Valeria Mangani transizione green
Small Giants

Valorizzare il made in Italy e spingere sull’innovazione: Valeria Mangani guida la moda verso la transizione ecosostenibile

Articolo tratto dall’allegato Small Giants del numero di marzo 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

di Mirko Crocoli

Già presente in consigli di amministrazione, direzioni e board di imprese di prestigio, da aprile 2023 Valeria Mangani è ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. La sua Sustainable Fashion Innovation Society dà vita ogni anno anche al Phygital Sustainability Expo, il primo evento esclusivamente dedicato alla transizione ecologica del made in Italy attraverso l’innovazione tecnologica. Il format è stato eletto da Harper’s Bazaar come il primo evento italiano di rilevanza mondiale per il settore di riferimento.

Cosa ha fatto il nostro Paese per la sostenibilità? E cosa avrebbe potuto fare di più?

La vera sfida di oggi è l’intelligenza artificiale. La necessità di essere sostenibili è qualcosa che doveva venire fuori. Il modo in cui fino ad oggi abbiamo prodotto e consumato non era più sostenibile per il pianeta e per i suoi abitanti. L’Italia non ha mai lavorato tanto sulla sostenibilità e sulla transizione ecologica come nel 2023.

Ci parli della Sustainable Fashion Innovation Society.

La Sustainable Fashion Innovation Society (Sfis) è stata la prima organizzazione no profit dedicata alla transizione ecosostenibile del made in Italy. Ad oggi la più grande community europea di brand e manifatturieri sostenibili, con più di 2.000 aziende nazionali e internazionali iscritte. La Sfis mette a disposizione dei propri iscritti il più imponente archivio dei materiali in Italia per produrre in modo sostenibile e un innovativo laboratorio dei materiali, dove i brand possono sperimentare le loro innovazioni e fare ricerca applicata e trasferimento tecnologico, avvalersi di stampanti 3D che usano polimeri bio-based e un immenso database di materiali sempre sostenibili. È un concreto e valido supporto per tutte le Pmi, startup e artigiani che non hanno il dipartimento di ricerca&sviluppo all’interno delle loro aziende. L’associazione ha prestigiose partnership con enti e istituzioni nazionali ed internazionali. Con la Fao ad esempio siamo stati nominati World Food Hero 2023, per i nostri progetti sulle microplastiche e il reshoring dell’agricoltura tessile rigenerativa per la biodiversità del terreno.

Cos’è nel dettaglio il Phygital Sustainability Expo?

È l’evento olistico internazionale che fonde la cultura della sostenibilità a 360 gradi coniugandola con l’arte, la tecnologia e il sociale quali paradigmi per il nuovo umanesimo – pronto alle sfide geopolitiche globali che ci attendono. Il Phygital sustainability expo prende vita annualmente in location archeologiche iconiche. L’evento è quest’anno alla quinta edizione ed è sottotitolato Stati generali europei sulla sostenibilità. Con i nostri main partner, il Parlamento Europeo e la Commissione Europea abbiamo voluto porre l’enfasi sul fatto che sarà proprio il vecchio continente ad attuare per primo le policy di sostenibilità. E gli altri dovranno seguire.

Cambiare il modo di vivere a partire dall’inquinamento. Siamo indietro? Le istituzioni si muovono?

Tenga presente che il mondo produttivo in generale, ma specialmente quello della moda, sta subendo un cambio epocale. Le aziende che non avevano ancora preso del tutto in considerazione le nuove policy europee della Epr (Responsabilità estesa del produttore) e i parametri Esg, hanno dovuto fare le loro messe a terra e nel futuro spetterà alle aziende di dimensioni più piccole. Gli enti e i ministeri coinvolti in primis, come il Ministero delle Imprese e del made in Italy che ha lavorato per rendere fattibile la transizione ecologica delle filiere produttive.

Cosa avete in programma nel prossimo evento?

Durante il Phygital Sustainability Expo tutto è studiato per far sì che nell’esposizione museale il consumatore sia coinvolto in esperienze educational in realtà aumentata, affinché tocchi con mano le anteprime mondiali che le aziende vengono a presentare, come le tinture a base di microbi, fibre che sono 100% riciclabili, abiti circolar by design. E ancora, possono sedersi ad ascoltare i 100 relatori internazionali che nelle due giornate si susseguono sulle tematiche più scottanti della transizione Green. Sono cinque gli atenei nazionali che danno crediti formativi ai loro studenti che ascoltano i panel tradotti in simultanea italiano/inglese. Sono attesi cinque ministri, ognuno dei quali ha un panel dedicato alla tematica più scottante dell’anno. Il 5 giugno tra l’altro è la Giornata mondiale dell’ambiente ed è atteso il Capo dicastero in materia con un panel molto importante. Come molti di voi sapranno, lo slogan del World environment day è Only one planet.

Come nascono i suoi lavori letterari?

Tutto parte dal concetto di qualità della vita, che a mio parere è alla base della sostenibilità. Dal 2008 al 2010 ho insegnato alla scuola di specializzazione di Medicina del lavoro dell’Università Sapienza di Roma, nell’ambito di un master proprio sulla qualità della vita dei lavoratori. Il mio insegnamento nello specifico riguardava come il fashion tech potesse essere sussidiario in ambito lavorativo per la tutela della salute, l’incremento delle performance e il benessere psicofisico con l’ausilio delle wearable technologies. Quello è il paradigma che mi ha fatto scrivere dieci libri nel corso di venti anni, diventano di conseguenza l’autrice più venduta della collana Natura&Salute della casa editrice Tecniche Nuove di Milano. Nei miei libri l’aspetto ecologico è preponderante ed è legato a far riflettere il lettore su ciò che mangiamo, indossiamo e pensiamo. Lo sa che un pensiero può essere più tossico di qualsiasi alimento?

Si può definire una pioniera del settore?

Vede, io misi il primo paio di scarpe all’età di tre anni. Da bambina mi trovai catapultata dal paradiso terrestre della flora e della fauna, il Sudafrica appunto, nella Milano degli anni 70, gli anni di piombo. Non solo attentati, ma anche catastrofi naturali: la nube di Seveso, il terremoto del Friuli. Crescendo, nella mia mente era ricorrente il pensiero di cercare di fare qualcosa per rendere l’Italia più verde ed ecologica. Meno grigia, insomma.

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