Hanoi, Vietnam
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Investire in Vietnam: perché il Paese potrebbe essere la prossima tigre asiatica

A cura di Johannes Loefstrand, gestore del fondo T. Rowe Price Funds Sicav – Frontier Markets Equity, T. Rowe Price

I mercati di frontiera, che ospitano 16 delle 20 economie in più rapida crescita al mondo nell’ultimo decennio, presentano in genere fondamentali solidi, spesso caratterizzati da popolazioni giovani, bassi costi del lavoro e modesti oneri del debito.

Tuttavia, anche se le economie di frontiera rappresentano il 36% della popolazione mondiale e il 15% del Pil totale, rimangono decisamente fuori dai riflettori degli investitori. In effetti, solo lo 0,3% del totale del mercato azionario globale risiede nei mercati di frontiera.

Sebbene la performance dei mercati di frontiera nel lungo periodo sia stata solida, con rendimenti paragonabili a quelli dei mercati azionari più consolidati, molti investitori si limitano a ritenere che questo mercato si comporti in modo simile all’indice dei mercati emergenti comunemente diffuso. In realtà, la performance dei mercati di frontiera mostra una bassa correlazione sia con i mercati emergenti che con quelli sviluppati, soprattutto a causa della ridotta attività degli investitori esteri.

Un’altra idea sbagliata riguardo ai mercati di frontiera è la liquidità. Sebbene tendano a essere meno liquidi rispetto ai mercati sviluppati ed emergenti, le condizioni di liquidità sono in continuo miglioramento in molti mercati di frontiera e non sono affatto problematiche.

Il Vietnam: un mercato vario e dinamico

Il Vietnam è la prossima tigre di frontiera che potrebbe ruggire negli anni a venire. Si tratta di un mercato profondo e liquido, con circa 1.700 società quotate. Inoltre, scambia in media più di 1 miliardo di dollari al giorno, alla pari con i mercati più sviluppati, come il Messico.

Nell’ultimo decennio, il Vietnam ha registrato un forte aumento delle esportazioni, mentre la crescita della produttività ha superato quella dei vicini regionali. Con una popolazione giovane, una continua urbanizzazione e un aumento del reddito disponibile, il Vietnam sta rapidamente diventando una classica economia di consumo. Infatti, all’inizio del millennio, nel Paese c’erano solo sei milioni di persone classificate come classe media o benestante, ma si prevede che entro il 2030 la cifra salirà a più di 75 milioni.

Consumatori in aumento

Una società che potrebbe capitalizzare il boom dei consumi è Mobile World, che ha il potenziale per diventare il principale rivenditore del Paese. Come suggerisce il nome, Mobile World è la principale azienda vietnamita di vendita al dettaglio di prodotti elettronici, ma non è questo il fattore chiave del suo appeal.

La caratteristica principale di Mobile World è la sua esposizione alla vendita al dettaglio di generi alimentari. La vendita al dettaglio formale di generi alimentari è ancora poco sviluppata in Vietnam e rappresenta solo il 10% del mercato totale. Si tratta di una percentuale di gran lunga inferiore a quella di altri paesi asiatici, come la Malesia e la Tailandia, che raggiungono il 50%.

Un’altra società destinata a beneficiare dell’espansione dei consumi in Vietnam è PNJ, il più grande rivenditore di gioielli del Paese. Sebbene la popolazione vietnamita sia tradizionalmente un grande acquirente di oro, l’aumento della ricchezza della classe media sta accelerando la domanda di gioielli. La fiducia è il motore principale del successo di PNJ, dato che gran parte del commercio di oro nel Paese rimane incredibilmente informale.

Istruzione elevata

Oltre all’aumento della classe media, un altro fattore chiave a lungo termine per il Vietnam è il suo livello di istruzione: secondo l’Ocse e la Banca mondiale, il Paese vanta un tasso di alfabetizzazione superiore alla media Ocse. Questo si traduce in posti di lavoro più qualificati in settori e industrie specializzate, sia per gli uomini sia per le donne. È chiaramente evidente nel settore tecnologico, con una forte percentuale di informatici e programmatori qualificati.

FPT, l’azienda leader in Vietnam nel settore IT, trae grande vantaggio da queste solide basi. FPT è unica nel mondo dei gruppi di outsourcing IT in quanto possiede una propria università, dove istruisce i suoi oltre 70.000 studenti, principalmente nello sviluppo di software.

Un decennio di sviluppo

Oggi il Vietnam è un Paese completamente diverso da quello che ho visitato per la prima volta dieci anni fa. Il Pil pro-capite è raddoppiato in questo periodo, mentre gli skyline delle città sono cambiati, la penetrazione dei telefoni cellulari è aumentata vertiginosamente e la lingua inglese è diventata decisamente più diffusa.

Negli ultimi anni, tuttavia, l’economia non ha avuto vita facile. Sebbene l’anno scorso il governo vietnamita abbia compiuto passi positivi nella lotta alla corruzione, una conseguenza involontaria è stata la decrescita del mercato immobiliare locale. Insieme alla riduzione delle esportazioni dovuta al rallentamento dell’economia globale, nel primo trimestre si è registrata una crescita del Pil di appena il 3,3%, il dato peggiore degli ultimi dieci anni.

Tuttavia, dopo la nostra recente visita nel Paese, siamo sempre più fiduciosi che il Vietnam abbia superato la fase peggiore dell’attuale rallentamento, soprattutto perché il governo ha annunciato una serie di misure per stimolare l’economia nel breve periodo. È importante notare che la narrativa strutturale di lungo periodo rimane intatta, in quanto il Vietnam continua a raccontare una storia convincente guidata dagli Ide, con le grandi aziende che si stanno diversificando dalle basi produttive concentrate in Cina o a Taiwan.

L’indice Vietnam Ho Chi Minh è attualmente scambiato a meno di 12x gli utili a un anno, contro una media storica di circa 14x. Riteniamo che si tratti di un’opportunità incredibilmente interessante per avere un’esposizione a questo mercato, soprattutto perché prevediamo che nei prossimi tre anni la sua ascesa nell’indice MSCI Emerging Markets aumenterà significativamente il profilo delle aziende leader del Paese.

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