Ganiga Innovation
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Due under 30 italiani hanno creato il cestino intelligente. “Ora sogniamo la Dyson italiana”

Una storia che parla di intelligenza artificiale può cominciare anche in provincia. Nicolas Zeoli e Gabriele Cavallaro avevano 23 e e 24 anni quando, in un pomeriggio della primavera 2021, uscirono a fare una passeggiata intorno a Quattro Strade, frazione di Bientina, in provincia di Pisa. “Mi fermai in un bar a prendere una bottiglietta d’acqua”, ricorda Zeoli. “Dopo avere bevuto, mi guardai intorno per buttarla: nessun cestino in vista. Iniziammo a cercare, camminammo per diversi minuti: niente. Continuammo ancora un po’: sempre niente. Andammo avanti così per tre chilometri. Allora pensai: ‘Qui ci vuole un’app’”.

Nicolas, programmatore di robot e macchine industriali, impiegò un giorno per trovare l’idea buona. “Andai a Siena, passai davanti a una gelateria e incrociai una coppia di turisti. Il marito aveva una coppetta vuota in mano e chiese alla moglie: ‘Dov’è il cestino?’. Lei: ‘Dietro la colonna’. Pensai subito che in quella conversazione c’era tutta l’app”. Zeoli tornò a casa e creò un Google Form con una serie di domande legate all’uso dei cestini. Ottenne più di mille risposte. “Emergevano tre problemi. Il primo era quello che avevamo riscontrato noi: quando serve un cestino, non lo si trova mai. Il secondo era che spesso la gente non conosceva la destinazione giusta per un certo rifiuto. Il terzo era uno spettacolo comune a tante città: quello dei cestini che traboccano di rifiuti”.

Da una conversazione sentita per caso e da un questionario sono nate, lo scorso anno, la startup Ganiga Innovation e il suo cestino intelligente Hoooly!. Un dispositivo che, dice il suo sviluppatore, vuole essere “sia un elemento di arredo urbano, sia un oggetto di design, sia un sistema utile. Ottimizza la raccolta differenziata, smista i rifiuti in modo corretto e solo quando serve”.

La storia di Ganiga Innovation

Il nome Ganiga unisce le prime sillabe dei nomi dei tre fondatori: Gabriele Cavallaro, Nicolas Zeoli e Gabriel Trivelli, che ha poi lasciato l’azienda. Quanto a Hoooly!, spiega Zeoli, “all’inizio si pensava di chiamarlo Green Hole, cioè ‘buco verde’, perché è un dispositivo che tutela l’ambiente. Hoooly! è una specie di soprannome”.

Se un utente installa l’app di Ganiga, che uscirà a ottobre, e chiede al telefono: “Dov’è il cestino?’, riceve una notifica. Con un clic può quindi aprire una mappa che lo guida al cestino stesso. Quando lo ha raggiunto, viene riconosciuto e si vede assegnare un cashback da sfruttare per ticket parcheggi, sconti sulla tassa sui rifiuti, buoni spesa, sconti in negozi e aziende convenzionate.

Oggi Zeoli e Cavallaro sono affiancati da due specialisti di social e comunicazione, due designer, un commercialista e cinque ingegneri. Cavallaro si occupa di aspetti come acquisto di materiali, relazioni con i fornitori, ordini e spedizioni. Zeoli, invece, è la mente tecnologica dell’azienda. “Io sono quello che sforna duemila idee, alcune realizzabili e altre no”, ammette. “Uno che ha sempre avuto l’ossessione di non morire senza avere inventato qualcosa, che ci terrebbe a essere ricordato. Gabriele, invece, è l’anima razionale, concreta, pratica, che ci fa restare con i piedi per terra. Funzioniamo perché siamo complementari”.

