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La ripartenza dell’economia statunitense dal 2021 a oggi: l’analisi di Lucio Miranda, presidente ExportUSA

Articolo tratto dal numero di ottobre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Gli Stati Uniti sono considerati la terra delle grandi occasioni. Quale azienda non sogna di allargare il proprio business negli Usa? L’espansione, però, può essere complicata, se non si ha una conoscenza approfondita del mercato in cui si approda.

Per questo esistono realtà come ExportUSA, società di consulenza che aiuta le imprese europee a esportare e investire negli Stati Uniti. Il periodo post-Covid è stato segnato da forti incertezze sull’andamento e sulle prospettive dell’economia.

L’inaspettato risorgere dell’inflazione ha complicato le cose, e a questo fenomeno se ne sono accompagnati altri, come la Great Resignation (grandi dimissioni). Il presidente di ExportUSA, Lucio Miranda, ha analizzato per Forbes la ripartenza dell’economia statunitense dal 2021 a oggi.

Quali fattori hanno determinato la traiettoria dell’economia americana dopo la pandemia?

Fino all’inizio dell’estate 2023, la maggior parte degli analisti si aspettava che l’economia americana sarebbe prima o poi entrata in recessione. Il repentino cambiamento della politica monetaria e la serie di aumenti dei tassi di interesse messa in atto dalla Fed, portandoli dallo 0,08% del 2021 al 4,88% nel 2023 (media annuale dei Fed Funds), avevano convinto i più che una recessione sarebbe stata inevitabile. Il calo costante dell’inflazione negli Stati Uniti ha contribuito a un cambiamento di scenario: la temuta recessione non si è ancora materializzata e la probabilità che l’economia americana possa entrarci, secondo la maggior parte degli analisti, è solo del 15%. La parola d’ordine ora è soft landing. Se nella recessione il Pil cala, la disoccupazione diventa endemica, i consumi crollano e la produzione industriale si blocca, nello scenario del soft landing la crescita economica rallenta, ma non cala, la disoccupazione sale quel tanto che basta per raffreddare l’economia, ma senza provocare il blocco dei consumi, e la produzione industriale continua ad aumentare, anche se a ritmi più blandi.

Come mai l’aumento dei tassi di interesse operato dalla Fed non ha portato alla recessione?

L’aumento non ha toccato pesantemente i bilanci delle imprese, che si erano finanziate a tassi molto ridotti durante la pandemia. Inoltre, i rialzi non hanno mutilato la capacità di spesa delle famiglie americane, perché solo l’11% del loro debito è a tasso variabile. La disoccupazione in America non è andata fuori controllo, in quanto a una politica monetaria restrittiva se n’è contrapposta una di bilancio espansiva, promossa dall’amministrazione Biden.

Qual è la differenza tra l’approccio di Biden e quello dell’amministrazione Trump?

In massima sintesi, l’approccio dell’amministrazione Biden si fonda su tre principi. Innanzitutto, la qualità della crescita economica è più importante della quantità. In secondo luogo, il laissez-faire è superato, a favore di una politica industriale pianificata centralmente. Da ultimo, la politica commerciale dovrebbe dare priorità ai lavoratori e non ai consumatori. Alla luce della politica monetaria restrittiva inaugurata dalla Fed nel 2022, il tasso di disoccupazione in America sarebbe stato ben più alto di quello attuale (3,8%) in assenza di un piano di investimenti federali come quello promosso dal governo.

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