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Cashmere più accessibile e qualità senza compromessi: a tu per tu con Giulia Sartini, responsabile stile della donna Falconeri

Articolo tratto dal numero di novembre 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

Fino a non molto tempo fa, quando si parlava di cashmere si pensava unicamente a un prodotto di lusso. Complice il fatto che la materia prima non è sempre di facile reperibilità, e la sua manifattura preziosa e ultra soffice, questa fibra tessile, formata con il pelo di capra hircus, è stata sempre considerata elitaria. Oggi, è dagli altopiani di Mongolia, Cina del Nord, Iran e Afghanistan che proviene la maggior parte della sua raccolta.

Se però negli ultimi anni qualcosa è cambiato, permettendo al cashmere di assumere una veste più democratica, e quindi accessibile, è merito di Falconeri, marchio specializzato nella maglieria di qualità, parte del gruppo Calzedonia, che nella sede di Avio (Trentino) produce internamente il 92% dei capi con un lavoro rispettoso dell’ambiente e dagli alti standard qualitativi. È dalla filatura del duvet, la peluria più sottile delle capre della Mongolia, che ha origine il superior cashmere Falconeri.

Una volta arrivata in Italia, la materia prima viene prima lavorata a Biella, per poi arrivare ad Avio, dove viene trasformata. Dal 2016, a occuparsi della linea donna di Falconeri in qualità di responsabile ufficio stile è Giulia Sartini, già dal 2003 nel gruppo Calzedonia. Fin dal suo arrivo, la manager ha cercato di portare nuove tendenze, giovani e fresche, che potessero affrancare la maglieria Falconeri dallo stereotipo che la vuole come qualcosa di âgé, in altre parole troppo tradizionale.

Falconeri ha fatto della maglieria a prezzi accessibili la sua firma. Ma l’impegno della ricerca va di pari passo con una produzione consapevole. Cosa fate per la sostenibilità?

In qualità di partner della Sustainable Fibre Alliance e della Cashmere & Camel Hair Manufacturers Institute, ci impegniamo a promuovere e adottare pratiche responsabili per i lavoratori, gli animali e per l’ambiente nella filiera produttiva del cashmere. Vogliamo trasformare questo settore, accelerandone lo sviluppo affinché diventi più trasparente e sostenibile. Tutto questo è possibile tramite l’adozione e l’impiego di pratiche di condotta come la Five Freedoms of Animal Welfare, la protezione dei pascoli e della cultura dei pastori nomadi. E ci impegniamo per far sì che la nostra produzione avvenga nel massimo rispetto ambientale, scegliendo di non affidarci a intermediari per le materie prime e controllando l’intera filiera, dal fiocco al maglione finito. Un capo Falconeri è un investimento che dura nel tempo, riducendo così i consumi.

Come nasce una maglia Superior Cashmere, vostro prodotto di punta?

Si tratta di un viaggio che comincia nella lontana Mongolia, dove andiamo a ricercare personalmente le materie prime di alta qualità. La fibra duvet si caratterizza per essere sottile, quasi impalpabile, ed è l’unica che usiamo nei nostri processi di filatura. Inoltre, l’ufficio stile ha la fortuna di lavorare a braccetto con prototipia e produzione, riuscendo quindi a vedere ‘in diretta’ le nostre idee che prendono forma.

In azienda vengono adottate tecnologie innovative per la produzione dei capi. Quali sono?

Il nostro segreto è combinare diverse fibre naturali pregiate con la sapiente artigianalità, utilizzando sempre i metodi di produzione più innovativi. Ad Avio produciamo con 230 macchine di ultima generazione circa quattromila capi al giorno, ma ogni prototipo nasce da esperti modellisti e tecnici. Certe fasi di produzione non possono prescindere dall’essere realizzate ‘a mano’, ed è questa attenzione che ci permette di offrire il miglior superior cashmere, durevole, che rispetti i nostri canoni di morbidezza e resistenza.

Cosa rende ‘democratico’ un prodotto? Se è solo una questione di prezzo, non si rischia di sfociare nel fast fashion?

Il fast fashion ha la caratteristica di rinnovare continuamente le proprie collezioni con novità mensili o addirittura settimanali, grazie a una produzione estremamente veloce. Dunque, noi non rientriamo nella definizione. La nostra produzione è severamente controllata, anche in termini di qualità e di ambiente lavorativo, e la cura al dettaglio che dedichiamo ai nostri capi è un processo che non può essere velocizzato, senza rinunciare ai nostri standard di qualità eccezionali. La parola cashmere evoca subito un’immagine alta, elitaria e costosa, ma un prodotto è democratico se è di valore, dura nel tempo ed è raggiungibile da molti.

La rete distributiva di Falconeri è molto diffusa. Come intendete espanderla?

Siamo presenti in 20 Paesi con 152 punti vendita, di cui 72 in Italia. Dopo aver raggiunto 22 Paesi con i nostri shop online, adesso miriamo a un’ulteriore crescita, in particolare in Europa a partire da Francia e Spagna.

Quali saranno le novità da un punto di vista strategico? E lato prodotto?

Siamo molto attenti alle richieste del mercato, per questo la nostra presenza nei punti vendita fisici sarà sempre più capillare. Senza dimenticare anche i capi in edizione limitata: per i clienti più esigenti, il nostro obiettivo rimane quello di far provare la morbidezza del nostro cashmere a tutti, perché crediamo che sia la sensazione sulla pelle di un capo Falconeri a fare la differenza. Per l’ultima campagna Falconeri, la collezione autunno/inverno 2022, il cashmere ultrafine si tinge dei colori crab, viola ed eucalipto per la donna, muschio e fiordaliso per l’uomo. Quando le temperature scendono, torna invece l’insostituibile cashmere ultrasoft, che si tinge di viola, eucalipto e ciclamino per la donna, verde bosco e azzurro per l’uomo.

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