Un cestino per tre

Nelle intenzioni dei fondatori, Ganiga non si rivolge soltanto ai consumatori. “Un’azienda che si dota del nostro cestino paga molto meno la spazzatura, perché ha una differenziata di maggiore qualità”, afferma Zeoli. “Si assicura locali puliti, perché riceve una notifica quando il cestino è pieno e il sacchetto si chiude automaticamente. Inoltre riceve pubblicità sugli schermi integrati nei cestini e viene segnalata sulla mappa”.

La terza categoria di clienti è quella dei comuni. “Oggi gli operatori compiono un giro prestabilito e non sanno quali cestini sono pieni e quali no”, dice ancora Zeoli. “Con il nostro servizio si evitano i cestini stracolmi e si limitano i viaggi delle camionette al minimo indispensabile. Si tagliano così i costi della pulizia stradale, il traffico e l’inquinamento”.

La questione della riservatezza

Hoooly! è in grado di riconoscere l’utente che si trova davanti, conosce la sua posizione e che cosa consuma. Viene naturale, dunque, porsi il problema dell’uso dei dati e della riservatezza.

“È una questione fondamentale”, ammette Zeoli. “Un modo semplice per liquidare il problema sarebbe dire che, se le persone non hanno remore a scaricare Facebook e a consegnare a Meta un’enorme mole di dati personali, non vedo perché dovrebbero averne a scaricare la nostra app. Aggiungo però che noi non abbiamo interesse a risalire al singolo utente. Ci interessano pochi elementi a fini commerciali. Quante bottiglie raccogliamo in un certo posto, per esempio. Oppure quali sono i consumi prevalenti in una certa zona, così da usare l’informazione per raccogliere pubblicità”.

Obiettivo 2025

Zeoli e Cavallaro hanno ricevuto finora 140mila euro di finanziamenti e hanno avviato i primi progetti sperimentali. Ora vogliono passare dalla “fase artigianale” a quella industriale. In particolare, lavorano a uno stampo per piccole e medie spedizioni, da 100-500 cestini. “Dobbiamo mettere insieme il maggior numero possibile di pre-ordini, per abbattere il costo dello stampo stesso”, spiega Zeoli. “Stiamo cercando comuni, musei, stadi, negozi, centri commerciali e privati interessati a partecipare alla sperimentazione”.

Quanto agli obiettivi economici, Zeoli precisa che “al momento non esiste un mercato per questi prodotti”. Il programma prevede però di vendere 6.500 cestini a enti pubblici, 500 a privati e duemila a centri commerciali entro il 2025. Zeoli spera di arrivarci entro i primi mesi del 2024. Lo stesso vale per i traguardi di fatturato: “Secondo il piano, dobbiamo arrivare a 20 milioni nel 2025. Se rispettiamo la tabella, sono contento, ma non contentissimo. Si può fare meglio”.

“La Dyson italiana”

Per arrivare a quelle cifre, Ganiga sta studiando anche un cestino a uso domestico. “Il design sarà diverso rispetto a quello per luoghi pubblici. Avrà tre scompartimenti: organico, carta e multimateriale, e triterà i primi due. L’app avviserà anche delle scadenze degli alimenti, di quelle per il ritiro della spazzatura e di eventuali sprechi alimentari. Se butto la carne tre volte in una settimana, per esempio, me lo fa sapere”.

Più avanti dovrebbe toccare a cestini da aereo che arrivano su chiamata, a modelli da spiaggia muniti di pannelli solari per ricaricare i telefoni e a un’app professionale per i rider, che saranno formati per essere iscritti a un albo per il trasporto rifiuti e potranno ritirare la spazzatura e portarla alla centrale più vicina per lo smaltimento. I fondatori pensano anche ad altri elettrodomestici e dispositivi, come frigoriferi smart, occhiali di realtà virtuale, rubinetti intelligenti che aggiornano sui consumi e riducono le perdite. “Vogliamo coniugare il meglio della tecnologia e del design”, riassume Zeoli. “Sogniamo di essere la Dyson italiana”.

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