Cibosupersonico - cucina vegana
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Cucina itinerante e 21 giorni a impatto sotto zero: l’idea di sostenibilità secondo le due fondatrici di Cibo Supersonico

Due giovani donne, tante passioni e una missione comune. Il progetto di Chiara Ratti e Francesca Fariello trascende dalle tradizionali categorizzazioni, perché non è soltanto una storia di business. Cibo Supersonico ha a che fare innanzitutto con la vita, con le emozioni. E di conseguenza è inevitabile riavvolgere il nastro per capirne la genesi, prima di arrivare al presente. Tutto ha inizio nel 2016, quando Francesca e Chiara si innamorano. La prima chef e la seconda social media manager. Vegane, femministe, sostenibili e soprattutto felici, nonostante gli ostacoli che la vita gli ha messo di fronte.

Primo su tutti il tumore al seno che Francesca scopre di avere proprio in quell’anno, all’età di 28 anni, che l’ha costretta a lasciare il lavoro per affrontare le cure e a rimodellare completamente il suo stile di vita. “A quel punto Chiara mi spinge a condividere il mio mondo”, afferma la 35enne. “Abbiamo capito che non sarei mai più stata chiusa in una cucina di un ristorante, ma che avremmo dedicato i nostri giorni a raccontare la nostra storia e il mio corpo che cambia, attraverso il cibo”. Così nasce Cibo Supersonico, progetto di cucina vegetale che organizza corsi, formazione per ristoranti e offre il servizio di chef a domicilio.

Dalla cucina vegetale al progetto Impatto Sotto Zero

Un modo interattivo e divertente di considerare la cucina a base vegetale attraverso eventi privati, cene tra sconosciuti, retreats e cooking class dedicate alla scoperta di questo tipo di alimentazione. Un’opportunità, una presa di coscienza non soltanto riguardo il rapporto con il proprio corpo, ma anche e soprattutto con il pianeta e con la natura che ci circonda. Da questa idea, oltre che dalla lettura del libro La mia vita a impatto zero di Paola Maugeri, prende forma Impatto Sotto Zero.

“Ci chiedevamo in che modo avremmo potuto definirci sostenibili, e abbiamo capito che l’unica via erano i dati”, racconta Chiara. “Abbiamo deciso di vivere dal 25 ottobre al 15 novembre, per 21 giorni, limitando al minimo gli sprechi e le emissioni di anidride carbonica. E lo abbiamo fatto con il supporto dei ricercatori del Cnr di Parma, che ci hanno dato suggerimenti e che soprattutto ci hanno fornito i risultati scientifici dell’esperimento. Un aspetto fondamentale, perché non volevamo limitarci a fare un’esperienza di vita. Avremmo voluto offrire a noi stesse e a chi ne fosse interessato considerazioni e numeri utili per vivere scientificamente a impatto zero”.

Scientificamente sostenibili: ecco come hanno fatto

Una persona per ritenersi sostenibile dovrebbe emettere meno di sette chili di co2 al giorno: un cittadino italiano, in media, ne produce di 14 ai 16. L’obiettivo delle ragazze era quello di rimanere sotto la soglia di sostenibilità. E ci sono riuscite, raggiungendo la media, sui 21 giorni, di 6,99 chili. Come ce l’hanno fatta? “Non è semplice uscire dalla propria zona di comfort e cambiare la propria routine”, continua Chiara. “Non è semplice vivere senza gas, senza corrente elettrica, evitare di utilizzare la propria auto, ridurre al minimo l’uso di internet e mangiare il più possibile alimenti a base vegetale. Il nostro progetto voleva essere una provocazione, perché è chiaro che non si possa ritornare all’età della pietra e fare tutte queste rinunce”.

Tuttavia, dai dati raccolti dai ricercatori è emerso un aspetto molto interessante: “Le azioni che solitamente attraggono maggiormente l’attenzione, come spegnere il gas e diminuire l’uso di elettricità, in realtà sono quelle che impattano meno a livello di emissioni. Ciò che ha fatto veramente la differenza, oltre a muoverci in bici, a piedi o con mezzi pubblici, è stato mangiare vegetale e a chilometro zero”.

Una fortuna per le due fondatrici di Cibosupersonico, che fanno dell’alimentazione vegana il loro stile di vita. Più difficoltoso per chi ha un’alimentazione onnivora. È una questione di prospettive, ma il compendio pratico di azioni concrete lasciato da Chiara e Francesca offre più opzioni: dal trovare un fornitore di energia rinnovabile certificata al 100% fino all’elettrificazione del riscaldamento dell’acqua e della cottura dei cibi, passando gli spostamenti in auto elettrica (oppure con solo treno, metro o bus), riduzione del tempo trascorso sul web, vivere a chilometro zero. 

Un modello di business atipico: “Il motore di tutto è l’emozione”

E ovviamente smettere di mangiare carne. Una scelta che richiede una presa di coscienza importante. Le due fondatrici di Cibosupersonico lo sanno bene: “Non si tratta di seguire una lista della spesa e di mettersi davanti ai fornelli o di aprire pacchi preconfezionati di surrogati della carne, bensì di imparare ad amare ciò che ci nutre davvero e che ci permette di stare bene”, affermano le ragazze. “Il motore di tutto è l’emozione, ed è questa che proviamo a portare nelle case delle persone, attraverso i corsi di formazione o sui social”.

Un’emozione con un raggio d’azione esteso soprattutto nel centro-nord d’Italia, ma scalabile su livello nazionale. Una cucina itinerante che vuole portare l’esperienza di cucina vegetale nella maniera più intima possibile, con l’obiettivo di instillare un’idea. Un bell’esempio di come due giovani donne, pur in un settore come la ristorazione dove lo spazio per le figure femminili è piuttosto limitato, possano mettersi in proprio e sviluppare il proprio business. “Nel futuro vorremmo fare sempre più corsi dedicati alla cucina vegetale, sempre più eventi dal vivo”, concludono le due fondatrici. “E ci piacerebbe molto scrivere un secondo libro: il primo è stato un romanzo sulla nostra storia d’amore, raccontata insieme alle ricette. Il secondo potrebbe essere proprio sull’esperimento dell’impatto sotto zero”.

 

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