Sting
Small Giants

Il vino, la Toscana e la famiglia: lo Sting “imprenditore” racconta la storia della sua tenuta Il Palagio

Articolo tratto dall’allegato Small Giants del numero di settembre 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

di Mirko Crocoli

Nel 1992 il brano The Soul Cages veniva premiato con il primo Grammy Award alla miglior canzone rock. Il suo autore è Gordon Matthew Thomas Sumner, in arte Sting, che aveva pubblicato lalbum omonimo nellanno precedente. Un disco intimo, arrivato dopo tre anni di silenzio e dedicato al padre scomparso nel 1989. Un’opera in cui emergono riflessioni personali, temi legati alla vela e al mare, riferimenti a Newcastle, città in cui è cresciuto l’ex frontman dei Police. E anche qualche accenno al vino: proprio nella traccia premiata con il Grammy, Sting parla della botte del vino più magico” e della vendemmia che ha benedetto ogni nave”. Forse ispirato da una terra che proprio in quel periodo, durante lideazione e la registrazione dellalbum, lo stava ospitando mostrandosi in tutto il suo rustico fascino: la Toscana. La stessa in cui, qualche anno dopo, lui e la moglie Trudie Styler hanno deciso di acquistare la tenuta Il Palagio, situata tra le colline della campagna a sud di Firenze, sopra la cittadina di Figline Valdarno. Un luogo dove la coppia, insieme ai figli, ha lasciato un pezzo di cuore e anche qualche progetto imprenditoriale.

Sting
La tenuta Il Palagio

Il Palagio è circondato da 350 ettari, parte dei quali coltivati in vitigni e parte in olio extra vergine doliva, tutto rigorosamente biologico. Lolio è stato di recente premiato da Slow Food Italia e Gambero Rosso con Tre foglie, massimo riconoscimento della Guida Oli dItalia 2022. Il processo produttive delle uve, invece, è nelle mani dellenologo Riccardo Cotarella. Con la sua esperienza è riuscito a portare in casa Styler&Sumner risultati importanti, con il Sangiovese protagonista assoluto affiancato da Canaiolo, Colorino, Cabernet e Merlot. Dai 30 ettari di vigneto nascono oggi vini rossi Chianti come Message in a Bottle, Casino delle Vie, Sister Moon Tre Bicchieri e When We Dance. Lavorati a vendemmia manuale nel mese di settembre, con vinificazione e affinamento in acciaio. 

Non solo vigneti: nel Palagio anche un farm shop e una pizzeria

Lazienda vanta anche un farm shop, punto dincontro per assaggiatori, esperti, novizi e appassionati. E dallo scorso anno anche una pizzeria, ritrovo serale per chi desidera respirare laria di una location unica mentre ascolta della buona musica. A chiudere il cerchio Antonio Sasa, detto Tony, responsabile vendite della tenuta.

Fondamentale per i risultati raggiunti anche la signora Styler, vera e propria mente del Palagio, creatrice e visionaria di una realtà che oggi viene apprezzata in tutto il mondo. È lei ad aver scelto Riccardo Cotarella e ad aver seguito capillarmente lintero iter aziendale: dalla raccolta alla produzione, fino alla fase conclusiva, con un delicato approccio alla promozione e alla vendita e senza mai far venir meno la ricerca della qualità. Una donna abituata alla bellezza delle arti visive e cinematografiche, che ha cercato di riporre lattenzione allestetica nellaccurato e analitico modus operandi della sua azienda agricola. Proprio per questo motivo, quando abbiamo deciso di raccontare la storia della Tenuta Il Palagio, abbiamo scelto di ascoltare entrambi.

Sting
Tony Sasa, responsabile vendite de Il Palagio

L’intervista a Sting e alla moglie Trudie Styler

E non abbiamo potuto fare a meno di dar voce anche a chi, con la sua passione e competenza, ha contribuito insieme alla coppia a mantenere viva la tradizione di un luogo magico che vendemmia, fermenta e imbottiglia i propri vini dalla metà del 1500.

Dove nasce questo vostro legame con lItalia?

Siamo innamorati dell’Italia da molti anni. La prima visita è stata in occasione di un viaggio a Venezia, quando aspettavamo nostro figlio Jake. Eravamo solo noi due e mantenevamo un profilo molto basso mentre esploravamo la città in incognito e attendevamo la sua nascita. È stato magico e rimane uno dei ricordi più romantici della nostra vita di coppia. Qualche anno dopo, nel 1989, c’era un altro bambino in arrivo. Abbiamo affittato per tre mesi la tenuta della famiglia Salviati a Migliarino, vicino Pisa, mentre registravamo l’album The Soul Cages. Così è nato il nostro terzo figlio Eliot nella clinica San Rossore di Pisa. Quel momento così felice e speciale ha consolidato il nostro legame con l’Italia e soprattutto con la Toscana. Tutti erano così accoglienti con noi. Siamo stati benissimo in quel periodo e così è iniziata la lunghissima ricerca di una casa proprio lì, in Toscana.

Come siete arrivati alla tenuta Il Palagio?

Sono passati quasi dieci anni da quando abbiamo trovato Il Palagio. Eravamo sul punto di abbandonare il sogno, perché tutte le residenze che avevamo visitato erano così maestose e grandi che finivano per perdere il sapore di casa, di un luogo dove vivere con la famiglia. Il Palagio invece ci ha trasmesso sin da subito una sensazione totalmente diversa. Era stata per secoli una casa di famiglia e un’azienda agricola, con tanto di vigneto. Adagiato sulle colline appena sopra la cittadina di Figline Valdarno, ci ha accolti con unaria fresca e unatmosfera pacifica. Siamo riusciti subito a immaginarci la nostra famiglia lì, a godersi le estati immersa nella campagna toscana.

