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Anno d’oro per le banche italiane tra Borsa e test della Bce. Ma occhio alle sfide del 2024

Con il 2023 ormai agli sgoccioli, è tempo di analisi e di riflessioni in casa Bce sull’intero sistema creditizio europeo. In particolar modo sui rischi cui sono esposte le banche e la qualità di gestione di questi stessi rischi. Stiamo parlando dello Srep, l’esercizio annuale mediante il quale le autorità di vigilanza esaminano i rischi delle banche e definiscono i requisiti e gli orientamenti patrimoniali a livello di singolo ente.

Cosa esamina lo Srep

Partendo dal presupposto che l’analisi del 2023 si è basato sui dati di fine esercizio 2022, lo Srep prende in esame quattro elementi principali (ai quali viene assegnato un punteggio compreso tra 1 e 4. Dove 1 è pari al punteggio migliore e 4 al peggiore): realizzabilità e sostenibilità del modello di business; adeguatezza della governance interna e della gestione dei rischi; rischi di capitale; e rischi di liquidità e di provvista.

In base ai risultati dello Srep la BCE determina i requisiti patrimoniali e adotta misure qualitative per porre rimedio alle carenze delle singole banche. Gli esiti della valutazione sono inoltre considerati ai fini della definizione delle priorità di vigilanza della BCE per il triennio successivo.

I risultati

Come evidenzia in una nota la Bce, il settore bancario dell’area dell’euro ha continuato a mostrare solidità e buona capacità di tenuta nel 2023. Le banche hanno mantenuto in media solide posizioni patrimoniali e di liquidità, ben al di sopra dei requisiti regolamentari. La redditività è tornata a livelli che non si osservavano da più di un decennio, rafforzando la capacità di resistere agli shock esterni. “Tuttavia, evidenzia la Bce, le deboli prospettive macroeconomiche e l’inasprimento delle condizioni di finanziamento restano una fonte di rischio per le banche europee”.

Infatti, se il rapido aumento dei tassi di interesse ha contribuito a dare impulso alla redditività complessiva delle banche, “tale effetto si ridurrà man mano che i più elevati tassi di interesse saranno trasmessi ai depositanti. Al tempo stesso, il rialzo dei tassi di interesse ha contribuito ai rischi di credito, di valutazione e di liquidità. Le turbolenze dei mercati dello scorso marzo hanno infatti evidenziato l’importanza per il settore bancario di un’efficace gestione del rischio di tasso di interesse”.

Il punteggio SREP è rimasto in media sostanzialmente stabile a 2,6 (in una scala da 1 a 4): al 70% delle banche è stato assegnato lo stesso punteggio del 2022, al 14% un punteggio peggiore e al 15% un punteggio migliore.

Bene le banche italiane (che volano anche in Borsa)

Guardando ai cosiddetti Pillar 2 Requirements, che servono a coprire i rischi che secondo i supervisori sono sottostimati o non coperti dai requisiti di primo pilastro, le banche italiane sono ben posizionate in Europa in termini di rischiosità. Nel dettaglio, Credem è una delle due banche europee che hanno avuto la richiesta di capitale aggiuntivo di solo l’1%, quindi è considerata poco rischiosa. Banca Mediolanum e Intesa Sanpaolo sono poco sopra (1,5%). Tra l’1,5% e il 2% troviamo Mediobanca, al 2% Unicredit e Finecobank, seguite da Bper (2,45%), Cassa Centrale Banca (2,5%), Banco Bpm (2,52%), Iccrea (2,53%), Mps (2,75%) e Banca Popolare di Sondrio (2,79%).

Peraltro, guardando agli istituti che sono quotati all’interno del Ftse Mib di Piazza Affari, le performance azionarie dal 20 dicembre 2022 a oggi, sono state quasi tutte in ascesa. In grande ascesa. A esclusione di Finecobank, in leggera decrescita (-9,3%) e di Banca Generali e Mediolanum che hanno guadagnato rispettivamente il 6% e il 10%, Mediobanca ha fatto registrare una crescita di oltre il 20% e Intesa Sanpaolo di quasi il 30%. Ancora meglio Banco Bpm (+47%) Bper Banca e Mps. Entrambe, infatti, hanno superato anche il 60%. Regina Unicredit, che ha addirittura guadagnato il 91%.

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Le sfide per il 2024

Anche se nel “2023 le banche europee hanno dimostrato la propria tenuta alle sfide macroeconomiche derivanti dall’aumento dell’inflazione e dal conseguente rialzo dei tassi di interesse, dalla bassa crescita del Pil in termini reali, dall’invasione della Russia in Ucraina e dagli effetti di lungo termine della pandemia”, guardando al 2024 sono diverse le sfide che dovranno affrontare, come evidenzia Andrea Enria, Presidente del Consiglio di vigilanza della Bce, che ha anche presentato le priorità di vigilanza per il 2024-26, che definiscono la strategia a medio termine della vigilanza bancaria della Bce per i prossimi tre anni.

È fondamentale, avvisa Enria, che le banche europee non abbassino il livello di guardia, in quanto “permangono incertezze e rischi al ribasso significativi. La crescita economica risulterà ancora frenata, in un contesto in cui l’inasprimento della politica monetaria della Bce e le condizioni avverse dell’offerta di credito si trasmettono all’economia reale e le misure di sostegno di bilancio vengono revocate. Inoltre, le turbolenze che hanno interessato il settore bancario lo scorso marzo evidenziano l’importanza di adottare un approccio di vigilanza prudente. Pur non avendo avuto un impatto significativo sulle banche da noi vigilate, tali episodi hanno sottolineato il rischio che rapidi adeguamenti dei tassi di interesse possano causare instabilità nei mercati”.

In tale contesto, aggiunge Enria, “le valutazioni dei rischi condotte nell’ambito di questo ciclo di Srep non hanno determinato modifiche significative ai punteggi delle banche e ai requisiti di secondo pilastro. Ciò riflette il riconoscimento della solidità delle metriche quantitative delle banche sia per il capitale sia per la liquidità. Tuttavia, a tale solidità fanno da contraltare i timori persistenti relativi alla qualità della governance e delle prassi di gestione dei rischi alla luce del deterioramento delle prospettive di rischio”.

Non è un caso, quindi, se le priorità di vigilanza per il 2024-26 riguardano quindi il rafforzamento della capacità di tenuta agli shock macrofinanziari e geopolitici immediati, la riduzione dei tempi per il rimedio alle carenze nella governance e nella gestione dei rischi climatici e ambientali, la promozione della trasformazione digitale e della resilienza operativa.

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Il pericolo informatico

Un’attenzione particolare è rivolta al rischio informatico/cibernetico. Il quale, a causa del contesto geopolitico, rimane molto elevato. Come evidenzia Enria, “il numero di incidenti cibernetici segnalati dagli enti significativi è aumentato nella prima metà del 2023. Sebbene dall’impatto ancora contenuto, tali attacchi evidenziano la significativa esposizione del settore bancario all’evoluzione delle minacce informatiche dovute, tra gli altri fattori, alla guerra della Russia in Ucraina. Gli attacchi ransomware segnano un particolare incremento e le banche sono sempre più colpite da tecniche di estorsione in evoluzione”.

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