Daniela Bas
Leader

Una vita per i diritti e l’inclusione sociale, tra Onu e Commissione Ue. Daniela Bas si racconta a Forbes

Daniela Bas ha dedicato la sua vita all’inclusione in tutti i settori delle persone con disabilità, oltre all’uguaglianza per le donne e alla tutela dei diritti delle comunità indigene. Il suo percorso è fatto di successi in svariate carriere: iniziando all’Onu, dal 1986, poi all’Eufra, al Comitato per promuovere la difesa non armata e non violenta al Consiglio dei ministri in Italia, fino al ruolo di consigliere speciale per il vice presidente della Commissione europea.

Nata in Friuli, laureatasi in studi politici internazionali, Daniela ha guardato sempre avanti affrontando sfide e viaggiando. Anche a costo di rischiare la vita, come quando lavorava nel settore della lotta agli stupefacenti illeciti in tutti gli angoli del pianeta.

Lei è stata senior executive director della divisione per lo sviluppo sociale inclusivo al dipartimento degli Affari economici e sociali dell’Onu. In che cosa consisteva il suo lavoro?

La divisione è un portafoglio vasto e complesso che a livello globale promuove la riduzione delle diseguaglianze e della povertà estrema, il lavoro decoroso e l’inclusione sociale, seguendo le indicazioni dell’Agenda Onu 2030, con i suoi 17 obiettivi di sostenibilità (SDGs), concordata dai 193 stati membri che la compongono. Mi sono occupata di persone con disabilità, anziani oltre i 65 anni, giovani tra i 15 e i 24 anni, indigeni, cooperative, famiglia e sport per lo sviluppo e la pace.

Come vede al momento la situazione mondiale, travagliata da minacce di guerre e pandemie?

Spero che le buone politiche e la diplomazia vincano. Entro il 2050 una persona su sei avrà più di 65 anni e gli ultra-ottantenni saliranno dai 143 milioni del 2019 a 426 milioni nel 2050. Circa il 15% della popolazione mondiale è composta da persone che hanno qualche forma di disabilità. Inoltre il 50% della popolazione è femminile, mentre le persone indigene rappresentano circa il 6,2%. I giovani di età tra i 15 e i 24 anni sono il 16% della popolazione mondiale e nel 2030 raggiungeranno circa 2 miliardi e 400 milioni. Mi sono anche occupata delle cooperative e posso attestare che sono una forza per promuovere lo sviluppo sostenibile inclusivo, rappresentando più di un miliardo di persone. In base ai dati finanziari prodotti dal World Cooperative Monitor nel 2020, le maggiori 300 cooperative a livello mondiale hanno prodotto un turnover di oltre 2 miliardi di dollari.

Lei è stata anche molto attiva nel settore sportivo.

Ho gestito il mandato globale sullo sport per lo sviluppo e la pace. Lo sport può creare lavoro, ridurre le diseguaglianze, superare le barriere di genere e promuovere l’integrità. Lo sport, oltre a essere intrattenimento, è, come descritto dal Kazan Action Plan dell’Unesco, un’attività fisica che può essere goduta da tutti a prescindere dal genere, dall’età e dalla disabilità, perché va oltre il concetto di sport tradizionale e include, ad esempio, anche la danza e altre discipline creative. Pensando invece agli sport tradizionali, secondo i dati, tra i più proficui per il loro indotto annuo ci sono il cricket, con 3 miliardi e 500 milioni di dollari, o la Formula 1, con 1 miliardo e 400 milioni, il tennis con 700 milioni, il calcio con 50 miliardi, la pallacanestro con 7 miliardi, il wrestling con 1 miliardo e 27 milioni. Un altro settore interessante e in crescita è quello dello sviluppo sociale, con i suoi impatti enormi nelle dimensioni economiche, ambientali, culturali e politiche. Vi do voce da quando mi laureai nel 1985.

Da quando aveva sei anni lei si sposta in sedia a rotelle – che chiama scherzosamente ‘Spider’ come la Cabrio – a causa di un tumore che premeva sul midollo, poi rimosso chirurgicamente, che ha causato la paraplegia. Con la sua ‘Spider’ continua a viaggiare nei cinque continenti per piacere e per lavoro. Qual è il viaggio più interessante che ricorda? 

Di viaggi ne ho fatti molti, ma uno che mi è particolarmente rimasto impresso è a Dubai, nell’inverno del 2022. Fu un grande successo professionale, ma quello che mi colpì di più fu visitare il Museo del Futuro. È affascinante vedere come viene rappresentato il futuro nel 2071. È un’immagine molto forte di un mondo dove ci saranno automobili guidate da software, mezzi di trasporto che voleranno, la possibilità di visitare la Base Luna, che ospiterà 400mila persone, scelte nel mondo tra coloro che hanno competenze nei vari settori chiave per la nostra esistenza. E la Base Luna sarà completamente priva di barriere architettoniche.