Oggi che cosa rappresenta per voi?

All’inizio trascorrevamo tre mesi durante lestate. Poi, man mano che i bambini crescevano e si costruivano la propria vita, è diventato un soggiorno speciale per riunirci tutti. Ora vengono con i loro figli, che lo considerano un paradiso. Il nostro tempo in famiglia al Palagio è diventato una tradizione. È bello il fatto che la nuova generazione si riunisca e crei ricordi che dureranno tutta la vita proprio qui.

Sting e Cotarella
Sting, la moglie Trudie Styler e l’enologo Riccardo Cotarella

È sempre stata soltanto una residenza estiva” oppure c’è stato un momento in cui è diventata qualcosa in più?

Dopo la pandemia Il Palagio è diventato una parte ancora più grande delle nostre vite. Proprio lì abbiamo trascorso lintera estate del 2020. Siamo stati fortunati ad averlo come rifugio in quel periodo. Ed è stata anche unoccasione importante per riflettere e discutere del futuro della tenuta. Ci ha dato la possibilità di essere molto più coinvolti nel ciclo dei vigneti e nello sviluppo dei vini. Abbiamo fatto dei cambiamenti importanti che hanno cominciato a dare i loro frutti. Il nostro enologo ora è Riccardo Cotarella. Lui e suo fratello Renzo sono responsabili di alcuni dei migliori vini d’Italia. E abbiamo apportato alcuni miglioramenti al modo in cui viene gestita la tenuta. Questo è stato possibile proprio grazie al fatto che abbiamo trascorso li’ cinque mesi consecutivi. Ci siamo sentiti molto più coinvolti.

Gestire un’azienda agricola comporta necessariamente una passione per la terra, per la natura. Ipotizziamo che ci sia profonda dedizione e passione da parte vostra.

Negli ultimi 23 anni, come dicevamo prima, il Palagio si è sviluppato da ritiro di famiglia a vero e proprio progetto imprenditoriale, ma soprattutto passione. Il lato agricolo della tenuta è importante per noi: coltiviamo prodotti locali tra cui frutta e verdura, olive per lolio. Ci sono il miele dei nostri alveari, le uova. E poi, naturalmente, i vigneti. Abbiamo una nostra fattoria biologica in Inghilterra e quando i bambini erano piccoli eravamo quasi del tutto autosufficienti, anche se negli ultimi anni abbiamo smesso di allevare bovini, pecore e maiali, perché non c’è abbastanza tempo. Tuttavia abbiamo ancora un meraviglioso orto e galline per le uova fresche. La gestione della terra è qualcosa che ci sta molto a cuore. I nostri padri erano entrambi contadini durante la guerra. E coltivavano le proprie verdure. Un fatto molto più comune nellInghilterra del post-conflitto di quanto non lo sia ora. È davvero un grande privilegio per noi continuare questa eredità. Lequilibrio tra uomo e natura, insieme al rispetto che dobbiamo mostrare alla terra per proteggere il nostro pianeta natale, è assolutamente vitale per la sopravvivenza di tutti.

Cosa significa fare impresa nel territorio toscano?

È molto gratificante poter essere una parte importante della comunità locale. Con i nostri vigneti e la nostra fattoria diamo lavoro a molte persone del posto. E poter contribuire con qualcosa alla zona che ci ha accolto così calorosamente è importante.

La vostra passione per il vino? C’è sempre stata o è nata durante i vari soggiorni a Figline? 

I nostri vini si sono sviluppati tantissimo nel corso degli anni e anche noi abbiamo imparato molto. Non siamo cresciuti in famiglie di grandi bevitori di vino: veniamo entrambi dalla classe operaia nel nord dell’Inghilterra, dove negli anni ’50 e ’60 la birra era senza dubbio la bevanda preferita. Siamo arrivati al vino più tardi, tra i 20 e i 30 anni. 

Come si sono evoluti i prodotti negli anni? Quando è avvenuta la svolta dal punto di vista qualitativo? 

I nostri primissimi tentativi non erano molto sofisticati. Così abbiamo trovato un viticoltore specializzato in biodinamica, Alan York, ora purtroppo deceduto. Il suo lavoro con noi de Il Palagio è stato un punto di svolta, perché per la prima volta abbiamo avuto un vero esperto nel settore. Abbiamo ripiantato i vigneti e abbiamo iniziato a vedere il potenziale di ciò che potevamo realizzare al Palagio e abbiamo provato a produrre diversi vini e miscele.

Il mercato del Palagio secondo Tony Sasa, responsabile vendite

“Il Palagio è cresciuto in maniera familiare, costante e soprattutto con uno sguardo sempre attento verso la qualità del prodotto”, afferma Tony Sasa, responsabile vendite de Il Palagio. “Il building market si fa step by step, e solo con il tempo si capisce, man mano, qual è la strada corretta da solcare. Parlando di dati posso dire con orgoglio che il target di punta è quello italiano, anche se esportiamo il nostro vino in ben altri 43 Paesi nel mondo. Prendendo come riferimento lanno 2021 abbiamo chiuso con un incremento delle vendite di circa il 30% in più rispetto al precedente, con una previsione per quello in corso sicuramente positiva, nonostante il duro biennio, tra pandemia e delicate situazioni internazionali. Il 70% (ovvero la maggioranza del nostro mercato) è appannaggio di Horeca, quindi dellampio comparto ristorativo. Ma alla base di tutto ci sono le relazioni umane. La vera arma vincente del Palagio: non dimentichiamoci  che spesso, dietro ad un buon calice di Chianti o Vermentino, c’è passione, sudore e profondo amore per la propria terra”

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