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Modelli 3D e sinergie tra i diversi professionisti: così questa società si è specializzata nella progettazione integrata

Articolo tratto dal numero di gennaio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

Ati Project è una realtà consolidata nel settore dei servizi di architettura e ingegneria, che interpreta il ruolo di progettista in chiave contemporanea. Il punto di forza è la progettazione integrata, che permette le tipiche criticità in fase realizzativa e più in generale tempi e costi, grazie al lavoro sinergico degli specialisti di disciplina.

Già dall’acronimo, Architecture Technology Integrated, si intuisce la chiave che ha permesso ad Ati di scalare di anno in anno le posizioni della classifica Guamari delle società di progettazione, fino a guadagnarne il podio nel 2022.

È dal cuore della Toscana, a Pisa, che inizia un percorso che dai due fondatori, Branko Zrnic e Luca Serri, è arrivato a Milano, Belgrado, Odense, Copenaghen, Parigi, Ginevra e Tallinn, con oltre 300 collaboratori, interpreti sinergici di una società che si distingue in ambito nazionale e internazionale facendo della sostenibilità e dello sviluppo i punti cardine di un diverso modo di concepire l’architettura.

Zrnic, come è nata Ati Project?

È stata una scommessa tra me e Luca Serri, che ho incontrato più volte, non per caso, dico oggi, a eventi sulla sostenibilità degli edifici. Venivamo da percorsi formativi che sembravano distanti, ma c’era un interesse comune, caratteri diversi e tanta voglia di fare qualcosa di nostro. È da questo fortunato connubio che prima è nata un’amicizia, poi un rapporto professionale. Penso che questo sia ancora ciò che rende Ati Project riconoscibile. I nostri collaboratori coprono un vasto campo di specializzazioni e l’essere interlocutore principale dei clienti è una delle caratteristiche che ha i maggiori riscontri positivi, al pari dell’aver investito da subito nel building information modelling (Bim). Un vantaggio sicuro nel lungo termine.

Quali sono i principi della società?

Ati Project si fonda su principi condivisi che abbiamo riportato nel codice etico, documento che abbiamo voluto svincolare dalla tipica formalità. Pochi punti racchiudono i valori che cerchiamo di trasmettere: inclusività, multiculturalità e policy aziendali interne sul ruolo sociale dell’azienda sul territorio. Cerchiamo poi di dare sempre concretezza ai concetti espressi, anche attraverso iniziative che coinvolgono il team, come nel caso della pulizia delle spiagge e dei parchi del territorio, o il sostegno economico a organizzazioni indipendenti per il rispetto dei diritti umani e per il sostegno delle comunità emarginate, con particolare attenzione ai minori, o ancora agli incentivi interni che concorrono a creare un sistema di welfare per i collaboratori.

Cosa si intende per progettazione integrata?

Il termine integrata rimanda alla modalità di gestione di un progetto che è sviluppato in modo sincrono sui vari fronti ingegneristici e architettonici. Alla base c’è la rivoluzione portata dal Bim, che consiste nell’impiego di modelli 3D architettonici, strutturali e impiantistici che, soprattutto in progetti complessi o in realtà stratificate, sono fondamentali per la coerenza e gestione interdisciplinare, come abbiamo visto in ospedali o data center. Questo ambiente comune di interscambio è il territorio neutro in cui vengono trasmesse le informazioni utili, le criticità, le soluzioni. Diviene così immediato, o quasi, appianare, per esempio, potenziali conflitti tra impianti e strutture.

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Il team di Ati Project

Qual è il valore aggiunto del building information modelling?

Ci permette di avere uno spazio condiviso in cui la sinergia tra i diversi specialisti moltiplica le potenzialità connesse al progetto. Il modello include le informazioni di dettaglio, di prodotto, le specifiche tecniche, divenendo un database sempre accessibile. Il Bim è centrale in tutti gli step di progettazione, dal concept alla fase costruttiva, secondo i criteri oggi normati e anch’essi in costante aggiornamento. Il modello Bim è poi strumento per il facility management, per la gestione dell’edificio e può essere strumento di pianificazione e controllo dei costi in fase di cantiere, grazie alle connessioni tra cronoprogrammi ed elementi 3d, o con le voci di spesa o con le certificazioni di sostenibilità attese in fase di fornitura.

Quali sono le tecnologie di progettazione messe in campo dallo studio?

Ati Project lavora in ambiente Bim, punto di partenza e di arrivo di tutte le discipline. I modelli vengono esportati e utilizzati come base per i software di simulazione, energetica, strutturale, acustica, etc. Stabilito l’ottimo progettuale, diventano nuovo input per il modello centrale, secondo un processo iterativo che permette di includere una mole di dati commisurata alla tipologia di progetto, alla fase di sviluppo e all’eventuale cantierizzazione. Di particolare rilievo è l’investimento in ricerca e sviluppo, i cui risultati sono apprezzabili anche nell’installazione che abbiamo portato a eventi culturali come la Biennale Cartasia di Lucca e il Fuorisalone di Milano. Realizzata completamente in materiale riciclabile, è proprio l’esempio concreto delle potenzialità di questi nuovi strumenti di cui il design generativo è il prodotto.

Come si gestisce un gruppo internazionale con sedi in tutta Europa?

Una base comune di valori, la comunione di intenti e la passione per il lavoro affrontato sono il collante dei nostri più di 300 progettisti. Anche l’organigramma aziendale è strutturato per la sfida internazionale e nel tempo ha incluso figure di riferimento intermedio che fanno da collettore tra le esigenze, le criticità e le molte soddisfazioni che per fortuna ci siamo tolti. Le policy interne e le iniziative volte al team building entrano a sistema con questa organizzazione generale, mentre abbiamo puntato molto sulla creazione di un background comune anche formativo, che mirasse a una standardizzazione dei servizi offerti, proprio nell’ottica di garantire una qualità architettonica e progettuale quanto più possibile omogenea.

Qual è l’approccio di Ati Project alla sostenibilità e in cosa si concretizza?

Sostenibilità è un termine che intendiamo nel senso ampio, non solo riferito alla sfera del green. Da un lato i protocolli diventano direttrici per lo sviluppo progettuale secondo criteri universalmente riconosciuti: tra questi annoveriamo certificazioni come Leed, Bream, Well, etc. I principi di fondo che adottiamo sono quelli dell’architettura bioclimatica, che ripristinano il legame diretto tra architettura e territorio includendo nel processo input come l’orientamento, le temperature e molti altri dati. Interpretiamo il significato di sostenibile in funzione della fase progettuale, mettendo al centro le esigenze della committenza e della comunità in cui il progetto si inserisce, secondo i principi dell’esg (environmental, social and governance) che i clienti stanno sempre più prendendo in considerazione.

Dove vedete Ati Project da qui a cinque anni e su quali aspetti si concentrerà?

Continuiamo a investire molto nell’internazionalizzazione. Vorremmo aprirci anche a realtà oltreoceano e ad ambiti che non sono tra le nostre attività principali. Mi vengono in mente quello del retail, quello delle infrastrutture e quello sportivo, dove stiamo già iniziando ad avere molte soddisfazioni. Ciascun nuovo paese richiede poi un focus specifico sui metodi di procurement, a cui ci uniformiamo. Di concreto c’è già che stiamo lavorando alla nuova sede di Pisa. Un passo programmato da tempo che ufficializzeremo quanto prima.

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