Food & Beverage

10 ristoranti di recente apertura a Milano da provare durante il Salone del Mobile

Nel panorama della ristorazione milanese ci sono tante proposte interessanti: archiviata la pandemia, nel capoluogo lombardo si sta assistendo all’opening di tanti locali, alcuni di cucina tipicamente lombarda, altri orientale, ma tutti accomunati da una forte identità e stile.

Abbiamo selezionato quelli di cui si parla di più in questo momento, sui social e non solo.

Ecco 10 nomi interessanti da scoprire durante l’imminente settimana dedicata al Salone del Mobile, in calendario dal 16 al 21 aprile nel capoluogo lombardo.

Yapa

    Yapa
    Yapa
    Matteo Pancetti
    Yapa
    Yapa
    Yapa

In viale Montenero, nel cuore di Porta Romana, si trova Yapa, locale ispirato a sapori asiatici e sudamericani. Come riporta il sito, qui si fa un viaggio nomade di esperienze, ricordi e sapori e distillati, che grazie alla cucina di Matteo Pancetti fonde tradizioni e tecniche di culture diverse. Tutti gli ingredienti del menù provengono da piccole aziende agricole e produttori specializzati, in armonia con sostenibilità e stagionalità.

“Crescendo in Toscana”, spiega Pancetti, “mi è stato insegnato che la semplicità è una virtù e la provenienza è tutto. Amo il dominio di pochi elementi, esaltato dalle tecniche che ho imparato nelle cucine di tutto il mondo”.

All’interno del locale predominano colori neutri e una luce soffusa, mentre gli ospiti possono godere di una cucina a vista. Il menù spazia da proposte di crudi a piatti come ramen, tacos, guanciale iberico e anatra.

Spore

    Spore
    Spore
    Spore
    Mariasole Cuomo

Qui i protagonisti assoluti sono i fermentati e proposte inedite frutto della visione creativa della chef Mariasole Cuomo, che ha formato la sua passione per la cucina a Copenaghen. In sala c’è Giacomo Venturoli. Anche questo locale si trova in Porta Romana, per la precisione in via Passo Buole 4.

La cucina di Spore prende ispirazione dalla cultura asiatica e da quella scandinava: la proposta cambia ogni mese e ruota attorno agli alimenti fermentati come miso, kombucha, aceto, shoyu e tanto altro.

“Tutti vengono prodotti nel nostro laboratorio di fermentazione, dopo un’attenta selezione delle materie prime in base alla loro sostenibilità e provenienza”, si legge nel sito.

Anche il vino qui ha il suo perché: vengono selezionate infatti piccole cantine che producono vino in maniera sostenibile e senza additivi, da vini beverini a vini con maggiore personalità (disponibili anche d’asporto).

All’angolare

    All'angolare
    All'angolare
    All'angolare

Nei loro salotti vintage (via Plinio 46 e Via Ampère 95) si possono gustare piatti fatti in casa, gin italiani, vini, cocktail, e persino regalarsi fiori. La proposta cocktail & food è composta da pochi piatti in continua evoluzione, realizzati con materie prime semplici.

Nachos filanti al mais blu, crema di ceci con finocchietto selvatico e anacardi, mezze maniche rigate con crema miso, sesamo, parmigiano, limone sono solo alcune delle proposte presenti nel locale, che cura l’aspetto estetico quanto l’impiattamento.  Con una ricca offerta di piatti anche vegetariani, nessuno rimarrà deluso.

In entrambi i salotti del locale ci sono poi tanti oggetti di arredo che strizzano l’occhio al design d’altri tempi come porta candele o lampade, che è anche possibile acquistare. Bella la selezione di gin, con proposte che includono foglie di ulivo e rosmarino, ginepro, cumino, alloro, luppolo, carvi e coriandolo.

Sogni

    Sogni Milano
    Sogni Milano
    Sogni Milano
    Sogni Milano
    Sogni Milano

Il nome crea molta aspettativa, questo è evidente. Ma oltre a questo c’è molto di più: innanzitutto la location, in via S. Calocero 8, negli spazi di un edificio che a inizio Novecento ospitava un asilo. Rinnovato dallo Studio Storage di Milano, il locale è il primo dell’imprenditore Claudio Antonioli e celebra il meglio dello stile “vecchia Milano”.

Dal sito si legge che Sogni incarna una nuova concezione di club: anche il bar, immerso in un’atmosfera elegante e rarefatta, richiama lo stile degli inizi del Novecento. Il bancone in zinco e legno, gli specchi bruniti e gli sgabelli affusolati rappresentano in particolare la filosofia del locale.

