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Chi è la prima donna nel team di meccatronica di Luna Rossa Prada Pirelli

Una vita cresciuta a pane e vela con un luogo del cuore: Marina di Belgirate, sul Lago Maggiore. Figlia d’arte (il padre è comandante del Moro di Venezia I), Clelia Sessa è salita in barca da piccolissima cominciando a regatare sugli Optimist per poi passare ai 420, Laser, Melges, Moth, 69F.

Appassionata di nautica a tutto tondo, collabora anche con il Cantiere Garda Carbon Lab sviluppando al contempo alcuni progetti per il Politecnico di Milano.

Ma l’incontro chiave per la sua crescita professionale avviene durante gli studi universitari in Ingegneria Elettrica quando, dopo una regata a Cagliari, Clelia fa un colloquio con Luna Rossa Prada Pirelli, allora in cerca di una risorsa da inserire nel design team. Entra quindi nel 2022 nel reparto di meccatronica come prima donna nel team. Da allora si occupa dei sistemi onwater FCS, principalmente del foil cant system.

Intanto, dal 26 settembre inizieranno le regate finali della Louis Vuitton Cup 2024, con Luna Rossa e Britannia a contendersi il ruolo di challenger della 37ª America’s Cup di vela. Abbiamo chiesto a Clelia di raccontarci la vita di una velista appassionata.

Cosa ricordi della prima volta in barca?

Clelia Sessa (courtesy Luna Rossa)

La vela e la navigazione sono nel dna della mia famiglia. Quando ho iniziato ad andare sull’Optimist di mia sorella Valeria sul Lago Maggiore non avevo neanche cinque anni. Di quel periodo ho dei ricordi meravigliosi fatti di trasferte, regate, vittorie, sconfitte e soprattutto paure, che la vela mi ha insegnato a superare.

Ricordo bene, ad esempio, quella volta in cui, durante un allenamento a Belgirate con mio papà, arrivò un groppo di vento e mi spaventai tantissimo. Mio papà mi portò a terra e mi disse: “Arriverà il giorno che inseguirai queste condizioni perché saranno quelle che ti faranno divertire.  Sei sicura che non vuoi provarci?”. Rimisi in acqua la mia barchetta ITA 6321 e con tutta la grinta e determinazione di una bambina di sei anni a cui avevano appena lanciato una sfida tornai a navigare. Mio papà aveva proprio ragione: tra onde, schizzi e raffiche di vento mi divertii superando la paura.

In cosa consiste il tuo lavoro? 

Clelia Sessa (courtesy Luna Rossa)

La meccatronica è la fusione di alcune grandi materie: idraulica, meccanica, elettronica ed informatica. Ci occupiamo di attuazioni idrauliche che a loro volta comportano delle attuazioni meccaniche. Anni fa, sulle barche ‘tradizionali’ si vedevano i trimmer regolare la scotta della randa o del fiocco, o il prodiere issare il gennaker o lo spi.

Oggi, invece, per chiedere una regolazione il velista schiaccia un bottone e il nostro computer si occupa di generare la richiesta sull’attuazione idraulica e meccanica. Partiamo dunque dalla progettazione (meccanica, idraulica ed elettronica) dei sistemi e creiamo poi dei software per permettere le attuazioni cercando di rendere queste ultime il più efficienti possibili.

Qual è la tua giornata tipo?

Le giornate sono scandite dal programma che manda il nostro operations manager Gilberto Nobili, che gestisce i tempi della giornata in modo da poterci permettere di eseguire tutti i check necessari per garantire che la barca sia in perfette condizioni prima che inizi a navigare.

Durante una giornata di allenamento, la prima cosa di cui mi occupo sono i check della barca, dell’AC40 o dell’AC75, e poi faccio una serie di procedure per garantire la massima precisione e attenzione nella verifica dei funzionamenti di tutti i sistemi.

Dopo le ore in mare, mi occupo di condividere i dati della barca con il team e di controllare che i sistemi siano pronti per navigare il giorno successivo e non abbiano subito danni. Bisogna essere sempre attenti: nessuna distrazione è permessa, perché anche un errore minimo potrebbe compromettere il perfetto funzionamento di alcuni sistemi e quindi, l’esito della regata.

Come ti sei avvicinata al mondo di Luna Rossa e cosa significa per te far parte del team?

Al mondo del foiling mi sono avvicinata molto giovane: all’epoca le barche foiling costavano tantissimo, così ne ho comprata una un po’ malconcia che ho poi sistemato e restaurato. Quando ho cominciato a navigare è scattata subito la scintilla:  la sensazione di volare sull’acqua è indescrivibile.

La Coppa America, invece, è sempre stato un sogno. La seguo probabilmente da quando sono nata.

So che nel tempo libero pratichi moto trial, arrampicata e wing foil. Insomma, lo sport è fondamentale per te.

Lo sport è sempre stata una parte fondamentale della mia vita, vela in primis. Lo sport mi ha dato la possibilità, quando ero piccola, di formarmi caratterialmente, capire i miei limiti e le mie insicurezze e infine combatterle. In questo momento vivo lo sport come un modo per mantenere la mente lucida e aperta.

Che sia una corsa mattutina, una nuotata in mare, o un uscita in wing foil, l’obiettivo è lo stesso: scaricare stress e preoccupazioni per approcciare la giornata in maniera più propositiva.

Cosa ti aspetti da questa Louis Vuitton Cup?

Mi aspetto delle regate molto vicine. Il livello è molto alto e la curva di crescita e di apprendimento di ogni team è in impennata. Mi aspetto una Luna Rossa veloce e aggressiva, di combattere con cuore e grinta per portare finalmente la Coppa America in Italia.

Direi che arriviamo solidi da questi tre anni di sviluppo, test e ore in mare con il prototipo Leq12 e con cui dunque possiamo sperare in un bel risultato. I nostri velisti sono fortissimi: power group, trimmer e timonieri hanno tutti un talento fuori dal comune.

Portare la Coppa America in Italia sarebbe un sogno per la vela italiana.

Sei la prima donna nel team di meccatronica. Cosa diresti ai giovani che vogliono inseguire una passione e farla diventare un lavoro?

Faticate. Studiate, approfondite, mettete le mani in quello che fate. Non esistono scorciatoie o trucchi, bisogna rimboccarsi le maniche e metterci soprattutto il cuore.

La Coppa America è oggettivamente dura: si è lontani da casa, si lavora molto, la tensione è alta. La barca diventa la priorità. Tutti la curano e la preservano, bisogna essere capaci di convivere con tante altre persone e creare un rapporto di fiducia reciproca perché abbiamo tutti lo stesso obiettivo.

Lavorare per un team di Coppa America significa fare il lavoro della tua vita. Non lavori per il fatturato annuo della tua azienda, ma lavori per vincere, perché il tuo team possa alzare quel trofeo. Tutto il resto passa in secondo piano.

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