Under 30

Questa under 30 ferrarese ha creato una piattaforma che aiuta i pazienti affetti da disturbi del comportamento alimentare

Articolo tratto dal numero di febbraio 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

Da piccola, la ferrarese Camilla Mondini era molto introversa, sempre persa nel suo mondo. Un po’ come Alice nel paese delle meraviglie, il personaggio del film d’animazione che ha ispirato anni dopo la sua prima startup. “Ho sempre voluto aiutare gli altri e, nel mio piccolo, cambiare il mondo”, ricorda. In parte ci è riuscita: per qualche tempo ha sofferto di disturbi del comportamento alimentare (dca), l’anoressia e la bulimia nervosa la stavano pian piano annientando, complici i metodi diagnostici arretrati e la mancanza di posti nelle cliniche specializzate.

DiCiAlice: la piattaforma che da dare voce a chi soffre di dca

Alla fine del 2022 però ha deciso di fondare DiCiAlice, piattaforma nata per dare voce a chi soffre di dca, fare divulgazione sulla salute mentale e aiutare i pazienti nel loro percorso di cure. In Italia il 5% della popolazione è affetta da queste patologie, le cliniche sono 144, di cui solo 88 adatte a tutte le fasi della malattia. “Il risultato? Migliaia di giovani muoiono”, spiega Mondini. “Avere un disturbo alimentare significa vivere le giornate con una vocina nella testa che ti mortifica, ti umilia e ti dice cosa fare. Non è razionale e deforma la realtà. Per questo ho deciso di darle un nome: Alice”.

Camilla ha iniziato quindi a collaborare con i professionisti del settore per costruire un’equipe multidisciplinare composta da neuropsichiatri, psicologi e nutrizionisti. “Sono tutti liberi professionisti. Quando un utente si collega al sito troverà un questionario da compilare: non ha nessun fine diagnostico, ma ci permette di ricevere le informazioni preliminari. Gestisco personalmente i primi incontri, conosco le ragazze e i ragazzi e indico loro il percorso più idoneo”.

La startup, poi, trattiene il 30% dalle prestazioni dei professionisti. “Per venire il più possibile incontro ai pazienti, abbiamo pensato alla rateizzazione delle prestazioni mediche: siamo la prima realtà in Italia a farlo”, precisa Mondini. Dal lancio, a ottobre 2022, la startup ha coinvolto 200 pazienti, di cui 110 ancora presenti. “La durata media di un percorso è di sei mesi, per un totale di 18 sedute”.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale

Nel modello di business di DiCiAlice riveste poi un ruolo importante anche l’intelligenza artificiale: “Stiamo sviluppando un algoritmo grazie al quale la selezione delle figure a supporto del paziente non sarà casuale, ma basata su un questionario con 25 domande, utilizzate per profilare ogni utente della piattaforma e associarlo allo specialista più adatto. I risultati delle terapie verranno tracciati con coefficienti di gradimento utilizzati come proxy per valutare la funzione di costo dell’algoritmo di associazione paziente-terapeuta”.

Finora la startup non ha ricevuto nessun finanziamento. “Ho avuto la fortuna di essere affiancata sin dall’inizio da Valentina, la mia migliore amica e graphic designer. Quando abbiamo iniziato avevo appena finito un corso di giornalismo e comunicazione alla London School of Economics. Siamo partiti con un post su Instagram a costo zero”. Un altro obiettivo è eliminare lo stigma sociale legato ai disturbi alimentari: “Troppo spesso si parla dei disturbi alimentari focalizzandosi esclusivamente sulla sintomatologia fisica. Un altro problema è che troppo spesso l’informazione viene rivolta solamente ai pazienti, o possibili pazienti, senza pensare all’importanza del contesto sociale.

Si potrebbe pensare di introdurre l’educazione alimentare nelle scuole, ad esempio. L’informazione ha un ruolo fondamentale soprattutto se si pensa ai social media”. Già, le piattaforme social: aiutano o sono uno strumento distruttivo? “Rappresentano un’opportunità ma hanno anche un lato oscuro: ci sono tante figure non abilitate che parlano di salute mentale e alimentazione”. Intanto, per il futuro Camilla pensa in grande: “Vorrei che DiCiAlice diventasse un punto di riferimento per chi soffre di dca. Mi batterò affinché in Italia chiunque abbia l’accesso alle cure e non venga considerato un malato di serie b”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .