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Roberto Vacca, director private banker di UBP a Monte Carlo
Business

Diversificare e ridurre la volatilità: la ricetta di UBP contro l’inflazione e le attuali sfide socio-economiche

Da Milano a Londra, passando per Ginevra, fino ad arrivare a Monte Carlo. Il viaggio nel mondo bancario di Roberto Vacca, oggi director private banker della banca svizzera UBP, proprio nel Principato, è stato un viaggio internazionale e sfidante. Ma, come racconta a Forbes.it, gli ha permesso di inseguire la sua vera passione: il wealth management. 

Prima di arrivare in UBP, quali sono state le tappe fondamentali della tua carriera? 

Dopo aver conseguito la laurea triennale in Economia e Management alla Luiss, sentivo di aver bisogno di perseguire un percorso più internazionale. Perciò dopo aver sostenuto una dura selezione, sono stato selezionato per un Quadruple Master Degree Program in International Management presso la ESCP Europe, attualmente quinta al mondo secondo il ranking del Financial Times. Il processo di selezione è stato duro, però non rimpiango le ore passate a prepararmi in quanto ho potuto conseguire quattro lauree specialistiche in 4 paesi europei (Italia, Gran Bretagna, Francia, Spagna), studiando in quattro lingue diverse. Parallelamente, ho effettuato le mie prime esperienze di lavoro in Corporate banking a Milano e Investment Banking – Leveraged Buyout a Londra presso l’UniCredit, e a seguire come analista finanziario a Ginevra. Ma la mia vera passione l’ho scoperta nel wealth management, lavorando presso le banche svizzere Julius Baer e Rothschild & Co in Lussemburgo come Junior Private Banker. Tuttavia, quando mi si è presentata l’opportunità di lavorare in uno degli hub finanziari più importanti d’Europa come Monte Carlo, presso un top-notch player come UBP, non ho esitato ad accettare una nuova sfida. Perciò da gennaio 2022 lavoro come director private banker presso la banca svizzera UBP a Monte Carlo, dove mi occupo della gestione patrimoniale di UHNWI (High net worth individual).

Quindi, concentrandoci proprio su UBP, come è strutturato il suo business e quali sono i suoi punti di forza rispetto ai competitor?

UBP è una delle più rinomate banche private svizzere con asset pari a 140 miliardi di franchi svizzeri a dicembre 2022. In un mondo in costante evoluzione, la capacità di adattarsi al contesto e di offrire soluzioni ‘tailor-made’ sono alla base del successo di UBP, unita alla sua solidità finanziaria. In un momento di crisi bancarie, penso che la nostra solidità finanziaria sia particolarmente apprezzata dai clienti che possono fare affidamento su una delle banche finanziariamente più capitalizzate in Europa con rating creditizio AA2 dato da Moody’s sui depositi a lungo termine e CET Tier 1 ratio del 26.7%. Riguardo UBP – Monte Carlo, il più grande riconoscimento sulla competitività dei nostri servizi di gestione patrimoniale é stato dato da PWM/The Banker premiandoci per tre anni consecutivi come ‘Best Private Bank’ nel principato. 

Tra le tante sfide degli ultimi anni, quella della digitalizzazione è sicuramente stata una delle più grandi per il settore bancario. Ma quanti vantaggi sta apportando?

Nel settore della gestione patrimoniale, la digitalizzazione mira principalmente a migliorare l’esperienza e l’interazione del cliente con la banca privata e ad automatizzare i processi interni aumentando la scalabilità del business. Tuttavia, la raccolta di dati non è irrilevante: la privacy e la cybersicurezza sono due aspetti cruciali. È importante notare che, anche con l’uso di nuove tecnologie, le banche private non potranno mai diventare delle banche completamente digitali. Il fattore umano rimarrà sempre centrale, specialmente per clienti altamente sofisticati come gli UHNWI che richiedono servizi su misura. Per rimanere competitive in un panorama digitale in rapida evoluzione, le banche private devono adottare la tecnologia con una strategia tecnologica adeguata e ponderata a livello aziendale.

Guardando invece al presente, quali sono le vostre indicazioni per questa restante parte del 2023, considerando l’attuale complesso scenario macroeconomico?

Nel 2023 l’inflazione dovrebbe rimanere elevata, per ritornare a livelli in linea con i target della banca centrale americana ed europea solo nel 2025. In merito alla crescita del Pil, la divergenza tra paesi emergenti e sviluppati dovrebbe aumentare: con i primi che registreranno tassi di crescita sostenuti, mentre i secondi avranno una crescita modesta. Alla luce di questo quadro macroeconomico, in cui l’alta inflazione dovrebbe ridurre i margini delle aziende e la politica monetaria restrittiva dovrebbe ridurre la domanda, ci si aspetta una revisione al ribasso degli EPS negli Usa e in Europa che dovrebbe portare ad una compressione dei multipli di valutazione, particolarmente negli Usa dove le azioni sono a premio rispetto all’Europa. Mentre, le obbligazioni di aziende con rating investment grade possono offrire delle opportunità interessanti, in quanto i rendimenti proposti sono un unicum nell’ultimo decennio. Sarebbe raccomandabile avere una esposizione a tali obbligazioni a cedola fissa ed estendendone la maturità per quanto possibile, in modo da beneficiare di ritorni elevati per un periodo prolungato in un contesto che vedrà una riduzione dell’inflazione e perciò dei tassi di interesse. Allo stesso modo, gli hedge funds possono beneficiare di questo periodo ad alta volatilità, grazie alla loro abilità di generare alfa a prescindere dall’andamento del mercato. Infine, date le restrizioni delle catene di fornitura globali, un decennio di sotto-investimenti nel settore e le tensioni geo-politiche crescenti con i principali fornitori di materie prime o terre rare (vedi Russia e Cina), le commodities dovrebbero sperimentare un ciclo rialzista. Da ultimo, bisogna anche considerare il private equity come componente fondamentale di un’asset allocation ottimale, per la sua capacità di aumentare la diversificazione, ridurre la volatilità del portafoglio, aumentare i rendimenti e introdurre una protezione dall’inflazione.

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