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Make Italy Green: la strategia di E.On per guidare la transizione energetica nel nostro Paese

In Svezia, a 614 chilometri da Stoccolma, sorge il villaggio di Simris. Questa piccola comunità (l’ultimo censimento effettuato contava 211 abitanti) dal 2017 è scollegata dalla rete elettrica nazionale ed è in gran parte autosufficiente dal punto di vista energetico. Sfruttando il vento e il sole, i residenti di Simris riescono infatti a generare l’energia di cui hanno bisogno, e a volte anche di più. Quella in eccesso viene immagazzinata in batterie o venduta alla rete nazionale. “È un piccolo esempio di come potrebbe essere il futuro di tutti noi”, dice Frank Meyer, ceo di E.On Italia, azienda che ha realizzato il modello di indipendenza energetica del villaggio.

E.On è una delle maggiori società europee del settore delle energie rinnovabili. Nel 2021 ha fatturato oltre 77 miliardi di euro. A partire dal 2016, Meyer ha creato e sviluppato la divisione del gruppo dedicata alle forniture di soluzioni innovative per il residenziale e la mobilità sostenibile, trasformando il modello di business da utility company a solution company. L’attività ha raggiunto il break even in soli tre anni e ha registrato una crescita rapida e costante in 12 paesi. Ceo di E.On Italia dall’aprile 2021, Meyer ha un obiettivo ben preciso: “Creare il futuro della società italiana, facendo di E.On il principale protagonista della transizione ecologica”. In tre parole: Make Italy Green.

Rendere l’Italia più verde

Make Italy Green è la strategia di E.On per rendere l’Italia più verde. Fa leva su una moltitudine di progetti, tra cui la riqualificazione delle città e la promozione della mobilità sostenibile. L’obiettivo è quello di portare nelle case soluzioni che permettano di risparmiare e accumulare energia: pannelli fotovoltaici, batterie, pompe di calore. “Tutto ciò può ridurre i consumi di un’abitazione del 70%”, spiega Meyer. “Significa il 70% in meno di costi, il 70% in meno di CO2 emessa nell’atmosfera e il 70% in più di indipendenza energetica. Nel 2021 abbiamo realizzato quasi 30mila installazioni, quest’anno vogliamo superare le 100mila. Stiamo investendo tutto quello che possiamo in questo business. Abbiamo la rete di installatori più grande d’Italia e abbiamo avviato un’academy per reclutarne di nuovi e addestrare giovani professionisti”.

Il tema delle Comunità Energetiche Rinnovabili

Uno dei principali passi del progetto Make Italy Green è la realizzazione delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer). “Non tutti hanno un’abitazione indipendente”, spiega Meyer. “La maggior parte delle persone vive in condominio. Quindi bisogna trovare il modo per rendere questi edifici più verdi, sostenibili e indipendenti dal punto di vista energetico. Dotarli di un impianto fotovoltaico in grado di generare energia per i suoi abitanti, e non solo, andando così a costruire un’unione di prosumer, è il primo step verso la costituzione e la diffusione delle Comunità energetiche rinnovabili”.

Introdotte dalla Direttiva europea Red II nel 2018, regolate per legge in Italia dal 2020, le Comunità energetiche rinnovabili sono insiemi di case, condomini, edifici che condividono l’energia proveniente da un impianto a fonti rinnovabili. “Con questo sistema una casa può risparmiare fino al 70% di energia, un quartiere fino al 40%; un’intera città, se il progetto prendesse piede, più del 50%”.

Secondo l’ultimo monitoraggio di Legambiente, realizzato a giugno, in Italia sono presenti 100 Comunità energetiche rinnovabili. Di queste, però, solo 16 risultano effettivamente operative. “Non è un problema di tecnologia, ma di burocrazia e mentalità”, dice Meyer. Mancano infatti i decreti attuativi che regolino in maniera chiara e definitiva la materia e le competenze nel settore.

L’esempio di Adeje

Nonostante questi problemi, l’Italia è uno dei Paesi più avanti nella realizzazione delle Comunità energetiche rinnovabili, insieme alla Spagna. Ad Adeje, comune della provincia di Santa Cruz e Tenerife, E.On ha creato una comunità energetica capace di collegare 200 utenti a una singola unità di produzione solare fotovoltaica. L’obiettivo è quello di coinvolgere tutta la città.

Quello di Adeje è al momento l’esempio di comunità energetica più avanzata in Europa. “In Germania e in Inghilterra stanno andando più lentamente”. In questo senso, Meyer, che ha lavorato in tutto il continente, sfata un antico mito. “La burocrazia non è un problema solamente italiano. Tuttavia c’è una norma europea che chiede la nascita delle Comunità energetiche rinnovabili in tutto il continente. È solo questione di tempo e l’Italia può porsi come modello da seguire per gli altri Paesi. Prevediamo che il progetto potrebbe essere attuato appieno in cinque anni”.

L’impegno di E.On

E.On Italia sta facendo la sua parte. Ha già avviato i contatti con il nuovo governo per accelerare l’iter burocratico e si è occupata della realizzazione di una Comunità energetica rinnovabile che comprende diversi condomini a Milano. L’obiettivo è connettere tutto il quartiere Mind – Milano Innovation District, che sta sorgendo nell’ex area Expo del capoluogo lombardo. “Sono 560mila metri quadrati di cui curiamo già il riscaldamento e la refrigerazione”.

Meyer è fiducioso. “Sono arrivato in Italia nel momento giusto”, racconta. “Già prima della crisi energetica il governo Draghi aveva posto la sostenibilità come una delle priorità. Penso che il cambiamento politico non sposterà l’attenzione da questo tema, perché è troppo importante. I fondi del Pnrr permettono ora alle aziende di pianificare da oggi ai prossimi cinque anni. Qui si può cambiare, ma occorre un cambiamento culturale molto grande”. Anche per le imprese. “È stato difficile per noi, come per tutti, perché trasformare la sostenibilità da un obiettivo a un risultato concreto è molto complesso. Ora tutti parlano di energia, cinque anni fa non era così. Sono onorato di essere protagonista di questa nuova pagina della storia di E.On”.

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