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Henkel Italia compie 90 anni. Le tappe della sua rivoluzione quotidiana

Articolo apparso sul numero di ottobre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Che sia per il detersivo, per la colla o per la pubblicità vista alla tv, la maggior parte dei consumatori si è imbattuta in qualcosa legato alla galassia Henkel. Con i suoi prodotti e marchi, ma anche con le tante tecnologie al servizio dell’industria, Henkel ha contribuito a cambiare le abitudini delle persone e di gesti quotidiani come il bucato, le pulizie di casa o la cura di sé. È questo il tema che l’azienda ha scelto per raccontare 90 anni di presenza e attività in Italia, festeggiati all’inizio di ottobre con la mostra ‘90 volte Henkel: la rivoluzione quotidiana’ alla Fondazione Riccardo Catella di Milano. 

Fondata nel 1876 in Germania, la società vide subito nell’Italia un mercato interessante e già nel 1893 il fondatore Fritz Henkel decise di inviare 100 casse del detersivo per bucato Bleich-Soda nel nostro Paese. Il successo fu immediato, ma servirono 40 anni perché l’Italia passasse da mercato potenziale a Paese in cui investire, con un sito di produzione.

La Società Italiana Persil fu costituita a Lomazzo (Como) nel 1933 ed è cresciuta fino a diventare una realtà che oggi conta 840 dipendenti distribuiti tra gli uffici di Milano e gli stabilimenti di Ferentino (Frosinone), dove si producono detersivi per il bucato e le stoviglie, Casarile (Milano) e Zingonia (Bergamo), specializzati negli adesivi per l’industria. A queste sedi si aggiunge il centro applicativo Adhesive Technologies di Caleppio di Settala (Milano).

“Quella di Henkel è una rivoluzione fatta di piccole, ma importanti innovazioni”, dice Mara Panajia, presidente e amministratore delegato di Henkel Italia. “Tutto è cominciato con Fritz Henkel e il suo desiderio di aiutare le persone nella quotidianità, creando prodotti che potessero rendere più semplici lavori che alla fine dell’Ottocento erano molto faticosi, come il bucato”. Se i panni si lavavano con cenere e olio di gomito, con la soda tutto è diventato più veloce e meno gravoso per le donne a cui era affidato il rito del bucato. “L’altra rivoluzione di Henkel”, continua Panajia, “è stata quella di impacchettare il detersivo, che allora veniva venduto solo sfuso. È stato lungimirante anche in questo, perché aveva capito che il packaging non è soltanto uno strumento per conservare e trasportare il prodotto, ma anche un veicolo prezioso di comunicazione”. 

Innovazione è la parola chiave anche per gli adesivi, uno dei mercati principali per Henkel. “Pritt, lanciata nel 1969, ha cambiato le regole del gioco”, spiega l’ad. “Ispirato da un rossetto per signore, un ingegnere tedesco ebbe l’idea di proporre la colla, prima venduta in pasta da spalmare con una palettina, in uno stick. Poi sono innumerevoli i settori industriali in cui Henkel è coinvolta: dagli smartphone alle scarpe, dalle automobili alle confezioni alimentari, non c’è oggetto in cui non si nasconda almeno qualche goccia dei nostri adesivi”. Non solo. “Abbiamo portato sul mercato”, continua Panajia, “tantissimi prodotti che hanno cambiato il modo di fare il bucato, pulire la casa, prendersi cura dei capelli o gestire un processo produttivo. In molti casi, le innovazioni di prodotto sono state accompagnate da una svolta nel modo di comunicare”.

Negli anni Settanta, in occasione del lancio dell’ammorbidente Vernel, allora sconosciuto al grande pubblico, Henkel creò una serie di pubblicità rimaste nella memoria di molti, con il volto e (soprattutto) la voce di Ferruccio Amendola. A Perlana è invece legata la pubblicità con lo slogan ‘Nuovo? No, è lavato con Perlana’, entrato nel linguaggio comune e ancora ripetuto a distanza di anni.

Se tutto questo è motivo di soddisfazione per l’azienda, la presidente non nasconde di sentirne anche la responsabilità. “Essere presenti nella vita delle persone vuol dire avere un impatto rilevante sulla società e sull’ambiente. Questo impone grande attenzione in tutto quello che facciamo, fedeli al concetto di sostenibilità che abbiamo ereditato da Fritz Henkel”.

Come si legge nell’ultimo report sullo sviluppo sostenibile, l’azienda lavora per contenere l’impronta ambientale e ha alzato la quota di elettricità da fonti rinnovabili utilizzata nei siti produttivi, portandola al 70%, riducendo del 55% le emissioni di CO2 per tonnellata di prodotto. L’obiettivo è raggiungere la neutralità carbonica e andare oltre, diventando climate positive entro il 2030. “Degno di nota”, afferma l’ad, “è anche l’impegno per la riduzione dei rifiuti e del packaging: già oggi l’87% è riciclabile o riutilizzabile, ed è in continuo aumento la quota di plastica e carta riciclata utilizzata nelle confezioni dei prodotti”.

In tema di responsabilità sociale, l’attenzione è posta sull’inclusione e sulla parità di genere. Le donne manager in Henkel rappresentano il 39% del totale, e l’obiettivo è quello di arrivare al 50% entro due anni. Alla scuola primaria è invece dedicato Ricercamondo, il programma per l’educazione alla scienza che dal 2016 ha già coinvolto oltre 15mila bambini italiani.

Forte dei traguardi ottenuti, Henkel non vuole perdere la spinta innovativa. Nei suoi laboratori si continuano a sviluppare nuovi prodotti e a migliorare quelli esistenti, mentre negli stabilimenti si sperimentano processi sempre più avanzati ed efficienti. Anche nella comunicazione l’azienda non smette di esplorare nuovi linguaggi e canali. “Essere un’azienda leader”, conclude Panajia, “non significa solo seguire i trend, ma saperli guidare, pensando alla generazione di oggi e al bene di quelle future, come recita il nostro purpose ‘Pioneers at heart for the good of generations’: pionieri nel cuore per il bene delle generazioni”.

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