Ci sono altre esperienze che ricorda come fondamentali per il suo percorso? 

Un altro viaggio molto significativo è quello che feci in Algeria a metà degli anni ’80. Visitare Algeri fu un’impresa abbastanza ardua, usando la sedia a rotelle. Ci furono quattro giovani algerini che a braccio mi portarono nei vari angoli della kasbah, dandosi il cambio, mentre altri portavano la sedia a rotelle appresso. Dopo alcuni giorni, con una piccola automobile, ci inoltrammo nel deserto del Sahara. Costruimmo una piccola tenda che si poteva montare in brevissimo tempo, all’interno della quale poi si posizionava una toilette da campeggio. Trascorrere le notti nei sacchi a pelo all’addiaccio, assicurandoci prima di formare un cerchio tutt’intorno con petrolio e repellenti per gli scorpioni e i serpenti, guardando il cielo stellato che si aveva l’impressione di poter toccare con mano, è stata un’esperienza indescrivibile. Un altro viaggio importante fu in Bolivia, quando mi occupavo della lotta contro l’uso illecito di stupefacenti e mi ero specializzata nelle colture alternative delle foglie di coca. Per percorrere 120 km con una jeep, salendo lungo la mulattiera strettissima sulle Ande, impiegammo oltre sei ore. Fu spettacolare vedere le piante subtropicali arrampicarsi sulle pareti rocciose delle montagne e i pappagalli multicolori librarsi nei cieli andini. In quell’occasione incontrai un bambino indigeno di sei anni, ospedalizzato e divenuto paraplegico a causa delle percosse subite. Era abbandonato su un lettino. Nell’arco di pochi giorni mi attivai con tutte le mie conoscenze per fare in modo che gli venisse data una sedia a rotelle, i medicinali che gli servivano e una famiglia che lo adottasse. Dopo alcuni mesi seppi che il bambino stava finalmente bene ed era stato adottato da una famiglia statunitense. Un altro viaggio, altrettanto interessante, fu alle Hawaii, perché tutti i mezzi pubblici come autobus, elicotteri, navi sono completamente accessibili a chi abbia una difficoltà motoria come la mia. Potersi muoversi senza ostacoli mi diede un’inebriante sensazione di libertà.

Ha detto anche che la sua disabilità è un valore aggiunto, perché le è da stimolo per superare le sfide della vita.

Diventai paraplegica nell’arco di una ventina di giorni all’età di sei anni, a causa di un raro tumore dei bambini. Mi si racconta che ho sempre avuto un carattere forte e indipendente. Ho inoltre genitori e un fratello fantastici. Tutto questo mi ha permesso di superare ostacoli, sviluppare la mia creatività e resilienza per vincere le sfide, l’abilità nel trovare soluzioni e sviluppare empatia e comunicazione. Queste sono, in fondo, le caratteristiche che possiede un leader e in tal senso la mia disabilità è un valore aggiunto, perché mi ha permesso di raffinarle e rinforzarle.

Negli ultimi anni si parla sempre più di leadership al femminile. Cosa ne pensa?

Quello per diventare una leader donna è un percorso in salita, dato che c’è ancora la tendenza a considerarlo un appannaggio quasi esclusivamente maschile, anche se le cose in molti paesi stanno cambiando. Ho incontrato pochissime donne leader con disabilità a livello internazionale. Spero di creare con loro un network per promuovere la diversità e l’inclusione o, come mi disse il ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani: “Non inclusione, ma libertà, dove si guarda non all’abilità fisica, ma al contenuto e al carattere della persona”.

Come vede il suo futuro e quali saranno le sue nuove sfide? 

Il mio motto, incorniciato in un quadretto che tengo sulla scrivania, è: “Va tanto lontano fino dove arrivi, e una volta là vedrai oltre”. Ho avuto la fortuna di guidare un team molto competente, che mi ha aiutato a servire i principi dell’Onu per anni con passione, dedizione e risultati soddisfacenti. Il futuro al di fuori delle Nazioni Unite lo vedo con me impegnata in sfide e traguardi ancora più ricchi di significato e scopo, in veste di consulente esperta di sostenibilità e sociale per il benessere delle persone e del pianeta. A livello personale sarò impegnata come attivista per la disabilità a tutto campo. Inizio il mio entusiasmante progetto di vita collaborando con leader che collegano gli obiettivi dei SDGs con la strategia aziendale come un modo per aumentare le opportunità di sostenibilità e innovazione, mettendo a disposizione le mie conoscenze, la mia rete di contatti e la mia passione.

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