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Cultura

Come vincere la guerra ai somari di internet

Roberto Burioni

Una volta qui era tutta opinione: i social network della prima ondata, diciamo tra il 2008 e il 2012, pullulavano di stramberie antiscientifiche, astrusi complotti sull’11 settembre, trascurabili teorie gravitanti attorno a impensabili complotti mondiali. Era un mondo medievale, ma senza eroi: chi poteva vendicare quel profluvio di idiozia e riportare la pace nel regno? Al tempo “blastare” non significava nulla, poi sono arrivati i cavalieri. Uno di loro era un medico nato a Pesaro agli inizi degli anni ’60, trovatosi all’improvviso a combattere con tenacia alle Termopili di un’epoca in cui tutto viene messo in discussione, persino le evidenze scientifiche, e dove i nuovi barbari, certi della connessione tra vaccini e autismo, vorrebbero curare tumori rari col succo di limone. Quel medico, Roberto Burioni, oggi ha trecentomila fan su Facebook e una nuova opera a sua firma nelle librerie italiane, La congiura dei somari (Rizzoli), il cui titolo eloquente è già una manifestazione d’intenti. ForbesITALIA gli ha chiesto cosa significa fare il professore su Facebook nel 2017, e poi l’ha sentito parlare di quella volta in cui persino lui ha abboccato a una bufala.

Personalmente, ho trovato particolarmente divertenti le pagine in cui racconta la genesi della sua attività di nemesi dei propagatori di notizie false. Prima di diventare Roberto Burioni, lei usava Facebook come tutti noi, per ridere di vecchi professori e informarsi sulle vite di vecchie fidanzate. Le manca quello “stato di natura” facebookiano? E se potesse, tornerebbe indietro?

La risposta è complicata, perché in quel momento Facebook era un momento di puro svago, mentre ora è diventato uno strumento per l’espressione della mia personalità, un mezzo di potenza per me inimmaginabile con il quale riesco a trasmettere il mio pensiero a un numero davvero notevole di persone, considerato che molti miei post raggiungono milioni di contatti. Sono diventato un personaggio pubblico che viene riconosciuto per strada, cosa che sinceramente non avevo messo in conto. Talvolta mi provoca un poco di disagio. Per fortuna non si può tornare indietro, e dobbiamo vivere la vita come ci si presenta: per cui direi che va bene così.

Nella premessa del suo libro si legge che “non basta dire il contrario di quello che dicono tutti per essere Galileo. Bisogna pure avere ragione”. Uno dei suoi bersagli polemici è internet (o meglio, un certo uso scriteriato delle sue potenzialità): cosa si potrebbe fare, allora, per disinnescare la minaccia rappresentata da coloro che lei chiama “Somari”? Una rete internet più sottoposta a controllo e censura sarebbe migliore?

Come dico nel libro, io sono contrario a censure di qualunque tipo, in quanto si presterebbero ad abusi molto pericolosi. Io sogno un mondo nel quale tutti sono liberi di dire le scemenze che vogliono, perché le persone sono così istruite da capire subito che di scemenze si tratta.

Cover courtesy Rizzoli

Le è mai capitato, in prima persona, di credere a una fake news che poi si è rivelata tale?

 

Sì, agli inizi della mia attività su Facebook ho dato credito a una voce falsa riguardante una bambina figlia di genitori vegani. Per fortuna me ne sono accorto subito, ho rimosso immediatamente il mio post e tutto si è risolto senza danni. Da allora sono molto più cauto e verifico in maniera rigorosa le notizie che riprendo, avendo toccato con mano quanto è facile fare scivoloni in un mondo veloce come quello della rete. 

Le sirene antiscientifiche sembrano più che mai in crescita a livello mondiale: qualcuno l’ha chiamata “Età del Sospetto”, altri vedono nel diffondersi delle nuove tecnologie un fattore determinante nel cambio di paradigma. Lei cosa ne pensa?

Uno scienziato svizzero, Conrad Gessner, a un certo punto cominciò a lamentarsi dell’eccessivo flusso di notizie – dovuto ai cambiamenti tecnologici – che sarebbe risultato “confondente e pericoloso per la mente”. Ebbene, queste parole vennero dette nella seconda metà del 1500 (Gessner morì nel 1565) e i cambiamenti tecnologici erano l’invenzione della stampa da parte di Gutenberg qualche anno prima. Il mondo cambia continuamente e, a dispetto dei pessimisti, complessivamente cambia sempre in meglio: dobbiamo però confrontarci con le sfide che gli anni che viviamo ci mettono davanti. È questo il difficile: capire il mondo come è, non come era. 

Cosa risponde a chi la accusa di arroganza nel replicare ai commenti sulla sua pagina? In linea generale, crede che la divulgazione scientifica “gentile” sia la strada giusta da percorrere? 

Non sono un divulgatore, quindi mi trovo in difficoltà a rispondere. Posso solo dire che io ho trasferito su internet la mia esperienza ultradecennale di professore, il mio non è tanto un “divulgare” quanto un “insegnare” in un’aula più ampia. Mio dovere è quello di essere preciso, rigoroso, chiaro, comprensibile e mai noioso. Però nella mia aula – virtuale o reale che sia – le regole sono chiare: il professore sono io, gli studenti hanno il diritto di fare tutte le domande, ma chi disturba viene sbattuto fuori.

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