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La storia di Enrico Albertini, il custode della biodiversità che studia uccelli a rischio estinzione

Una passione fin dall’infanzia per i rapaci notturni. I gufi, i barbagianni, gli allocchi, le civette: oltre i pregiudizi e i luoghi comuni che spesso vengono associati in Italia a questi uccelli. Un colpo di fulmine si potrebbe dire per Enrico Albertini, che ha cominciato ad amarli per merito di una ricerca scolastica in terza elementare. Da adulto Albertini è riuscito a coronare il suo sogno di prendersi cura dei rapaci notturni. Ha creato una struttura, il Centro Monticello, nella sua proprietà di campagna nel territorio di Lecco. Qui alleva e studia con il supporto di esperti e studiosi gli uccelli a rischio estinzione.

Che cosa fa il Centro Monticello

Il centro si occupa della riproduzione in cattività di specie rare e non solo: anatidi, gru, cicogne, avvoltoi, aquile e corvidi ma anche di specie ornitiche minacciate a livello locale e globale. E all’attivo ha già qualche risultato fuori dal comune. Meritoria l’azione compiuta per il Gipeto (o Avvoltoio degli agnelli) che sulle Alpi era estinto dall’inizio del secolo scorso. Oltre 30 anni fa un piccolo gruppo di ricercatori austriaci ha avviato un progetto transfrontaliero per reintrodurre la specie nelle aree alpine. Il Centro Monticello, con il patrocinio della Regione Lombardia, è stato il primo in Italia a ricevere in affidamento nel 2003, dalla Bearded vulture foundation (ora Vcf), una coppia di Gipeti. Nel 2010 si è aggiunta una seconda coppia al centro per contribuire al progetto finalizzato al rilascio in natura dei giovani nati nei luoghi d’origine.

Monticello ha realizzato anche un progetto sperimentale insieme al Parco Lombardo della Valle del Ticino finanziato dalla Fondazione Cariplo con la collaborazione del Tierpark Goldau e dell’Università di Berna. Obiettivo: il rilascio di cicogne nere nate in cattività. Il lieto evento si è verificato nel 2006, quando due coppie si sono riprodotte all’interno del centro e hanno allevato cinque giovani. Due esemplari, un maschio e una femmina, sono stati poi rilasciati con successo in natura. Numerosi i progetti anche all’estero che vedono il Centro Monticello in prima linea. Enrico Albertini ha inoltre giocato un ruolo di primo piano negli ultimi 15 anni nel percorso di conservazione di strigiformi nella Repubblica Dominicana. Progetti e risultati che in quasi 50 anni di attività hanno consentito alla struttura lombarda di farsi conoscere anche fuori dei confini regionali e nazionali. Oggi il centro Monticello è parte di un network internazionale con cui condividere dati e informazioni sugli esemplari accolti: biologia, gestione, riproduzione, esigenze sanitarie, alimentazione.

Il progetto nelle Filippine

L’attività che era nata come un hobby è diventata un lavoro a tempo pieno o quasi per Albertini. Con l’idea che salvare il pianeta e le sue biodiversità sia il migliore degli investimenti, il fondatore della struttura per i rapaci a rischio ha da tempo allargato il suo campo d’azione. “Tra i progetti che stiamo portando avanti uno riguarda le Filippine e nasce dall’incontro con Joel Sartore, uno dei fotografi più famosi del National Geographic, e con il consulente scientifico Pierre de Chabannes. Ho conosciuto queste due persone alcuni anni fa. Da loro ho appreso l’esatta e fragilissima situazione dell’arcipelago del Sudest asiatico. Il 75% delle foreste planiziali nelle Filippine sono state abbattute negli ultimi decenni. L’habitat naturale di specie come il gufo reale delle Filippine, il Bubo philippensis, è minacciato. Pur trattandosi di un luogo lontano rispetto al nostro quotidiano, è una realtà che necessita di grande attenzione, di programmi di conservazione e di progetti in-situ ed ex-situ”, racconta Albertini. Una nuova missione (quasi) impossibile per il centro Monticello.

In questa occasione Albertini può contare su validi alleati. Attraverso Sartore e De Chabannes, ha conosciuto Dino Gutierrez della Talarak Foundation, che già dal 2009 si occupa di preservare e recuperare le specie a rischio delle isole Visayas tra il Mar delle Filippine ad est e il Mar di Sulu ad ovest. In Europa non ci sono centri e strutture che si occupano di questo tipo di uccelli, di solito sono l’Inghilterra e la Repubblica Ceca a farsi carico di tali realtà. Per l’Italia potrebbe quindi essere l’occasione per dare un contributo significativo. Così Albertini ha già pronto il biglietto per le Filippine: in autunno sarà nei luoghi del gufo reale delle Filippine per cercare di comprendere come poter agire al meglio.

La fondazione

E siccome quelli dall’estero chiamano sempre di più, il fondatore del centro Monticello sta lavorando a un progetto di fondamentale importanza. “Sto pensando di realizzare una fondazione per poterci prendere cura delle specie endemiche di tanti paesi stranieri che sono a rischio estinzione contando anche su contributi e finanziamenti internazionali”, aggiunge ancora Albertini. Al momento, salvo alcuni progetti specifici, il centro Monticello spesso si affida ai volontari e al buon cuore di tanti donatori. Ora la musica potrebbe cambiare. Di pari passo con l’impegno concreto per la salvaguardia delle specie a rischio d’estinzione va avanti l’attività didattica nel centro del territorio lecchese. Visite guidate e iniziative per i bambini si svolgono nella villa nobiliare presente all’interno della proprietà di Albertini, per avvicinare le giovani generazioni al mondo dei rapaci notturni.

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