Enrico Zoppas
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Ricerca, tecnologia e cultura del consumatore: come San Benedetto unisce l’utile al sostenibile

Articolo tratto dal numero di settembre 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

Nel 2008, quando ancora pochi prestavano attenzione all’impatto dell’uomo sull’ambiente, un’azienda per prima ha iniziato a quantificare la sua carbon footprint. Ha iniziato a chiedersi per quanto tempo ancora avrebbe potuto consumare e inquinare senza ridurre le emissioni di CO2. L’anno successivo ha firmato un accordo volontario con il ministero dell’Ambiente, rinnovato fino a oggi, per migliorare la catena produttiva, nell’ottica di una maggiore compatibilità con l’ambiente. “Abbiamo cominciato a calcolare la CO2 che disperdevamo durante il processo di realizzazione dell’acqua minerale, dalla materia prima fino alla bottiglia che arriva al consumatore”, afferma Enrico Zoppas, presidente e amministratore delegato di Acqua Minerale San Benedetto. “Questa riflessione ci ha fatto capire quanto potevamo migliorare, portando un valore aggiunto alla comunità”.

L’attenzione all’ambiente di San Benedetto è nata quando ancora non era necessario essere sostenibili per essere sul mercato. Da quasi 15 anni i programmi industriali sposano la filosofia del risparmio energetico e sono orientati all’ecosostenibilità. Con un obiettivo: produrre a impatto zero sull’ambiente. Per raggiungerlo, l’azienda continua la ricerca di nuove tecnologie per ottimizzare i processi industriali. Tra i risultati, la bottiglia 1L Easy, lanciata nel 2010 come primo formato di acqua minerale a impatto zero. Sulla scia del successo di questo formato, nel 2012 l’azienda ha presentato la linea Ecogreen, una generazione di bottiglie con il 100% delle emissioni di CO2 equivalenti compensate attraverso l’acquisto di crediti per finanziare progetti di riduzione dei gas serra. Prodotti che nascono con l’obiettivo dell’impatto zero e di soddisfare l’aspettativa dei consumatori: “Secondo un nostro studio, c’è grande ottimismo intorno ai nostri prodotti sostenibili, ma allo stesso tempo c’è anche la paura che questa sia solo una strategia per aumentare i ricavi. Insomma, per fare green washing. Dunque ci siamo chiesti: dove troviamo il valore? E abbiamo capito che lo troviamo non tanto nell’alzare il prezzo del prodotto, quanto nella diminuzione dei consumi e in una maggiore efficienza della produzione”.

I risultati delle politiche sostenibili

Anche perché quello di oggi è un consumatore consapevole, in grado di distinguere la strategia di marketing dall’essenza di ciò che acquista. Con la linea Ecogreen, in otto anni San Benedetto ha compensato 266.400 tonnellate di CO2. Con San Benedetto Ecogreen 1L Easy sono state ridotte le emissioni di gas serra del 30,7%, pari a 2.728 tonnellate di CO2. Vale a dire, la quantità di CO2 assorbita da 91mila alberi in un anno. Attraverso il progetto Network, pensato per valorizzare le reti di acque locali di alta qualità in tutto il territorio italiano – Scorzè, Pocenia, Popoli, Donato, Viggianello e Atella sono i siti dell’azienda -, il gruppo ha ottenuto una maggiore flessibilità produttiva e logistica, riducendo l’incidenza dei trasporti ed evitando, nel 2021, l’emissione di 30.017 tonnellate di CO2. Ha lanciato sul mercato i tappi green Twist&Drink e Click, legati alle bottiglie e dunque impossibili da disperdere nell’ambiente. Ha iniziato inoltre una collaborazione con Treedom, con la quale ha creato la Foresta San Benedetto, grande otto ettari, tramite la donazione di seimila alberi a Scorzè, in provincia di Venezia. Anche in questo caso il coinvolgimento dei consumatori è stato prioritario: attraverso un concorso, tutti gli amanti della natura hanno avuto la possibilità di adottare un albero della Foresta San Benedetto e di seguirne la crescita.

“Ci impegniamo a dare al consumatore un prodotto a impatto neutro. Poi entra in gioco lui, che dovrà gestire il rifiuto secondo le regole della raccolta differenziata. Per cambiare il futuro dobbiamo contribuire tutti: servono ricerca, tecnologia e industria, ma anche la cultura del consumatore”. Perché è vero, i numeri di mercato non destano preoccupazione in San Benedetto: il 2021 si è chiuso con un fatturato di 761 milioni di euro, un incremento rispetto all’anno precedente dell’8,2% e oltre 4,5 miliardi di bottiglie vendute nel mondo. E le temperature in rialzo non fanno che stimolare la domanda. Ma le tensioni sulle materie prime e sull’energia gettano qualche incognita sul futuro: “Le nostre aziende sono energivore. Nonostante i nostri risultati siano buoni, in termini sia di volume che di valore, ci sono molti interrogativi. Ed è qui che entrano in gioco le tecnologie e il cambio di cultura. Non possiamo costruire il futuro da soli”.

Lo stabilimento di Pocenia

Oggi San Benedetto investe 50 milioni di euro all’anno in ricerca e sviluppo e fa del suo know how tecnologico il punto di forza e il vantaggio competitivo. Un esempio per tutti: “Abbiamo deciso di creare una generazione di impianti asettici ad alta velocità per la produzione di bevande salutistiche, in grado di produrre 50mila bottiglie l’ora, contro le cinquemila medie di quelle linee. Abbiamo investito per ottenere un’efficienza che, secondo noi, avrebbe messo tutti fuori mercato per costi e disponibilità del prodotto. Abbiamo avuto ragione, tanto che proprio grazie a questa capacità sono venuti a cercarci alcuni dei più importanti protagonisti del settore, come Coca Cola, Pepsi e Schweppes. Abbiamo saputo intercettare un trend e adeguarci velocemente. È stato uno dei segnali più forti dati al mercato: ci siamo fatti conoscere come un’azienda capace di allineare tutta la filiera al cambiamento”.

In sintonia con queste strategie, il gruppo ha da poco acquisito lo stabilimento di Pocenia: “Siamo molto soddisfatti di questa operazione. Abbiamo dato il via alla produzione con un piano di investimenti per la rimessa a sistema dello stabilimento, che comprende quattro impianti d’imbottigliamento, di cui uno in asettico, con una capacità oraria complessiva di circa 90mila bottiglie, in grado di confezionare vari formati”. Il tentativo di diversificare su più fonti in tutta Italia è centrale nel disegno di sostenibilità ambientale, che vuole anche usare in modo razionale le risorse attraverso una distribuzione più vicina a consumatori e territori. Per promuovere il cosiddetto ‘chilometro zero’ e diminuire la dipendenza dai trasporti. San Benedetto, prima azienda del mercato italiano delle bevande analcoliche, con una quota di volume del 16,8%, è un gigante che vuole avere un ruolo centrale nel cambiamento. È un esempio di come oggi business e sostenibilità siano legati tra loro. E di come le soluzioni per ottimizzare i ricavi, spesso, s’intreccino con quelle per diminuire l’impatto sul nostro pianeta. Di come, oggi, unire l’utile al sostenibile sia più logico di quanto si pensi.

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