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Nata in Ucraina, poi il successo a Los Angeles. Mila Kunis: “Ora aiuto il mio Paese con le raccolte fondi”

“Sono fiera di essere ucraina”, ci tiene a precisare da subito l’attrice e produttrice Mila Kunis, figlia di genitori ucraini immigrati in America. Lei e suo marito, l’attore, imprenditore e investitore high-tech Ashton Kutcher, hanno contribuito con GoFundMe.org, da subito, per aiutare l’Ucraina. In poche settimane sono stati in grado di raccogliere 40 milioni di dollari per provvedere a case per gli sfollati di guerra, grazie a una collaborazione con airbnb.org, e alla spedizione di beni di prima necessità e medicinali con flexport.org, un’azienda di logistica AI, in cui Ashton ha investito.

“Volevamo evitare che i beni che inviavamo in aiuto alla gente restassero bloccati in containers sulle navi… Purtroppo spesso accade, come abbiamo scoperto con altre campagne. Eravamo interessati non solo a donare denaro, ma a farlo con uno scopo preciso, trovando soluzioni per risolvere problemi pratici”, sottolinea Mila. “Ogni volta che sento di un paese dove qualcosa di orribile accade, come in Iran adesso o in Ucraina da mesi, o in molti altri posti nel mondo, sento che non devo aspettare che siano loro a chiedere a me aiuto, ma devo agire subito e in maniera intelligente, cercando di sostenere al meglio le popolazioni colpite”, precisa Mila, che confessa di avere un rapporto davvero speciale anche col Presidente ucraino.

“Circa otto anni fa, a Los Angeles stavano cercando di vendere uno show TV dalla Russia, col titolo che si può tradurre come ‘The Accidental President’. Purtroppo non fu acquisito dalla TV americana, anche se mi impegnai in prima linea, ma ebbi modo di parlare con uno dei protagonisti, Volodymyr Zelens’kyj. Quando vidi che l’Ucraina aveva eletto come presidente un attore ebreo, controllai il suo nome, perché mi era familiare e mi accorsi che era lui. E, quando partecipò alla Yes Conference in Ucraina incontrai lui con sua moglie insieme a mio marito. Da allora siamo amici”.

Mila è nata a Cernivci, nel 1983, nell’allora Ucraina sovietica, in una famiglia ebraica aschenazita, figlia di un ingegnere meccanico e di un’insegnante di fisica, e con un fratello maggiore. I suoi genitori sono emigrati a Los Angeles, grazie a una lotteria di visti gratuiti, durante la dissoluzione dell’Unione Sovietica, rinunciando ai bei lavori che avevano nel loro paese e cominciando da zero. Così Mila è stata naturalizzata americana. “In principio non fu facile, perché la cultura era molto diversa e mi sentivo un outsider, ma dopo meno di un anno mi inserii perfettamente nella società statunitense” spiega. È stato il padre a iscriverla a una scuola di recitazione un anno dopo e Mila ha cominciato la sua carriera trovando un bravo agente che l’ha sostenuta nel diventare una star.

Il 2022 è stato un anno importante per Mila che ha perfino rischiato come produttrice – prima era stata produttrice esecutiva – scegliendo il bellissimo film Luckiest Girl Alive, su Netflix, che ha avuto grande successo. Lo scorso anno ha creato invece una serie di animazione per adulti, Stoner Cats, che può essere pure acquistata come NFTs, e di recente sta sviluppando, con la sua nuova azienda, Orchard Farm Productions, un video game sul blockchain, chiamato Armored Kindgdom e basato su un libro di fumetti.

“Non ho studiato all’università, non sono un ingegnere, ma mio marito Ashton è da oltre 20 anni che investe in start up e aziende tecnologie e negli ultimi 10 anni mi sono appassionata anch’io, specialmente di AI e crypto. Mi sono resa conto che posso creare un prodotto, soprattutto perché nella comunità high-tech, per mia esperienza, tutti cercano di sostenerti e, perfino, di insegnarti, se hai una buona idea”, afferma. Al tempo stesso Mila e Ashton prevedono di continuare i loro progetti di raccolta fondi per cause in cui credono, e, magari, sperimentando sempre nuove tecnologie per arrivare al risultato.

Qual è il segreto migliore per fare una raccolta fondi di successo?

Per mia esperienza è molto importante che la gente sappia esattamente dove va a finire il suo denaro e come viene utilizzato. Per questo sia io che mio marito abbiamo sempre garantito la massima trasparenza. Inoltre alla gente piacciono i risultati e le azioni. Ho sentito troppo spesso molta gente parlare moltissimo, ma fare poco. Per questo ho sempre pensato che si debba fare del bene, senza bisogno di pubblicizzarlo troppo, a meno che non sia necessario esporsi per favorire la raccolta fondi, come è stato per l’Ucraina. Non è di certo facile chiedere alla gente denaro. E anch’io ho dovuto uscire dalla mia comfort zone, prestare il mio volto e farlo, ma per me ne vale la pena quando si tratta di una buona causa. Nel mio caso so per esperienza quanto sia difficile guadagnare, quindi mi sento responsabile di tutta la gente che crede in me, e, in particolare, di coloro che non possono magari permettersi di dare più di cinque o dieci dollari, perché per loro è già molto. Sento la responsabilità di assicurare che tutto quel denaro venga ben utilizzato.

Lei oltre che a lavorare moltissimo come attrice è anche produttrice adesso.

Produrre mi è venuto naturale, perché ho scoperto quanto sia utile, durante una pausa tra un film e l’altro, dedicarmi a realizzare miei contenuti. In principio, produrre era per me un hobby. Ero consapevole di non avere altri grandi talenti oltre la recitazione, ma sapevo di essere brava a dire alla gente che cosa fare, fidandomi del mio istinto ed esperienza nel settore. In principio, ingenuamente, non mi rendevo conto dell’impegno che tutto questo richiedeva, ma col tempo ho imparato e mi sono adattata alla nuova situazione.

