SpaceEconomy

Servizi spaziali, security e asset strategici della space economy. Parla Cristina Sgubin, responsabile legale di Telespazio

Sulla scrivania di Cristina Sgubin, avvocata, segretario generale di Telespazio dal 2021, ci sono i contratti e delle negoziazioni con partner e clienti nazionali e internazionali, per fornire servizi di telecomunicazione e remote sensing dallo spazio, attraverso i satelliti, a privati e governi.

Come responsabile degli affari legali, cura i contratti di fusioni e nuove acquisizioni. E poi la sicurezza interna e la cybersecurity di importanti asset per il Paese, dal punto di vista civile e militare. Esperta di diritto pubblico e societario, siede nei consigli di amministrazione di enti pubblici, Ispra, Sace e privati Vianini (gruppo Caltagirone). Classe 1980, nata in una famiglia “errante” al seguito del padre, ufficiale dell’esercito, racconta a Forbes Italia dell’esperienza ai vertici del gruppo Leonardo, dal grande valore strategico per il futuro del Paese, anche in ottica new space economy.

Ci spieghi qual è il suo ruolo e cosa fa un avvocato “spaziale” in un’azienda come Telespazio?

Il mio attuale incarico di segretario generale, in una società altamente tecnologica, è abbastanza complesso. Oltre a essere la responsabile degli affari legali, dirigo altre funzioni, tra cui, per esempio, la security. Telespazio è una joint venture italo francese, fa parte del gruppo Leonardo, è tra i principali operatori al mondo nel campo delle soluzioni e dei servizi satellitari e fa parte della cosiddetta “space alliance”.

Utilizziamo innovazioni come l’intelligenza artificiale e sviluppiamo applicazioni spaziali in grado di migliorare la vita delle persone e contribuire alla soluzione dei grandi problemi attuali, come quella contro gli effetti del climate change grazie ai dati satellitari. Sul fronte legale, mi occupo della parte relativa allo sviluppo dell’azienda, coordinando anche gli ambiti legali delle società controllate; seguo la parte societaria, le operazioni di M&A (merge and acquisition), fusioni e acquisizioni di società che possano ampliare la presenza in mercati locali e accrescere competenze e qualifica delle persone; e contenzioso.

Una parte importante della mia attività è dedicata alla contrattualistica, sia con i diversi partner sia con clienti istituzionali, quali per esempio l’Agenzia spaziale europea (Esa), quella italiana (Asi) e il Ministero della Difesa. Riguardo al settore b2b, abbiamo rapporti con operatori privati sul mercato delle comunicazioni satellitari e partnership con aziende italiane e straniere. 

Di che tipo di mercati parliamo?

In questo momento siamo molto focalizzati sui mercati in forte crescita, come quello latinoamericano. Sia per la parte di osservazione e geoinformazione, sia per quella di comunicazione satellitare.

Quale impostazione porta?

Porto con me l’impostazione che avevo come avvocato, prima di entrare in azienda, diversi anni fa. Ho esercitato per anni in studi nazionali e internazionali. L’approccio deve essere quello di professionisti orientati al problem solving e al risultato. Ho avuto la fortuna di “ereditare” un team molto specializzato in una materia complessa come l’aerospazio. Senza contare le strutture delle controllate.

Quale valore ha la capacità di negoziazione?

Ritengo che un approccio efficace sia – oltre alla preparazione sugli aspetti giuridici – evitare di cadere nell’errore di condurre una trattativa volendo dimostrare di avere ragione, o di essere più abile dell’interlocutore. Occorre avere capacità di capire quanto si può “cedere” e valutare rapidamente i rischi conseguenti. È inoltre importante, a mio avviso, l’interlocuzione con la parte tecnica e il coinvolgimento di chi poi materialmente dovrà eseguire la prestazione, perché un legale può non aver ben chiari i rischi operativi ed esecutivi.

Avvocati che dialogano con ingegneri?

Ai colleghi delle funzioni tecniche domando quale sia il rischio concreto e quale possa essere un punto di caduta accettabile. Non ho competenze ingegneristiche, non so cosa possa essere considerato tecnicamente rischioso, o a quale causa tecnica possano essere dovuti eventuali ritardi esecutivi. È un lavoro di team, di organizzazione trasversale, al tavolo si devono sedere tutte le figure coinvolte.

Quali sono i problemi della space law?

Più che di problemi, parlerei di occasioni da cogliere: è importante che il Paese si faccia trovare preparato e che il legislatore faccia uno sforzo normativo per recepire i principi sanciti dai trattati internazionali: disciplinare il controllo dello Stato sugli attori spaziali, normare la registrazione di oggetti spaziali. Dobbiamo potenziare e rendere più certo il diritto in materia aerospaziale, altrimenti si rischia un “Far West”, peraltro si tratta oggi di un’esigenza che il conflitto in Ucraina ha reso ancora più cogente.

Quali aspetti è più urgente normare?

