Small Giants

La storia di Borgo Cashmere, l’azienda nata sulle colline fiorentine che ora esporta in tutto il mondo

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Articolo tratto dall’allegato Small Giants del numero di marzo 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Sulle colline fiorentine nasce e cresce una storia tipicamente italiana, che racconta di passioni tramandate, visione futura, sensazioni, qualità ed eccellenza assoluta nell’artigianato. “Il cliente deve dire ‘wow’ quando vede un nostro capo, sentirsi coccolato quando lo indossa e percepirlo come qualcosa di perfetto al millimetro in ogni singolo dettaglio”, dice Elia Fredducci.

Questa è una storia del made in Italy, unico al mondo proprio grazie alle Small Giants che popolano il nostro territorio. Questa è la storia de Il Borgo Cashmere, difficile da condensare in un solo racconto poiché è su gioielli di questo tipo, i cosiddetti family business, che si fonda la spina dorsale produttiva d’Italia.

Il Borgo Cashmere oggi esporta in tutto il mondo

Il Borgo Cashmere nasce nel 1949 a Borgo San Lorenzo, nel Mugello, a una manciata di chilometri da Firenze. Fin dalle sue origini si capisce che non è – e non sarà – un racconto come un altro. “Noi siamo la quarta generazione, l’azienda fu fondata dalla mia bisnonna nel secondo dopoguerra e già quella scelta, di per sé, fu all’avanguardia perché a quel tempo non esistevano donne imprenditrici”, spiega Elia, director of sales.

Il sogno dei Fredducci, che si alimenta di passioni, a metà anni ’90 passa nelle mani di papà Franco, il quale si dedica a produzioni di altissima qualità entrando nel mercato del lusso e collaborando con i più rinomati brand internazionali nell’haute couture. Fino a diventare una fucina di idee e sperimentazioni, in cui si combina il know-how artigianale con le ultime innovazioni creative e tecniche. Il Borgo Cashmere oggi lavora in tutto il mondo: “Stati Uniti e Giappone sono i nostri mercati principali”. E lo fa grazie alla sapiente visione di Franco Fredducci, affiancato dalla moglie Serena Landi e dai figli Matteo, Elia e David. 

Riavvolgiamo però il nastro perché il racconto è di quelli pieni di passione, qualità, competenze e vision. Basti pensare che nella grande epoca della delocalizzazione Il Borgo Cashmere si è imposto di rimanere ancorato alla radici del suo paese di origine, dove si pensa, si crea e si spedisce in ogni angolo del mondo: da New York a Tokyo, da Seoul a Londra passando per Los Angeles, oltre alle località italiane a Firenze e Milano.

“I nostri artigiani sono il nostro tesoro”

“La verità è che i nostri artigiani sono il nostro tesoro, puoi avere anche l’idea più bella del mondo, ma nella produzione di capi d’abbigliamento di lusso, se non hai le persone che sono in grado materialmente di realizzare il prodotto non fai strada”, prosegue Elia Fredducci.

“Perciò puntiamo sul territorio, sulla nostra gente, abbiamo perfino aperto una scuola per formare tutta una serie di figure che oggi si fatica a trovare. Faccio un esempio: la stireria di qualità non la trovi più da nessuna parte. I nostri prodotti devono essere perfetti, non possiamo permetterci nessun errore. Il nostro abbigliamento deve essere stirato al millimetro, e queste figure non le trovi quasi più, per questo le formiamo al nostro interno con una scuola dedicata con oltre 900 ore di corsi. Siamo sempre alla ricerca di personale specializzato”. 

Raffinatissima eccellenza, è uscita rafforzata dopo il 2020 e il 2021, periodo in cui la pandemia ha fatto registrare notevoli problemi per tutto il settore. “Essenzialmente abbiamo chiuso un 2022 eccezionale sotto più aspetti, non si vedeva un’annata così da diverso tempo. Il 60-70% del nostro lavoro è per conto dei grandi brand internazionali ed è stato difficile, perché la pandemia ha raso al suolo tutta una serie di micro aziende, magari formate da una decina di persone, che erano fondamentali per noi. La fatica è nata dal fatto che a un certo punto non si riusciva più a evadere tutti gli ordini, c’era troppo lavoro, e anche noi che contiamo un centinaio di dipendenti avevamo la necessità di essere supportati da piccolissime aziende in grado di produrre altissima qualità e dare quindi flessibilità a tutto il reparto produttivo.

Ci siamo dovuti adeguare, non potendo più contare su di loro, ed è stato entusiasmante organizzarsi per raggiungere il massimo della capacità produttiva. Siamo arrivati ad avere le macchine in funzione per 16 ore, distribuendo i turni dei nostri incredibili artigiani su due gruppi al lavoro per otto ore ciascuno.

E poi abbiamo visto il ritorno dei grandi clienti americani nelle nostre boutique, il mondo del lusso ha spinto davvero forte nel 2022 e la richiesta rimarrà alta nei prossimi anni perché, quando alla base c’è la qualità, le richieste arrivano. Il difficile sarà trovare personale qualificato per realizzare il nostro prodotto. Il brand è forte in America e soprattutto in Giappone, dove appunto c’è una cultura maniacale dei dettagli”.

Ricerca, sviluppo e tradizione

Il Borgo Cashmere però ha anche due segreti che gli hanno permesso di restare sulla cresta dell’onda senza mai svincolarsi dalle proprie radici: ricerca e sviluppo. “Altissimo artigianato, cura del minimo dettaglio e capacità di utilizzare prodotti come nessun altro. Sono i nostri tre punti cardine. Nella nostra azienda ogni anno produciamo circa 1.500 prototipi perché solo in questo modo, con una continua innovazione e capacità di combinare i materiali migliori, puoi competere.

Il nostro prodotto deve dare emozioni e il prototipo non rimane tale, viene realmente messo sul mercato: non rimane un qualcosa da vetrina, ma può essere realmente indossato tutti i giorni, per l’ufficio o semplicemente per una partita di golf. Ad esempio, noi siamo tra i pochissimi al mondo a saper trasformare e fondere materiali molto eterogenei tra loro come pelle e cashmere. È un pregio che non si trova facilmente sul mercato e comunque non al prezzo a cui lo presentiamo noi.

Devi avere una specificità nel saperlo realizzare, ed è il motivo per cui siamo sempre attenti alla formazione dei nostri dipendenti: la vera sfida da vincere è questa, cioè avere personale con passione e voglia di imparare il mestiere e – da parte nostra – la volontà di trasmetterlo”.

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