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Google dovrà pagare una multa di 4,1 miliardi per pratiche illegali sui dispositivi Android

Google accorcia le distanze economiche nello scontro legale con l’Ue, ma la sconfitta – almeno per il momento – rimane abbastanza pesante. Infatti, secondo quanto deciso oggi dal Tribunale dell’Ue, il colosso tech dovrà pagare una multa di 4,125 miliardi di euro per aver ‘imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili, al fine di consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca’.

Fatti principali

  • Oggi, il Tribunale dell’Ue, il secondo organo giurisdizionale europeo insieme alla Corte di Giustizia, ha reso noto di aver inflitto a Google una multa pari a 4,125 miliardi di euro per aver ‘imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili, al fine di consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca’.
  • Le restrizioni esaminate sono di tre ordini: quelle inserite negli ‘accordi di distribuzione’, che impongono ai produttori di dispositivi mobili di preinstallare le applicazioni di ricerca generica (Google Search) e di navigazione (Chrome) per poter ottenere da Google una licenza operativa per il suo portale di vendita (Play Store). Quelle inserite negli ‘accordi antiframmentazione’, che condizionano la concessione delle licenze operative necessarie alla preinstallazione delle applicazioni Google Search e Play Store da parte dei produttori di dispositivi mobili all’impegno di questi ultimi ad astenersi dal vendere dispositivi equipaggiati con versioni del sistema operativo Android senza l’approvazione di Google. Infine, quelle inserite negli ‘accordi di ripartizione del fatturato’, che subordinano il rimborso di una parte degli introiti pubblicitari di Google ai produttori di dispositivi mobili e agli operatori di reti mobili interessati all’impegno, da parte di questi ultimi, a rinunciare alla preinstallazione di un servizio di ricerca generica concorrente su un portafoglio predeterminato di dispositivi.
  • Come si evince dalla nota, entro due mesi e dieci giorni a decorrere dalla data della notifica della decisione del Tribunale, può essere proposta dinanzi alla Corte di Giustizia dell’Ue un’impugnazione limitata alle questioni di diritto.

Multa a Google: la citazione cruciale

Il ricorso proposto da Google contro la decisione della Commissione “è essenzialmente respinto dal Tribunale, il quale si limita ad annullare la decisione soltanto nella parte in cui essa constata che i summenzionati accordi di ripartizione del fatturato per portafoglio costituirebbero, di per se stessi, un abuso. Tenuto conto delle circostanze specifiche del caso, il Tribunale giudica parimenti adeguato, in applicazione della sua competenza estesa al merito, di determinare l’importo dell’ammenda inflitta a Google pari 4,125 miliardi di euro”, ha sottolineato in una lo stesso organo europeo.

Background

Frutto di un’indagine iniziata nel 2015 e condotta dall’attuale commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager, la vicenda era stata sottoposta alla Commissione Europea, che nel 2018 aveva deciso di comminare a Google, e quindi alla sua casa madre Alphabet, una multa di 4,343 miliardi di euro. Con l’accusa di aver messo in atto una serie di comportamenti scorretti con cui avrebbe imposto condizioni contrattuali ai produttori di smartphone per costringerli a preinstallare app come Google Search e Google Chrome in cambio dell’accesso a Google Play, cioè lo store delle app. Google, inoltre, avrebbe anche impedito l’utilizzo di versioni di Android derivate dall’originale, come Android Fork, e avrebbe distribuito ai produttori incentivi economici per farli restare fedeli ai suoi servizi. In sintesi, Big G avrebbe sfruttato il sistema operativo Android (installato su circa l’80% dei dispositivi mobili) per favorire illegalmente il motore di ricerca Google e i propri altri servizi, negando così ai concorrenti la possibilità di innovare e competere.

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