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“Malpagati e umiliati”: un’inchiesta svela come lavorano gli addestratori di Chatgpt

Gli americani lo chiamano con disprezzo “grunt work”, lavoro umiliante e mal pagato. A praticarlo una volta tanto non è Elon Musk, ma il suo ex socio di OpenAI: quel Sam Altman, che oggi spopola con l’app ChatGpt.

Secondo una inchiesta del network Nbc, l’azienda sta applicando una formula cinica di sfruttamento. OpenAI con la mano destra incassa 10 miliardi di dollari elargiti da Satya Nadella il Ceo di Microsoft, cui si aggiunge un recente investimento di 300 milioni capitale a rischio, e con la mano sinistra paga gli “addestratori” dell’Ia con 15 dollari l’ora senza offrire nessuna garanzia.

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Gli addestratori di AI

Su quel saliscendi urbano che sono le strade di San Francisco, dove è basata OpenAI, si staglia ancora l’ombra di Gordon Gekko, lo squalo di Wall Street con sigaro tra i denti e bretelle, capelli impomatati e un’innata avidità. L’inchiesta di Nbc fa luce su un lavoro oscuro e malpagato, privo di garanzie e fa nomi e cognomi. Alexej Savreux, 34 anni di Kansas City, prima di diventare addestratore di ChatGpt ha anche servito panini al fast food.

Alexej è il simbolo di un esercito di addestratori di AI che hanno lavorato nell’ombra negli ultimi anni etichettando migliaia di foto e analizzando i dati che permettono alle intelligenze conversazionali di evolversi. Dice Savreux: “Puoi progettare tutte le reti neurali che vuoi, puoi coinvolgere tutti i ricercatori che vuoi ma senza etichettatori non hai ChatGPT. Non hai niente”.

Reclutamento anche a Nairobi

Ma l’accusa sollevata da questa nuova generazione di lavoratori a contratto e mal pagati si estende anche al passato. Per costruire i loro imperi informatici gli imprenditori dell’It avrebbero fatto affidamento su migliaia di lavoratori. Si va dagli operatori di schede perforate negli anni ’50 ai più recenti appaltatori di Google.

Ma l’esercito di formiche che alimenta le grandi piattaforme non si ferma ai confini americani. Quando il mercato dell’Ia è cresciuto ed è arrivato a 100 milioni di app scaricate, la ricerca di collaboratori è arrivata perfino a Nairobi. Lì infatti oltre 150 addetti hanno lavorato per Facebook, Tik Tok, e ChatGPT. Proprio questi lavoratori, come riferisce la rivista Time, hanno appena creato un sindacato per difendere i loro diritti citando la bassa retribuzione e la fatica mentale di questo lavoro. Potrebbe una miccia accesa che potrebbe a breve diventare incendiare nel mercato globale.

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