Come è riuscita a organizzarsi al meglio tra vita privata e lavoro?

Sono molto organizzata, lascio i bambini la mattina a scuola, poi mi focalizzo sul lavoro e torno a riprenderli nel tardo pomeriggio. Adesso hanno sei e otto anni, sono più indipendenti e questo mi concede più tempo. Inoltre i miei figli sono coinvolti totalmente in quello che faccio. Seppur ancora piccoli ascoltano le news, naturalmente sotto il mio controllo dato che filtro magari elementi che li possono disturbare, ma sono fiera di dire che funziona renderli già consapevoli e che sono stati loro a dirmi che si sentono ucraini, dopo aver sentito gli atti eroici di questa popolazione contro l’attacco russo. E questo, naturalmente, mi rende molto felice. Io e mio marito abbiamo deciso del resto di crescerli con una visione e una mentalità globali. Il mondo è cambiato e per noi lo deve essere anche l’educazione dei figli. Ci tengo che i miei figli siano consapevoli da subito di quello che accade nel mondo, che facciano domande e siano curiosi. Del resto, io e mio marito abbiamo entrambi cominciato a lavorare giovanissimi e pensiamo che con noi abbia funzionato bene… Crediamo in una nuova generazione di pensatori che possa fare la differenza e che debba essere educata fin dall’infanzia a trovare soluzioni per interessarsi a quello che accade intorno a loro.

Lei e suo marito avete infatti cominciato a lavorare come attori e modelli fin da bambini, con tutta la responsabilità che comporta.

I miei genitori si sono trasferiti a Los Angeles quando avevo sette anni. Ho amato il mio lavoro fin dal principio, fin da allora mi sentivo grata e privilegiata di aver avuto tali opportunità, essendo anche un’immigrata. Non importava se mi sceglievano per un ruolo o no, mi pareva già un miracolo poter fare un’audizione… Per questo non l’ho mai presa personalmente quando sono stata rifiutata e sono andata avanti piena di speranza e sapendo che, prima o poi, ce l’avrei fatta, se non avessi mollato. Per me recitare era un lavoro come un altro, con il quale mi dovevo mantenere. Se mi offrivano una parte la prendevo senza essere troppo selettiva e cercando di dare il meglio. Rispetto chi non è come me, ma io non mi potevo permettere altro. I miei genitori, pur non avendo molto, erano molto orgogliosi, e non volevano accettare denaro da me. Non lo facevo direttamente per loro quindi. Ma ci tenevo a raggiungere la mia sicurezza economica, perché vedevo ogni giorno i sacrifici che facevano per crescere me e mio fratello. Mia madre lavorava sempre full-time anche quando noi eravamo piccoli e mio padre era anche lui un instancabile lavoratore. Ci ho sempre tenuto a fare qualcosa per loro, perché sono stati genitori fantastici. (Mila ha rinnovato pubblicamente il loro appartamento, nel condominio dove è cresciuta e che loro non volevano abbandonare, grazie a una collaborazione con Houzz, www.houzz.com, di Palo Alto, in Silicon Valley, che basa il suo servizio sui migliori interior designers e la migliore tecnologia, n.d.r.).

Come decise di cominciare a recitare tanto giovane?

I miei genitori vedevano che fare l’attrice mi appassionava e me lo lasciavano fare come hobby. Il patto era che andassi a scuola, che facessi i compiti regolarmente e superassi gli esami. Poi si fidavano di me e mi lasciavano libera. Ero una bambina molto consapevole e sapevo adattarmi bene a quello che mi veniva chiesto. Avevo un ego molto solido, ero davvero una ragazzina cool, e questo mi aiutò a sfondare.

Quando arrivò la svolta nella sua carriera che le fece comprendere che la recitazione poteva divenire una vera professione?

Con il tv show e sitcom That ’70s Show, sul set del quale incontrai anche il mio futuro marito, Ashton, seppur, in principio e per diversi anni dopo, fossimo solo amici… Eravamo giovanissimi allora. Io avevo quattordici anni e devo confessare che, in principio, mentii alle audizioni – aperte solo a maggiorenni – per avere il lavoro. Ma, per fortuna, furono talmente felici della mia prestazione che mi perdonarono. Questa esperienza mi diede un lavoro solido per otto anni e indipendenza finanziaria, a cui avevo sempre aspirato. Da lì in poi tutto divenne più facile.

Come vede evolvere la sua carriera in futuro?

Io e mio marito abbiamo deciso di avere una famiglia e, per farla funzionare, ci siamo promessi di essere la prima priorità l’uno per l’altro. Da quando sono arrivati i nostri figli, loro lo sono per entrambi. Mi piace anche semplicemente stare a casa e fare la mamma e la moglie, perché nel corso della mia carriera ho guadagnato abbastanza da potermi mantenere. Quindi so che se lavoro adesso deve essere per un progetto in cui credo veramente. Ci sono scrittori fantastici, come Jessica Knoll, autrice dell’omonimo libro e della sceneggiatura del mio film Luckiest Girl Alive. È ispirato a una storia vera pubblicata sul New York Times: quella di una ragazza sopravvissuta a uno stupro di gruppo, che seppur avendo una carriera di successo a New York, deve confrontarsi col suo passato per dimenticare. È una storia tutta al femminile che sprona le donne a non avere paura e a far sentire la loro voce e, allo stesso modo, tratta pure del tema delle armi e delle stragi nelle scuole, un problema enorme negli Stati Uniti. Ma, così, sono convinta che troverò moltissime altre storie da raccontare in futuro, come altri progetti su cui lavorare.

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