Per chi sceglierà Sogni per l’aperitivo, tanti i piatti di pesce tra cui scegliere come ostriche, crudi vari, mentre al ristorante prevale una proposta tradizione con primi piatti come fettuccine all’aragosta o l’intramontabile risotto di mare.

La lista dei cocktail, infine, si ispira al territorio italiano con grandi classici ma anche proposte inedite.

La carta dei vini è poi dominata da una lista internazionale, con vini d’Oltralpe, tanti produttori locali e vini biologici.

Gloria Osteria Milano

    Gloria Osteria Milano
    Gloria Osteria Milano
    Gloria Osteria Milano

In via Tivoli 2, proprio accanto al Piccolo teatro Grassi, ha aperto da poco Gloria Osteria Milano. Il locale fa parte del gruppo Big Mamma, nato in Francia nel 2015.

Le ricette proposte sono italiane, con leggere rivisitazioni, ma fedeli ai piatti cult della nostra cucina come gli spaghetti al pomodoro e burrata, la (buonissima) tarte tatin ai pomodori datterini o i mondeghili milanesi. Ma passiamo allo stile: definirlo eclettico sarebbe riduttivo perché tra lampadari scintillanti, sedute in velluto e lampade di Murano sembra di essere dentro un club anni ’60.

Da Napoli a San Pietro di Feletto, i prodotti della cucina italiana come la coppa di maiale di Re Norcino sono di altissima qualità e il 96% è stagionale. La carta dei vini, poi, comprende bottiglie provenienti da agricoltura biologica e biodinamica.

Autem

    Luca Natalini
    Autem
    Autem
    Autem

Questa è una chicca per la zona di Lodi, fermata della linea gialla della metropolitana di Milano. Si trova in  via Serviliano Lattuada 2, a pochi passi Porta Romana e Fondazione Prada. A guidare il successo del locale, che ha ricevuto finora molti riconoscimenti dalle più prestigiose guide di settore, è lo chef pistoiese Luca Natalini, che ha iniziato la sua carriera a soli 14 anni.

A rendere speciale questo posto è la carta, compilata giorno per giorno, in base alla disponibilità dei prodotti mostrati all’ospite all’ingresso del ristorante da un cassetto nascosto dal bancone della cucina.

La prerogativa vincente qui è la sostenibilità, a partire dall’utilizzo di metodi di coltivazione sostenibili per le materie prime selezionate, come l’agricoltura biologica o la permacultura. Lo testimonia l’utilizzo di tutti i tagli della carne, senza nessuno spreco. La stessa filosofia si riflette nel pesce, con una selezione di eccellenze ittiche stagionali pescate da piccole filiere, favorendo così l’equilibrio ecosistemico degli ambienti marini.

TOW – The Odd Wine

    TOW – The Odd Wine
    TOW – The Odd Wine
    TOW – The Odd Wine

Enoteca, bistrot e tapas bar: in Via Losanna 16, nel quartiere Cenisio, si trova TOW – The Odd Wine.

Pochi, ma decisi, piatti animano l’offerta da pranzo a cena, con una proposta che valorizza i prodotti italiani di presidi slow food e piccoli produttori. Dietro la visione del locale ci sono Andrea Griffini, Andrea Zarra e Gabriele Di Filippo, amici dai tempi della scuola.

Domò

    Domò
    Domò
    Domò

All’interno dell’Ex Museo dei Navigli, in via San Marco 40, ha aperto Domò, locale di cucina giapponese contemporanea presente anche a Roma. Contaminazioni giapponesi, cinesi e italiane definiscono i piatti.

E guai a chiamarlo all you can eat, perché dallo stile degli interni fino all’estetica dei piatti tutto è curato nei minimi dettagli. Insomma, i prezzi sono contenuti ma l’esperienza rimane di lusso.

Emoraya

    Emoraya
    Emoraya

Ultimo, ma non per importanza, Emoraya: ristorante autentico giapponese in piazza Antonio Baiamonti 2, vicino alla stazione Garibaldi.

Si può fare colazione (pranzo e cena), e vivere appieno l’esperienza gastronomica nipponica, e c’è un shop in cui acquistare prodotti locali (è previsto anche il servizio take away con la possibilità di portare via i famosi bento). Infine, è possibile optare per un menù degustazione da 8 portate al bancone. All’interno, il design è minimal ed essenziale.

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