Sono molti, l’obiettivo è la sistematizzazione di un settore in rapida crescita a livello globale. Per esempio: il ruolo dei privati nello spazio, la protezione delle infrastrutture spaziali, la space security, l’attività sulle risorse spaziali, il coordinamento delle attività lunari insieme con gli altri Paesi, il problema dei detriti spaziali, per esempio stabilendo chi va a riprendere un satellite considerato a fine vita. Serve trasparenza, information sharing. Sorvegliare le attività spaziali di attori privati nazionali, fornire un quadro per tutti gli operatori su chi rilascia autorizzazioni e come: la certezza del diritto favorisce e attrae gli investimenti e promuove l’espansione dell’industria. L’attenzione è massima e siamo sulla strada giusta, basti pensare al regolamento del Parlamento europeo, che istituisce il programma spaziale dell’Unione.

La new space economy è una grande opportunità per le aziende.

La space economy è inserita anche nel Pnrr, con ricadute importantissime nell’ambito delle attività di osservazione della Terra. Le implicazioni dell’industria satellitare sono molteplici e Leonardo e Telespazio sono, in quest’ambito, un naturale partner del Paese al fianco delle istituzioni.

Che cosa significa dover lavorare per un ente che realizza prodotti spesso duali, per usi civili e militari?

Il conflitto ucraino ha dato una scossa a livello globale anche con riguardo al tema cibernetico e, in tal senso, Telespazio svolge attività sensibili e ha sviluppato un occhio acuto nell’osservare potenzialità e rischi. Il valore aggiunto di lavorare nel gruppo Leonardo è lo sviluppo di una sensibilità istituzionale e di sicurezza nazionale. Il Sistema Paese si aspetta dai “campioni nazionali” un alert, un supporto, un appoggio propositivo.

Ci sono prodotti e servizi, come immagini e dati satellitari, che con un conflitto in corso possono diventare sensibili?

In merito alle attività di osservazione satellitare, oltre ai temi puramente legali, si aggiungono la sensibilità e l’attenzione “istituzionale” rispetto ai rapporti con i clienti, ai Paesi considerati sensibili e ai parametri di sicurezza da applicare. Certamente bisogna fare business come azienda, ma sempre con la consapevolezza di essere partner delle istituzioni.

C’è un dialogo costante con le istituzioni, anche militari, nel caso “dall’alto” vediate qualcosa di potenzialmente utile o sensibile a livello di sicurezza militare o abbiate notizie sensibili?

Ovviamente è una valutazione e un compito che spetta ai vertici, all’amministratore delegato e a chi interloquisce con il sistema Paese, con i ministeri della Difesa o gli Esteri. Nell’ambito dei ruoli ricoperti, ho “toccato con mano” il grande impegno profuso dal gruppo nel condividere con le istituzioni ogni criticità o elemento di potenziale interesse.

Lei è anche a capo della Security, ci spiega?

È una funzione ampia, va dalla sicurezza fisica, per esempio la sorveglianza e il controllo degli accessi, fino alla cybersecurity. Il rapporto Clusit 2022 evidenzia come nel 2021 gli attacchi cyber nel mondo abbiano subito un incremento del 10% rispetto al 2020. Verso l’Europa +21% nel 2021. Il livello di severità è passato dal 50% di attacchi a impatto elevato nel 2020 al 79% nel 2021.

Lavorando con i satelliti la nostra attenzione ai profili di attacchi cyber è massima. Telespazio e più in generale il gruppo Leonardo hanno a questo proposito un duplice coinvolgimento, di sicurezza interna dei nostri sistemi e delle nostre informazioni. Al contempo la resilienza di reti, infrastrutture e teleporti, come quello del Fucino, ci rende garanti della tenuta del sistema Paese.

Ci sono stati attacchi hacker ai vostri asset? Anche ai satelliti?

Chi fa comunicazione satellitare durante un conflitto è indubbiamente più esposto di altre aziende. Ma siamo sempre riusciti a garantire la continuità del servizio grazie alla resilienza dei nostri sistemi. Mi lasci dire: siamo molto bravi.

È una manager, a capo dell’ufficio legale e di security di una delle aziende strategiche del Paese. Un settore ancora dominato da figure maschili. Che riflessione possiamo fare?

La parità nei rapporti è un mio obiettivo personale, anche se cerco di non trasformare questo dialogo, talvolta conflittuale, in autocommiserazione o rivendicazione aggressiva. È vero che sono ancora poche le donne ai tavoli di settori molto tecnici, ma le cose stanno cambiando. Di recente ho parlato a un convegno sulla presenza femminile nei settori altamente tecnologici, abbiamo notato che il bacino di utenza sta mutando e le donne con background tecnico sono sempre di più.

All’inizio del mio percorso è stato complicato ottenere i giusti riconoscimenti, forse lo è ancora per le giovani donne che iniziano, ma nel momento in cui arrivi a posizioni consolidate e di expertise, il pregiudizio si supera: non importa tu sia uomo o donna, importa che tua sia capace e il tuo percorso parla per te. Anche gli uomini stanno cambiando e questo aiuterà sempre di più noi donne. Lo dico anche da mamma di figlio maschio quasi adolescente: è abituato a vedermi lavorare molto e per lui è, e sarà da adulto, tutto molto naturale.

