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Bonus Cultura, così il PD ribatte a ForbesITALIA

Anna Ascani, deputata e responsabile cultura del Pd, inserita da Forbes nei 30 Under 30 più influenti della politica europea

Lo scorso 6 novembre, in un articolo di Luciano Capone dal titolo “I conti in tasca al Bonus Cultura“, ForbesITALIA ha esaminato in termini di costi opportunità il provvedimento che prevede 500 euro in favore dei nuovi maggiorenni da spendere in libri, teatro, cinema, corsi, spettacoli, musei e musica.

Ci si chiedeva se sia sensato distribuire il bonus senza alcuna distinzione di reddito, quindi anche ai figli delle famiglie ricche che non hanno problemi a comprare libri o biglietti per i concerti (e che con il bonus non producono quindi spesa aggiuntiva per la cultura).

Soprattutto però Capone sottolineava ciò che si sarebbe potuto fare con quei soldi e a cui si è rinunciato: l’incentivazione all’assunzione a tempo indeterminato dei giovani attraverso una riduzione temporanea del cuneo fiscale, oppure un assegno mensile alle 500 mila famiglie che vivono nella povertà assoluta.

Anna Ascani, deputata e responsabile cultura del PD, inserita da Forbes nel 2016 tra i trenta personaggi under 30 più influenti della politica europea, ha fatto pervenire a ForbesITALIA la sua presa di posizione.

 

 


Se la domanda è “è sensato investire su chi oggi compie diciott’anni?”, la mia risposta è sì. La app cultura 18 è uno strumento unico nel suo genere: la filosofia per cui per ogni euro investito sulla sicurezza debba esserci un euro in più investito in cultura ha permesso ai governi a guida PD di essere pionieri nell’allocazione di fondi alla cultura, alla conoscenza e alla formazione dei giovanissimi.

Se si osserva con attenzione, in questa legislatura, abbiamo messo in campo tre importanti politiche complementari che hanno come destinatari i giovani: una politica di sostegno all’accesso al lavoro, una politica di protezione delle fasce più deboli e infine una politica di abilitazione al consumo.

Sostenere, proteggere, abilitare: queste sono le parole chiave del sostegno alle nuove generazioni.

La creazione di mercato è una delle esternalità positive di questo provvedimento che permette a tutti i giovani residenti in Italia (italiani e stranieri) che hanno compiuto 18 anni di ricevere 500 euro da utilizzare per ingressi a teatro, cinema, musei, siti archeologici, parchi naturali, assistere a spettacoli o a altri eventi culturali e acquistare libri, musica, corsi di musica, teatro o imparare una lingua straniera.

Dalla sua applicazione a settembre, questi sono i dati:
• per l’acquisto di libri 52.120.361 €
• concerti 7.910.326 €
• cinema 5.796.180 €
• teatro e danza 728.333 €
• musei 281.944 €
• eventi culturali 146.323 €

Il risultato dell’adesione del 61% degli aventi diritto è un risultato eccezionale, in considerazione del fatto che si tratta di una misura del tutto nuova che ha richiesto l’elaborazione e l’implementazione di nuovi strumenti anche per la comunicazione fra i giovani. Un lavoro che ha visto la collaborazione di diversi Ministeri, accanto ai docenti, agli esercenti e alle famiglie.

Oltre ad aver favorito il consumo culturale dei giovani, nelle sue diverse tipologie, i benefici sono infatti molto diffusi:
– aver attivato canali di comunicazione dedicati tra l’amministrazione e i giovani;
– aver dotato di identità digitale (SPID) una ampia fascia di neo diciottenni;
– aver favorito processi di innovazione tecnologica anche presso gli esercenti (Esercenti registrati 3.436) e negli istituti e luoghi della cultura.

In un Paese come l’Italia, il fatto che le politiche pubbliche si interessino alla creazione di mercato mettendo in rete produttori e consumatori è un fatto del tutto innovativo, che ribalta il consueto sostegno all’offerta, lavorando invece perché quest’offerta incontri un pubblico e perché questo pubblico impari a selezionare, conoscere, orientare l’offerta del futuro.

La popolazione giovanile rappresenta, secondo il luogo comune, una tipica sacca di “non- pubblico” per l’offerta culturale, o quantomeno di un pubblico debole e discontinuo. Il basso grado di partecipazione dei giovani alle attività culturali è superficialmente derubricato a scarsa sensibilità dei giovani verso la cultura. In realtà la fascia “giovane” dei consumatori culturali effettivi e potenziali soffre di un’unica limitazione oggettiva: la bassa esposizione all’offerta culturale, la poca esperienza culturale. Allo stesso tempo, questa fascia di consumatori riveste un ruolo assolutamente strategico nel medio-lungo termine, in quanto costituisce il tessuto economico e sociale delle città che saranno.

Il bonus cultura incide quindi su questa bassa esposizione, promuovendone e sostenendone un aumento e consegnando ai ragazzi gli strumenti per divenire soggetti democratici.

È pericoloso insinuare che un Paese non diventa più ricco se investe nell’accesso alla cultura perché significa negare il contenuto stesso dell’Articolo 9 della nostra Costituzione.

Ogni volta che una ragazza compra un libro o che un ragazzo si siede a teatro ci fa due volte ricchi perché fa emergere una domanda latente creando nuovi consumatori e allo stesso tempo ci consegna una generazione attiva e creativa, l’unica che può rilanciare il nostro Paese inventando il lavoro del futuro.

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