Le opportunità e i rischi delle imprese italiane che puntano sui mercati internazionali. Ne abbiamo parlato con Umberto Pagano dello studio associato di giuristi di impresa e dottori commercialisti Ansaldi & Partners, che ha sede principale a Napoli, sede secondaria a Milano e un’altra operativa a Tirana.
Alla luce delle tensioni geopolitiche degli ultimi anni e dei nuovi orientamenti dell’amministrazione Usa, quali sono oggi le principali sfide delle aziende italiane che puntano sull’internazionalizzazione?
“Negli ultimi anni le imprese italiane aperte ai mercati esteri hanno dovuto affrontare incertezze crescenti legate alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, alla Brexit, oltre a conflitti e instabilità in diverse aree del mondo. Tutto questo ha comportato oscillazioni dei mercati, difficoltà di approvvigionamento e un aumento dei costi per la logistica. Si tratta di un contesto che, in generale, richiede alle aziende un monitoraggio più attento delle normative e degli eventuali dazi, nonché una gestione della supply chain più flessibile e articolata. Contestualmente, si avverte la necessità di investire nella digitalizzazione, perché le nuove tecnologie hanno accelerato i cambiamenti in atto: oggi, per competere efficacemente, è indispensabile un presidio costante sui canali online, l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale e una strategia di marketing globale in linea con i nuovi comportamenti d’acquisto. A questi elementi si aggiunge il fattore culturale, spesso sottovalutato ma determinante: riuscire a comprendere le specificità dei diversi mercati, dalle norme locali alle abitudini di consumo, può fare la differenza fra un progetto di internazionalizzazione di successo e un tentativo che rimane limitato”.
Come nasce la decisione di aprire in Albania?
“L’apertura in Albania è frutto di un’attenta valutazione strategica. Da un lato, la vicinanza geografica e culturale rispetto all’Italia rende più semplice la fase di avvio poiché esiste un terreno di dialogo comune e una forte propensione all’interscambio, agevolata dalle relazioni storiche fra i due Paesi. Dall’altro, l’Albania sta lavorando intensamente per adeguarsi agli standard europei, offrendo dunque opportunità di investimento interessanti e procedure burocratiche semplificate. A livello operativo, si riscontra un costo del lavoro competitivamente più basso rispetto ad altre aree dell’Europa, unito però a manodopera giovane e preparata, con un buon livello di istruzione e competenze tecniche in crescita. Tutti questi fattori suggeriscono che l’Albania possa fungere da hub per l’espansione in un’area geografica in evoluzione, come i Balcani, creando un ponte tra l’Italia e altri mercati emergenti della regione”.
Quali sono i punti di forza delle aziende italiane che vanno all’estero e su cosa bisognerebbe invece migliorare?
“Le imprese italiane, soprattutto le piccole e medie realtà, si distinguono all’estero per la qualità dei loro prodotti, per il design e per quella creatività che ha reso celebre il ‘made in Italy’ a livello globale. In settori come la moda, l’arredo, l’agroalimentare o la meccanica di precisione, l’attenzione ai dettagli e l’innovazione di prodotto continuano a rappresentare un indiscutibile vantaggio competitivo. Inoltre, la flessibilità e la capacità di rispondere con soluzioni personalizzate alle esigenze dei clienti rimangono un tratto tipico dell’imprenditoria italiana.
Su cosa si può, invece, agire?
“Esistono ancora aree di miglioramento: sul piano manageriale, molte aziende devono rafforzare le proprie competenze organizzative e di leadership, in modo da affrontare con maggiore struttura i processi di internazionalizzazione. Occorre investire di più nella digital transformation, perché la presenza sui mercati esteri passa sempre più attraverso canali digitali, strumenti di analisi avanzati e una gestione integrata della catena del valore. Infine, non va dimenticato il tema dell’accesso ai capitali: un approccio che guardi oltre l’autofinanziamento, con una maggiore apertura a investitori e partner strategici, spesso risulta decisivo per poter sostenere la crescita in un contesto competitivo e in rapida evoluzione”.
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