazione e l’inserimento lavorativo a tutti i livelli significa provare ad azzerare i numerosi gap presenti nel nostro Paese, siano essi di genere, territoriali o generazionali. Formazione e riqualificazione dei lavoratori, misure specifiche per favorire l’occupazione giovanile, sostegno all’imprenditorialità femminile: sono questi gli strumenti pensati per stimolare l’inclusione, che verranno potenziati attraverso i fondi dell’Europa.

A livello aziendale, infatti, la diversità e l’inclusione sono risorse preziose, come sostiene Elena Balzaretti, responsabile dei servizi di talent development per PageGroup Italia. Già a partire dalla selezione del personale è importante valorizzare questi due aspetti, adottando un atteggiamento di apertura e incoraggiamento delle diversità in quanto portatrici di ricchezza e innovazione. Proprio come un’orchestra è composta da tanti strumenti variegati che insieme riescono a produrre una melodia completa e armoniosa, un team di lavoro eterogeneo offre la possibilità di trovare idee vincenti rispetto a gruppi omologati e omogenei.

Oltre al tema del lavoro, la Missione 5 prevede anche il rafforzamento di politiche a sostegno delle famiglie, dei minori, degli anziani non autosufficienti e delle persone con gravi disabilità, attraverso la creazione di infrastrutture sociali che siano in grado di tutelarli e fornire loro tutto il supporto necessario. La medesima attenzione viene posta anche alle categorie urbane più vulnerabili, come le periferie o le aree interne del Paese, per le quali sono previsti progetti di riqualificazione e maggiori investimenti nell’edilizia residenziale pubblica.

Massimiliano Capezzone de Joannon, vicedirettore generale della Confservizi Lazio, approfondisce l’argomento guardando al ruolo che nel Pnrr è stato affidato al terzo settore. Gli enti che afferiscono al mondo no-profit vengono infatti considerati attori sociali rivelanti nell’intero processo: sono coinvolti nella progettazione, nella pianificazione e perfino nell’implementazione di politiche pubbliche volte a favorire inclusione e coesione. Anzi, proprio su questi temi il terzo settore può sviluppare azioni che lo rendano vero e proprio regista di certi sistemi di progettualità finanziati dal Piano.

Per la riuscita dei progetti e, più in generale, per il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Pnrr, è dunque essenziale puntare sulla co-progettazione e sul coinvolgimento di tutti gli attori della società, evitando di produrre soluzioni calate dall’alto che sono incapaci di generare un reale e duraturo cambiamento. Francesco Profumo, presidente di Acri e della fondazione Compagnia di San Paolo, ci ricorda l’importanza di attivare vasti e inediti partenariati tra pubblico, privato e terzo settore: far collaborare le varie comunità è il vero segreto per una proficua messa a terra del Piano. Proprio su questo aspetto le fondazioni possono offrire sostegno e supporto sia agli enti locali che a soggetti del mondo no-profit, facendo leva sulla posizione privilegiata che spesso occupano all’interno di ampie reti sociali e territoriali. Negli anni, infatti, le fondazioni sono passate da essere soggetti che finanziano progetti a soggetti che finanziano processi, e quale miglior contesto della stagione Pnrr per continuare a svolgere tale funzione.

Riconoscere il peso delle comunità e delle reti sociali contribuisce a spiegare il vero significato della Missione 5: la crescita economica non può e non deve prescindere dall’inclusione, dalla coesione, dalla solidarietà. Luigi Di Marco, esperto in sviluppo sostenibile e responsabilità sociale delle organizzazioni, parla di una vera e propria transizione antropologica, senza la quale non riusciremo a costruire un’economia che dia speranza di futuro alle nuove generazioni. Il Pnrr non è solo una rara occasione di spesa, ma è anche una rara opportunità di valorizzare il nostro capitale umano. È chiaro che i risultati di questo ambizioso progetto dipenderanno soprattutto da noi, dal nostro senso di responsabilità, dal credere e dal dimostrare che attraverso l’impegno e il lavoro di squadra riusciremo a raggiungere gli obiettivi previsti. Nessun bene si può creare e conservare senza l’apporto delle nostre competenze personali e sociali. Da qui passa la nostra resilienza alle sfide che ci attendono.

Per avere informazioni complete su corso, programma e mentori di Istruzioni Pnrr visita il portale mentoringprogram.it.

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