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Così Fidelity International lavora per incentivare la pianificazione degli investimenti

Articolo tratto dal numero di dicembre 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

Il 2022 si sta chiudendo e sarà poca la nostalgia che proveremo per quest’anno. Quando sembrava che avessimo finalmente ripreso una certa normalità, l’inflazione, la tragedia ucraina e la crisi energetica hanno fatto precipitare i mercati. Ne parliamo con Luca Agosto, responsabile marketing, South Region, di Fidelity International.

Quale è l’outlook di Fidelity per il 2023?

Prevede una traiettoria ancora complessa. Il whatever it takes è un ricordo e, finché i mercati non lo assorbiranno, potremmo assistere a forti rialzi sulla scorta di un’attesa di pivot della Fed, per poi stornare quando la decisione non si concretizza nel modo previsto. I tassi dovrebbero alla fine stabilizzarsi, ma è improbabile che si riducano rapidamente. Gli investitori italiani sembrano aver ritrovato una situazione nota. Sì, tassi fissi in crescita su asset percepiti come risk free, come titoli di Stato o depositi a breve termine. Ma se il ritorno a soluzioni conservative e conosciute è spiegabile, non si può certo pensare che questo basti a risolvere le esigenze di pianificazione finanziaria di medio-lungo termine. Rimane infatti vivo l’equivoco tra risparmio, spesso percepito come semplice parcheggio di liquidità sul conto, e investimento, che per molti risparmiatori vuol dire cogliere opportunità di breve e brevissimo termine, con pericolosi all in su un singolo titolo o una singola asset class.

Come si stanno comportando i risparmiatori italiani?

Una ricerca di Fidelity ha rilevato che in Italia nel 2022 è cresciuto l’orientamento a investire per proteggersi dall’inflazione, ma cala la disponibilità a investire su obiettivi di lungo termine come la pensione. Inoltre il 36% degli intervistati ha aumentato la spesa e diminuito il risparmio rispetto ai sei mesi precedenti. Per Fidelity la vera dicotomia che gli investitori italiani devono affrontare è quella tra pianificazione e speculazione. Da anni lavoriamo per incentivare la pianificazione, con strumenti di educazione offline e online.

Quali sono le vostre proposte?
Abbiamo portato in Italia l’esperienza americana dei cosiddetti fondi target, soluzioni gestite attivamente che hanno l’obiettivo di massimizzare il ritorno dell’investitore a una certa data. Abbiamo adottato un modello di offerta basato prima sulle esigenze del cliente che sulle asset class, il modello crescita-reddito-stabilità, che aiuta i consulenti a selezionare le soluzioni Fidelity che più puntano a crescita del capitale,
generazione di reddito e contenimento della volatilità. E ancora, il simulatore di risparmio il mio progetto sul sito di Fidelity Italia, che permette ai clienti di simulare un piano di investimento. E poi i contenuti messi a disposizione dei consulenti per spiegare il valore aggiunto dei piani di accumulo che, ancora nel 2023, vediamo come soluzione ideale per rientrare sui mercati. Infine la componente tecnologica, grazie all’intelligenza artificiale, ci aiuterà a offrire ai clienti professionali un set di soluzioni sempre più ampie e performanti.

Quando si parla di democratizzazione della finanza, non si può prescindere dall’educazione finanziaria…

Esatto. Io credo che il vero fronte della democratizzazione della finanza sia, prima ancora che l’accesso a nuovi strumenti, la consapevolezza di cosa si possa fare con il denaro e quanto il denaro possa contribuire a realizzare gli obiettivi di vita, per qualsiasi reddito e patrimonio. Viviamo un’epoca complessa e abbiamo di fronte sfide sociali, ambientali ed economiche enormi: nel nostro sistema economico il denaro è una forma di energia che può renderci più liberi di realizzare i nostri desideri. E magari arrivare a chiudere il prossimo anno e i successivi con un po’ di nostalgia in più.

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