Le difficoltà ancora ci sono, se usciamo dal suo esempio di successo.

Serve anzitutto che le donne si liberino dalla logica del senso di colpa, che la società spesso crea. Ho cresciuto un figlio in una città complessa come Roma e ho cercato di coniugare tutte le esigenze familiari e lavorative, faticando come tutte le donne nella mia situazione. Le nuove generazioni saranno abituate a dinamiche differenti, ad accompagnare la carriera di un padre e di una madre, dunque i rispettivi impegni saranno alla pari. Penso che mio figlio, che ora ha quasi 13 anni, questi temi nemmeno li considererà; per lui sarà del tutto normale avere accanto una persona impegnata nel proprio percorso.

C’è chi però una babysitter non se la può permettere. 

Infatti tutto quello che ho detto deve avere alla base un sistema Paese che, anche dal punto di vista sociale e culturale, si faccia carico del problema e possa consentire alle donne che lo desiderano di avere un percorso lavorativo gratificante, secondo le ambizioni di ciascuna. La crescita professionale non deve essere una possibilità solo per poche privilegiate.

È necessario dare quanto più supporto possibile alle donne, per consentire loro di ambire alla propria gratificazione personale: come mamme, come donne e, per chi lo vuole, come professioniste, cominciando con la parità salariale. Non dobbiamo più sentirci obbligate a scegliere. Purtroppo devo prendere atto del fatto che la parità salariale tra uomini e donne nel mondo delle aziende ancora non è del tutto raggiunta, sebbene almeno i segnali di attenzione siano incoraggianti.

Chi era Cristina Sgubin prima di essere un’“avvocata spaziale”?

Sono figlia di un ufficiale dell’esercito, che per lavoro ha viaggiato in Italia e all’estero. Noi lo abbiamo sempre seguito con lo straordinario impegno di mia madre. Ho trascorso la gioventù trasferendomi da Nord a Sud, ogni due-tre anni ci spostavamo e mio padre è stato più volte alla Nato. Una vita dinamica che, nonostante la fatica, mi ha lasciato in dono una grande elasticità e capacità di adattamento. La mia è stata un’educazione quasi militare, molto quadrata, con senso del dovere e della disciplina.

Ma non nasce manager.

No, dopo l’università sognavo la carriera accademica. Laurea in Giurisprudenza, inizio del percorso accademico, pubblicazioni, un periodo nel quale parallelamente ho continuato a esercitare la professione di avvocato. Dopo anni di professione ho partecipato a una selezione come capo dell’ufficio legale di una nota azienda ferroviaria e da allora mi sono appassionata al lavoro in azienda.

Il punto di svolta della sua carriera?

Senza dubbio lavorare come capo dello staff dell’amministratore delegato del gruppo Leonardo. Nell’ambito di questo incarico ho imparato a uscire da un ruolo tipicamente molto tecnico, per entrare nelle dinamiche del business di una società così grande e strutturata e comprendere la complessità della gestione di un’azienda a 360 gradi. Ora la mia è una posizione più tonda, ho aggiunto competenze che prima non avevo.

E fuori dall’ufficio?

Amo la natura, gli animali, il mare e la montagna. Amo i paesaggi delle Dolomiti, ma, appena posso, scappo nel più vicino Abruzzo. Nel tempo libero o scio o vado a cavallo in montagna, mi godo le altezze e la solitudine, “stacco la spina”. Posso passare anche sei o sette ore in sella, lungo percorsi straordinari, faticando fisicamente ma riposando la mente. Quando non sono in sella, d’inverno scio. Come detto mi piace molto anche il mare, andare in barca e fare vita da “marinaia”, vivere in libertà a piedi nudi.

Una manager cowgirl…

Tutti restano colpiti quando racconto questo aspetto di me. Sono abituati a vedermi sempre rigorosa in ufficio. Andando in montagna ho conosciuto alcuni allevatori e con loro mi confronto su temi legati all’ambiente, alle economie agricole, all’allevamento e alle complessità conseguenti, realtà in Italia ancora rilevanti e che vanno preservate.

Il contatto con le comunità permette di prendere coscienza di alcuni temi estremamente importanti, di comprendere quanto i cambiamenti climatici stiano impattando sulla collettività, quanto sia diventato sempre più arduo coltivare e allevare, quanto sia urgente intervenire per cercare di contenere l’emergenza ambientale e climatica che sta snaturando i paesaggi con aumento del rischio idrogeologico e di inondazioni e al contempo aumento della siccità, alterazione degli habitat animali, rischio di estinzione di specie e tante altre problematiche connesse.

Questo è un tema che mi sta molto a cuore ed è impegno che non si può più rinviare e di cui dobbiamo tutti prendere seriamente coscienza: la sostenibilità ambientale non è più un tema di appeal ma è un dovere morale per le generazioni future.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .