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“L’Italia è il Paese europeo che investe di più in GenAI”: l’analisi di IDC e Lenovo

La spesa in intelligenza artificiale crescerà e sempre più aziende investiranno per rendere più intelligente il proprio business. Sono solo due dei dati salienti emersi dalla ricerca promossa da Lenovo sui trend di crescita degli investimenti delle aziende nelle tecnologie di intelligenza artificiale.

Secondo l’indagine contenuta nel nuovo eBook IDC, commissionata da Lenovo, “CIO PlayBook 2024: It’s all About Smarter AI”, nel 2024 si prevede un aumento della spesa del 61 % in intelligenza artificiale (AI) e per il 40% degli intervistati l’AI rappresenta un “punto di svolta”. Sebbene l’AI generativa possa aver innescato l’attuale boom del settore, tutte le forme di intelligenza artificiale stanno raccogliendo i frutti. Una percentuale uguale di investimenti è destinata infatti all’intelligenza artificiale generativa (25%) come all’intelligenza artificiale interpretativa (25%) e al machine learning (25%).

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Il caso italiano

I risultati della ricerca sono ancora più interessanti se si analizza il caso italiano. Mentre nella regione Emea l’entusiasmo sull’adozione di tecnologie AI non è uniforme, in Italia si registra la percentuale più bassa (2%) di CIO che ritengono l’AI “una distrazione”. A prova di questo dato, l’Italia è il mercato insieme all’Olanda con il tasso maggiore di investimenti in AI generativa già pianificati (68%) – mentre in Emea la media si assesta sul 56%. Non solo, l’Italia è il mercato in cui si registrano meno difficoltà ad assumere personale con competenze in AI (34%), rispetto a una media nella regione del 55.3%.

“Ciò che emerge è davvero interessante”, ha commentato Alessandro de Bartolo, country general manager, Infrastructure Solutions Group, di Lenovo in Italia. “Questa ricerca ci restituisce uno scenario particolarmente avanzato del nostro Paese, non solo siamo tra i mercati più attenti agli investimenti in AI, ma siamo i più preparati in termini di competenze”.

L’IA come game changer

Che ruolo potrà avere l’intelligenza artificiale? “L’AI”, ha spiegato de Bartolo, “può essere un game changer perché abilita la nascita di nuovi modelli di business, favorisce l’innovazione nei processi delle aziende e rappresenta un elemento necessario per poter competere. In particolare, l’AI permette di aprire nuovi mercati”.

Ma qual è la ricetta per sfruttare al meglio le tecnologie di AI? “È importante avere ben presente quali sono gli elementi fondamentali”, ha proseguito de Bartolo, “è fondamentale avere una base dati, avere la capacità di produrre i dati giusti e saperli gestire; bisogna avere l’infrastruttura per poterli generare, gestire ed elaborare e occorre utilizzare i giusti algoritmi per interpretarli. In particolare, gli algoritmi richiedono una stretta collaborazione con l’elemento umano. Dopo aver verificato questi presupposti, quello che consideriamo fondamentale è saper valutare quali sono i campi di applicazione all’interno delle aziende”.

La scelta del partner tecnologico

Per poter trarre vantaggio dalle applicazioni dell’AI è fondamentale sapersi affidare al giusto partner tecnologico. Secondo i dati emersi dalla ricerca, la più grande sfida tecnologica dell’intelligenza artificiale generativa, citata dal 40% degli intervistati, è rappresentata dai limiti di capacità dei modelli (in termini di addestramento dei modelli di dati, che possono richiedere grandi quantità di potenza di calcolo e risorse di dati), seguiti dai timori riguardo al potenziale uso improprio dell’AI generativa e dalle “allucinazioni” dell’AI (37%) – da intendere come sistemi che forniscono informazioni errate. Altre sfide tecnologiche citate dai CIO includono la ricerca di una piattaforma dati affidabile (36%) e il ricorso a terze parti (35%) per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa.

“Lenovo gioca un ruolo leader in questo scenario”, ha continuato de Bartolo, “il nostro mantra è ‘AI for all’. Noi siamo un fornitore di tecnologia che spazia dal pocket al cloud. Ciò ci permette di vedere tutto il percorso del dato: dall’elaborazione all’utilizzo”.

Le applicazioni

Qualche esempio? “Noi”, ha concluso de Bartolo, “offriamo alle aziende una soluzione completa che va dall’infrastruttura alle tecnologie di AI. Recentemente abbiamo condiviso un caso di eccellenza italiano, quello di VHIT, una media impresa nel settore dell’automotive, che nasce come azienda meccanica ma che adesso definiamo meccatronica. Grazie al nostro supporto, ora l’azienda sfrutta le diverse applicazioni dell’AI per mantenere efficienti le linee di produzione e per la manutenzione predittiva. In concreto: VHIT ha saputo integrare tecnologie di AI interpretativa per ridurre la difettosità della produzione e strumenti di AI predittiva per evitare i fermi delle macchine utensili”.

Il caso di VHIT testimonia che l’AI potrà giocare un ruolo chiave per gran parte dei settori di mercato. E i dati della ricerca lo testimoniano. La maggior parte delle aziende di ogni settore ha già investito nell’intelligenza artificiale generativa, con la metà (50%) delle organizzazioni governative che lo ha fatto, salendo al 65% nel settore telco e al 67% in quello bancario, dei servizi finanziari e assicurativi (BFSI). In tutti i segmenti industriali, c’è anche un ampio riconoscimento dell’importanza dell’edge computing nello sviluppo di progetti di intelligenza artificiale, con organizzazioni di ogni mercato che hanno aumentato gli investimenti. In particolare, in Italia, per il 2024 si prevede una crescita del 40% negli investimenti in tecnologie edge, leggermente superiore alla media Emea (38%).

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