Articolo apparso sul numero di settembre di Forbes Italia
La sua ultima partita è stata il 21 maggio a San Siro. Ora, dopo il no all’ingresso nello staff tecnico della Nazionale, si prepara a una stagione come opinionista per Sky. “Sono vecchio per giocare, troppo giovane per iniziare a lavorare. Resterò nel calcio, ma non più giocato. E ora vivrò in Italia, così potrò dedicarmi anche al vino, una passione di famiglia che da hobby provo a trasformare in business”. Ha classe ed eleganza, è di poche parole, bresciano concreto, con le idee chiare. Andrea Pirlo, classe 1979, calciatore originario di Flero, un passato da centrocampista per Inter, Milan, Juventus e per la Nazionale, oggi è impegnato nella sua azienda vitivinicola, Pratum Coller.
“L’azienda produce 40mila bottiglie tra rosso, bianco, rosé”, ha detto presentando le sue etichette Arduo e Nitor. “Ma dobbiamo raddoppiare. E stiamo lavorando anche al progetto bollicine. Abbiamo comprato altri ettari e aumenteremo, piano piano”.
Già da bambino Andrea Pirlo frequentava i filari con il papà Luigi, e andava a visionare la vendemmia, al contrario del fratello Ivan che invece preferiva la siderurgia, il business di famiglia: “Io di siderurgia non mi occupo, preferisco sia a Ivan a farlo. Però, sia mio fratello che mio padre quando devono prendere decisioni importanti mi coinvolgono. E lo stesso accade da parte mia quando si tratta di vino. Dal 2015 abbiamo reimpostato l’azienda vitivinicola: siamo in sette. Io mi dedico soprattutto alla strategia commerciale. Perché a quanto pare la mia immagine – soprattutto in alcuni mercati – funziona ancora. Anche se vorrei che un giorno il mio vino fosse venduto perché piace e non solo perché è associato al mio volto. Il segreto di Pratum Coller in Cina, per esempio, è l’etichetta personalizzata con una mia foto o un autografo”. È impossibile, però, prescindere dalla sua carriera nel calcio. Tutte le sue etichette, non a caso, hanno quattro stelle. Come i Mondiali vinti dall’Italia.
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