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Space Economy

Relativity Space lancia il suo primo razzo stampato in 3D. Ma non riesce a raggiungere l’orbita

Questo articolo è apparso su Forbes.com

La startup Relativity Space ha lanciato con successo il suo razzo Terran 1 dal complesso di Cape Canaveral, in Florida, dopo che due precedenti tentativi erano stati annullati. Tuttavia, il razzo non è riuscito a raggiungere l’orbita a causa di un guasto al motore dello stadio superiore dopo una separazione riuscita.

Razzo 3D: una novità assoluta per il settore

Il razzo, quasi interamente stampato in 3D, è una novità assoluta per il settore. Nonostante il fallimento, l’evento fornirà all’azienda dati preziosi per i futuri lanci di prova.

La società produce i suoi razzi con le stampanti Stargate, che possono aiutare a costruire un razzo dai materiali grezzi alla preparazione al volo in circa 60 giorni.

“Non solo abbiamo sviluppato un nuovo razzo, ma abbiamo lavorato anche a una nuovissima piattaforma di produzione che abbiamo utilizzato per produrre la maggior parte di quel razzo”, ha dichiarato Josh Brost, vicepresidente di Relativity per le operazioni di vendita.

La stampa 3D come un’opportunità

L’azienda è stata fondata nel 2015 da Tim Ellis e Jordan Noone, che lavoravano entrambi in società spaziali più grandi: Ellis per Blue Origin, fondata da Jeff Bezos, e Noone per SpaceX, fondata da Elon Musk.

Entrambi stavano lavorando sulla stampa 3D in metallo e la loro esperienza li ha portati a vedere un’opportunità per come questa tecnica potrebbe portare allo sviluppo iterativo di veicoli spaziali e offrire altri vantaggi rispetto alla produzione aerospaziale tradizionale.

Le difficoltà iniziali di Relativity Space

I due fondatori sono anche membri della lista Forbes 30 Under 30. La sfida nell’avviare l’azienda, ha raccontato Ellis, ora ceo di Relativity Space, è che non avevano alcun accesso al capitale.

“Non sapevo nulla di imprenditoria, anche se avevamo deciso di avviare questa startup. E così Mark Cuban è stata una delle prime persone a cui ho pensato, perché avevo sentito dire da un amico che lui rispondeva alle e-mail a freddo”.

L’amico di Ellis aveva ragione. Insieme a Noone hanno deciso di inviare una e-mail al miliardario, provando diversi indirizzi finché non sono riusciti a trovare quello giusto. “L’oggetto che ha attirato l’attenzione del miliardario? Lo spazio è sexy, stampare in 3D un intero razzo”.

Ellis ha continuato: “Poi mi ha chiesto cosa volevamo da lui. E io gli ho risposto che stavamo raccogliendo il seed round e mezzo milione di dollari e che ci avrebbe farebbe piacere un finanziamento da 100mila dollari”.

Lui è tornato e ha detto: “Sai una cosa? In realtà finanzierò l’intero progetto. Vi darò mezzo milione di dollari”. Tutto questo è successo nel giro di circa 30 minuti.

Contratti di lancio per oltre 1,2 miliardi di dollari per Relativity Space

Da allora, Relativity ha raccolto oltre 1,3 miliardi di dollari in investimenti e Pitchbook stima che la valutazione dell’azienda sia ora di oltre 4 miliardi di dollari.

L’azienda ha concluso accordi con la Nasa, la società di banda larga satellitare OneWeb e altri clienti per contratti di lancio del valore di oltre 1,2 miliardi di dollari.

Nel suo quartier generale ha costruito alcune delle stampanti 3D più grandi del mondo, utilizzate per produrre la struttura e i componenti del razzo. Uno dei primi oggetti stampati dall’azienda, un anello di sei pollici di diametro, era a bordo del lancio di oggi.

Il progetto di Terran R

Il lancio di mercoledì ha riguardato il primo razzo più piccolo dell’azienda, il Terran 1, funzionale allo sviluppo del più grande razzo Terran R per il trasporto di carichi pesanti, che l’azienda prevede sarà la sua principale fonte di entrate.

Terran 1 è un razzo a due stadi in grado di trasportare carichi utili fino a 2.755 libbre nell’orbita bassa della Terra, al prezzo di 12 milioni di dollari.

Il razzo Terran R, che secondo i piani dell’azienda sarà completamente riutilizzabile, sarà in grado di sollevare carichi utili quasi 16 volte più pesanti rispetto al suo predecessore e di trasportare veicoli spaziali sulla Luna e su Marte.

Sul sito web dell’azienda il primo lancio è previsto per il 2024, ma questa tempistica dipenderà in parte dai dati raccolti dal lancio di Terran 1 e da altri, avverte Brost.

“Il posto di Terran 1 nella storia di Relativity è simile a quello del Falcon 1 per SpaceX”, ha detto a Forbes Caleb Henry, analista del settore spaziale per Quilty Analytics.

“L’obiettivo è quello di testare le tecnologie di lancio chiave in vista di un razzo più grande, per SpaceX il Falcon 9, per Relativity il Terran R, che possa competere per ottenere accordi lucrativi sul mercato commerciale”.

Il fallimento come parte del percorso

Il fatto che Terran 1 non abbia raggiunto l’orbita non dovrebbe deludere troppo le prospettive. Da un lato, il razzo ha effettivamente raggiunto il suo obiettivo per questo test, che era quello di superare il Q massimo, il punto di un lancio in cui il razzo è sottoposto alla massima pressione dinamica, un test chiave del carico strutturale che un veicolo spaziale può gestire.

I fallimenti del lancio sono abbastanza normali nell’industria dei razzi. “I veicoli di lancio hanno un tasso di fallimento più elevato nei primi anni di vita”, dice Henry.

“L’industria è abituata a questo fatto, dato che i nuovi razzi di aziende di tutto il mondo, Astra, Avio, Landspace, Mhi e Virgin Orbit, hanno avuto tutti dei fallimenti negli ultimi 12 mesi”.

Tuttavia, prima Relativity riuscirà a dimostrare un lancio di successo e meglio sarà, perché l’opportunità di mercato è più alta in questo momento.

Il ritardo delle altre aziende

Diverse aziende storiche, come United Launch Alliance, stanno smantellando gli attuali veicoli di lancio (in parte a causa delle restrizioni normative contro l’uso di motori a razzo di fabbricazione russa), ma sono ancora lontani anni dal lancio dei razzi di nuova generazione.

La domanda di nuovi lanci è in aumento anche grazie ai progressi delle tecnologie satellitari orientate all’orbita terrestre bassa.

“La capacità di lancio globale è attualmente limitata dalla chiusura dei veicoli esistenti, dall’avvio lento di nuovi vettori e dalla nuova domanda proveniente da grandi costellazioni a banda larga”, continua Henry.

“Le aziende che dispongono di veicoli heavy-lift affidabili e convenienti, in grado di effettuare lanci con una buona cadenza, hanno davanti a sé una grande opportunità”.

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