Innovation

Controllare in 15 minuti 50 milioni di dati sul nostro corpo: la nuova sfida healthcare del fondatore di Spotify

Articolo tratto dal numero di maggio 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Se a meno di 30 anni hai portato lo scompiglio nell’industria musicale, che cosa puoi fare a 40, appena compiuti, quando hai già conquistato il potere e sei da tempo una presenza stabile nelle classifiche dei miliardari di Forbes? Puoi solo cercare un campo di gioco più grande e una sfida più difficile. Daniel Ek, il creatore di Spotify, ha scelto il terreno della salute, da rivoltare spargendo ovviamente intelligenza artificiale, machine learning, big data. Dopo un lungo lavoro di preparazione assai riservato, è uscito allo scoperto con una nuova startup, Neko Health, che è anche il nome della clinica appena aperta nella sua Stoccolma, dove si va per farsi curare in salute.

Il nuovo spazio di conquista

La scelta di Ek è la segnalazione di una delle più promettenti frontiere della rivoluzione digitale, la e-health, l’applicazione di tutte le tecnologie in un mondo dove finora si è fatta molta ricerca scientifica e poca innovazione. Un mercato che solo in Europa vale già 41 miliardi di euro e che raggiungerà entro il 2030 un giro d’affari di 1.500 miliardi a livello globale, secondo la banca d’investimenti Klecha & Co. Uno spazio di conquista enormemente più grande della musica, che nel 2022 ha avuto un giro d’affari di circa 26 miliardi di dollari. Ma non c’è solo il profumo dei soldi.

La serie tv su Spotify

Chi fa davvero innovazione in qualche modo vuole cambiare il mondo. E almeno all’inizio ci crede e ci prova. Ek è uno stupendo esemplare di rivoluzionario del business, che vede quel che altri non vedono, crede in quel che molti considerano impossibile o fuori dalle regole, considera le difficoltà uno stimolo e non un ostacolo, ha una sana ossessione ed è in grado di farla diventare la missione del team di cui diventa leader. Il caso Ek-Spotify è talmente emblematico che Netflix gli ha dedicato una serie, The Playlist, che di fatto è un piacevole corso in sei episodi che aiuta a capire molto sull’innovazione, il digitale e i suoi campioni.

Da Ragsvade a Spotify

Ek è il piccolo genio informatico di Ragsvade, il quartiere periferico di Stoccolma dove è cresciuto e dove torna per portare alla madre piccoli elettrodomestici e gadget digitali sempre più costosi. A 16 anni dovette creare la sua prima società perché, sviluppando siti internet, faceva troppi soldi: guadagnava più di mamma e papà messi insieme. Si candidò per Google, che non lo prese perché non era laureato. Lui reagì dicendo: “Le farò concorrenza”.

Non male per l’ego di un ventenne. Fondò la sua società di marketing, la vendette e se ne andò subito, perché non voleva lavorare per altri. Spotify nacque dopo mesi di lavoro in segreto e dopo tre anni impiegati per convincere le case discografiche americane a cedere i diritti, a far diventare ‘normale’ ciò che in quel momento era persino fuori legge (andate a cercare sul web PirateBay e Napster). Ossessione, pazienza, tenacia. Formula che ritorna nella nuova startup, che non è spuntata dal nulla, ma dopo quattro anni di preparazione in gran segreto. Una sorpresa, quindi, la svolta sanitaria del signore dello streaming musicale? Non proprio.

La nuova ossessione

L’ossessione è un fiume carsico, che a un certo punto trova la via d’uscita. “Passa il tempo libero a pensare come sistemare il sistema sanitario ‘incasinato’, leggendo studi su genetica e sequenziamento del Dna”, scriveva il Financial Times nel 2013, raccontando un incontro con Ek. Adesso sappiamo che il suo non era proprio uno svago. “Penso che fra 30 anni ci guarderemo indietro e diremo che il modo in cui i medici ci trattano ora è vicino alla stregoneria”, diceva al quotidiano, candidandosi già a essere l’uomo del cambiamento: “Non sono l’inventore, ma potrei essere la persona abbastanza stupida da andare contro il sistema e cercare di batterlo alle sue stesse condizioni”. A proposito di Spotify ha detto: “Io ho visto dieci anni prima di tutti gli altri”. E molti adesso si aspettano che lo stia facendo anche in tema di salute.

Il rapporto con l’Italia

Ek è talmente ‘stupido’ da aver investito su Neko Health 30 milioni di dollari con il suo fondo Prima Materia, che non ha nulla a che fare con Spotify e che ha creato con un miliardo di dotazione per sostenere imprese europee innovative in grado di risolvere i principali problemi della società. Il nome è proprio così, in italiano, perché è ispirato alla terminologia della chimica e della filosofia, dove la prima materia è quella da cui tutte le altre cose vengono create. Ek del resto ama e conosce l’Italia, dove si è sposato nel 2016 con Sofia Levander, a Torno, sul Lago di Como.

Meglio prevenire che curare

A sentire lui, quello che sta vedendo è semplice. Come la metafora che usa per spiegare il senso di Neko Health: “Non è strano che dal 1965 controlliamo le nostre auto ogni anno, ma aspettiamo che il nostro corpo cada a pezzi prima di fare qualcosa?”. Anche se in Italia la revisione delle auto non è annuale ma biennale, il concetto non cambia. “Si fa poca prevenzione perché i medici non hanno tempo e strumenti”, è la sua idea.

Nella clinica di Stoccolma in 15 minuti e con poco meno di 150 euro un algoritmo controlla 50 milioni di dati su pelle, cuore e respirazione e ‘anticipa’ le malattie. Non è male come idea. Soprattutto in paesi come l’Italia, dove il rapporto tra spesa sanitaria pubblica e Pil è tra i più bassi d’Europa e non è destinato a salire. Forse prevenire, investendo sull’intelligenza artificiale, non sarà solo meglio che curare, ma alla fine anche meno costoso per tutti.

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