Roboze
Innovation

L’imprenditore pugliese che produce anche componenti per l’esercito americano con la stampa 3D

Articolo tratto dal numero di febbraio 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Quando, poco più che ragazzo, vide una stampante 3D sulla copertina di un magazine che aveva tra le mani, Alessio Lorusso non ebbe dubbi: “Questo sarà il mio futuro”. Il sogno nato tra le mura della sua cameretta di casa, a Bari, diventò col tempo sempre più concreto. Oggi Alessio, classe 1990, è infatti fondatore e ceo di Roboze, una società attiva nella produzione di componenti per colossi dell’aerospazio, del motorsport e del settore energy, tra cui l’esercito americano e la Ducati.

L’azienda, sviluppata in Italia ma con obiettivi internazionali, progetta quelle che sono considerate tra le stampanti 3D più precise al mondo, con una tecnologia che permette di realizzare componenti estremamente performanti in una frazione di costo e tempo ridotta rispetto alla produzione normale. La società, attiva dal 2015, ha intenzione di raggiungere standard produttivi sempre più alti. 

Dal sogno alla realtà

“Al progetto di Roboze ho iniziato a lavorare nella mia stanza”, racconta Lorusso. “È una storia che dimostra che tutti sono in grado di creare tecnologia d’avanguardia: servono applicazione, costanza e anni di lavoro e di studio”. La scintilla è scattata dalla copertina di una rivista: “Tutto è partito 15 anni fa dalla copertina di Make Magazine, raffigurante una stampante 3D”, prosegue Lorusso. “Avendo già una formazione meccanica – all’epoca lavoravo già nell’autofficina di mio papà – sono rimasto affascinato da questa tecnologia. A 17 anni ho costruito la mia prima stampante 3D. Ho dovuto studiare meccanica, elettronica, programmazione informatica e scienza dei materiali. Ma studiavo solo quello che esattamente mi serviva, tralasciando tutto il resto”. 

Quello che all’inizio pensava fosse una curiosità giovanile si è poi trasformata in una possibilità di business. E da lì a poco ha fondato la sua società. “Ho dato vita al progetto Roboze nel 2013, ma ci sono voluti due anni per perfezionare la mia idea. I primi collaboratori sono arrivati poco più di un anno dopo. Si sono unite persone che hanno capito e sposato il progetto e con cui abbiamo cominciato ad analizzare profondamente il mercato”. Nel 2015 ha dato ufficialmente il via a questa avventura e nel 2017 è arrivato il primo grande cliente, la General Electric. Oggi Roboze può contare su un team di circa 120 persone, due headquarter nel mondo, quello per l’area Emea a Bari e quello Usa a Houston in Texas, un ufficio commerciale e tecnico a Milano e uno a Monaco di Baviera. 

I segreti di Roboze

“La nostra stampa 3D”, spiega, “ha una nuova tecnica di produzione just in time, on demand, personalizzata e più sostenibile. Permette di non sprecare risorse con una tecnologia che ha la stessa precisione e performance delle normali tecniche di produzione. Oggi aiutiamo i clienti a fare uno switch da una produzione di massa delocalizzata a una customizzata nel luogo di esigenza, con le nostre macchine e materiali nei loro shop floors. A volte chiedono a noi di produrre componenti, tramite la nostra rete di manufacturing partner presenti in tutto il mondo”. 

Nel suo progetto hanno creduto anche personaggi di spicco dell’imprenditoria italiana e non solo. Tra il 2020 e il 2021 hanno infatti deciso di investire Alfredo Altavilla, presidente esecutivo di Ita Airways ed ex vicepresidente esecutivo di Fca e il top manager della finanza Boris Collardi, oltre al fisico Federico Faggin, padre del microprocessore e co-inventore del touchpad e del touchscreen Alain Harrus (venture capitalist in Silicon Valley). Inoltre, il 2023 per Roboze è iniziato con un nuovo ingresso societario: è stato annunciata infatti l’entrata nel Roboze 3D Parts Network di RusselSmith, fornitore di servizi energetici integrati, per creare il primo Smart Manufacturing Solution Center in Africa, partendo dalla Nigeria.

La scelta di investire in Italia

Prima di sbarcare in tutto il mondo, Lorusso 11, facendo una scelta opposta rispetto a tanti imprenditori che hanno deciso di puntare sulle infrastrutture estere. “Ho voluto percorrere una strada diversa: mi piacciono quelle più difficili, ma che possono portare un grande vantaggio. Sono un fervido sostenitore di blue ocean strategy, ovvero la ricerca di un nuovo spazio di mercato per creare nuova domanda e di farlo sviluppando tutta la nostra tecnologia in Italia, a Bari. Credo che seguire strade non battute esponga a grandi rischi, che nascondono però opportunità sconosciute agli altri”. 

Ma non tutto è stato semplice per Lorusso. In Italia sono tanti gli ostacoli che s’incontrano: “Culturali, da parte di chi crede sia rischioso fare un salto nel vuoto; economici, perché è complesso reperire le risorse necessarie; burocratici, perché ogni giorno ci sono carte da firmare e documenti da inviare”. Ma il nostro Paese ha saputo dargli qualcosa che altrove non avrebbe trovato. “La grande capacità italiana, credo sia quella di trasformare gli ostacoli in opportunità”, afferma Lorusso. “In un momento geopolitico come quello attuale, il nostro estro e la nostra capacità di innovare possono seriamente creare un punto di svolta. È un’occasione unica e irripetibile che potrebbe portarci a un nuovo rinascimento italiano, questa volta digitale e con la sostenibilità come primo elemento imprescindibile”. 

I consigli di Lorusso

Inoltre, Lorusso dà un consiglio a chi vorrebbe mettersi in gioco in un settore, quello della tecnologia e dell’innovazione, complesso e ricco di ostacoli. “Tutti”, afferma, “possono diventare quello che vogliono essere. Non esiste il talento. Il talento è una scusa che diamo a noi stessi per dirci che non riusciamo o possiamo fare qualcosa. Esistono invece la passione, la curiosità e la perseveranza”. 

La stessa che Lorusso sta mettendo nei progetti futuri di Roboze. “Stiamo lavorando per creare le tecnologie di produzione e i materiali dei prossimi 20 anni. Crediamo che il futuro derivi dalla capacità di inventare i materiali di cui il mondo avrà bisogno, specie i biopolimeri e i biocompositi, materiali derivanti dalla natura in grado di rimpiazzare e sostituire quelli derivanti dai combustibili fossili. Abbiamo da poco lanciato sul mercato il primo polimero ad alte prestazioni a base biologica con rinforzo naturale. La Bio-based Pa di Roboze consentirà alle aziende manifatturiere di avvicinarsi ai propri obiettivi di sostenibilità e di contribuire a un futuro positivo per il pianeta. Questo, insieme allo sviluppo di intelligenza artificiale e share learning, ci vedrà protagonisti dei prossimi 20 anni nella stampa 3D industriale”.

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