Che il web abbia rivoluzionato il mondo del retail è lampante, ma è vero fino a un certo punto. A cambiarlo nel profondo sono state catene fisiche (come Zara) che hanno imposto tempistiche diverse ai loro negozi, con capi diversi ogni due settimane, invece che ogni sei mesi. Internet ha solo reso questo processo ancora più rapido e inevitabile anche per gli altri, offrendo la possibilità di ridurre notevolmente certi costi. Chi in breve tempo si è reso conto delle opportunità offerte dalla rete nell’implementare il business fisico è Brandsdistribution.com, piattaforma nata nel 2006 “per servire i piccoli e medi rivenditori esteri che non avevano accesso al prodotto griffato e al made in Italy italiano”, come spiega Carlo Tafuri, COO di Brandsdistribution.com.
“Grazie all’online, abbiamo capito che c’era una possibilità di raggiungerli. Prima dell’avvento di Internet i negozi dovevano comprare un anno prima con ordini minimi di 30-40mila euro, mentre in altri Paesi si trovavano dei marchi che non imponevano minimi, davano riassortimenti continui e credito. All’estero quindi c’era una grossa volontà ed esigenza di avere prodotti italiani e di marchi italiani, ma era quasi impossibile per negozi di piccole-medie dimensioni. Noi, con un minimo di 500 euro abbiamo dato la possibilità ai retailer di averli in pochi giorni nel punto vendita, con un rischio inferiore quindi in termini di investimento”.
L’idea vincente è stata quella di aver intuito la necessità per marchi e negozi di avere un tramite che snellisse tutte le procedure, che consentisse ai retailer di testare alcuni brand senza tempi biblici per gli ordini e le consegne e senza sobbarcarsi eventuali eccedenze di magazzino. “Ciò che differenzia Brandsdistribution.com dai suoi competitor è la garanzia di poter lavorare con un’azienda che da oltre 10 anni lavora nel settore, avendo sviluppato contatti diretti con i brand disponibili sul sito (oltre 120 brand per più di 500.000 referenze). Hanno grande importanza anche gli accordi con DHL che ci consentono di spedire in tutto il mondo in 2-3 giorni dalla conferma dell’ordine, e poi la scelta di affidare a ogni cliente una sales assistant dedicata, che lo indirizza all’acquisto dei prodotti migliori rispetto al loro mercato di riferimento. Infine, giornalmente vengono inviate newsletter con promozioni vantaggiose, consigli e tutorial per migliorare il proprio servizio”, prosegue Tafuri.
Una scelta vincente che ha portato a una nuova strategia: “Quattro anni fa abbiamo visto che quello che facevamo era fotografare nel modo più accattivante possibile il prodotto e descriverlo per renderlo appetibile ai rivenditori. E ci siamo resi conto che anche grazie al nostro servizio logistico e distributivo, eravamo il partner perfetto per i gruppi online e quindi abbiamo sviluppato questa divisione. Oggi qualunque sito può collegarsi a noi, scaricare i prodotti e vendere sulla propria pagina e comprare sul venduto. Noi gestiamo anche la consegna al cliente finale in quasi tutta Europa e in America. Questa è un’innovazione perché così chiunque può fare business nell’e-commerce senza rischio di magazzino, preoccupandosi solo di fare marketing sul proprio network. Questo ci ha permesso di lanciare tanti nuovi marchi nostri o in collaborazione con investimenti irrisori sfruttando l’effetto snowboard, cioè noi raccontiamo la storia del marchio ai 205mila rivenditori e loro la ribaltano sulle loro community, quindi a livello B2C quel messaggio arriva potenzialmente a 100 milioni di persone”.
Sarà anche per questo che Cristiano Ronaldo ha deciso di affidare proprio a Brandsdistribution la distribuzione esclusiva di CR7, la sua linea di underwear. “La collaborazione con il marchio CR7 nasce con l’obiettivo da parte del brand di crescere in Italia e Spagna, Paesi che a livello di distribuzione classica richiedevano minimi d’ordine molto alti che i negozianti standard non potevano permettersi. Per questo motivo il marchio CR7 underwear ha siglato con noi un accordo esclusivo per la distribuzione del marchio, forti del fatto che Brandsdistribution non richiede un minimo d’ordine ai retailer. Grazie a questa partership il brand è cresciuto e sta crescendo parecchio nei due Paesi e il prossimo step prevede lo sviluppo di siti e-commerce B2C per la vendita diretta”.
Brandsdistribution.com si è guadagnata anche l’accesso al programma Elite, fondato da Borsa Italiana per supportare le imprese nella realizzazione dei loro progetti di crescita. “Per noi è stato un bellissimo riconoscimento, perché a livello di trustability ci ha dato un ottimo riscontro e ci ha dato la possibilità di alzare l’asticella a livello anche di rapporti con le banche. Ci ha anche dato degli strumenti formativi che ci hanno fatto crescere molto come azienda e soprattutto è stato molto utile a livello di networking. Il fatto di essere considerati da Elite e di essere a un passo dallo sbarco in borsa ha aumentato la percezione di affidabilità”.
Ma non finisce qui, perché il business di Brandsdistribution si è continuato a estendere anche al settore delle startup. Negli ultimi tre anni sono stati raccolti 3 milioni di euro. L’obiettivo è quello di diventare “l’hub del digital e-commerce europeo”, conferma Tafuri. “Abbiamo lanciato nuovi marchi, come Fontana 2.0, la seconda linea di Fontana Couture che è gestita interamente da noi e distribuita sul nostro network. Essendo competitor di Chanel avevano esigenza di lanciare una seconda linea più commerciale e si è affidata alla nostra distribuzione per lanciarla in tutto il mondo. Ad oggi abbiamo venduto almeno una volta in 173 Paesi, per cui siamo un partner ideale per avere una distribuzione innovativa che dia subito dei riscontri sul mercato, non avendo agenti, non avendo distributori classici, non dando il credito, perché chiunque ci paga prima, siamo totalmente affidabili. Quindi da una parte siamo un veicolo per lanciare o internazionalizzare dei marchi (Imperial per esempio si è affidato a noi per la distribuzione internazionale), dall’altra, avendo tanti siti collegati, riusciamo a capire dove va l’eccellenza e tre anni fa abbiamo fatto il nostro primo investimento come venture, con Fashion Up che è passato da 500mila euro un anno e mezzo fa a oltre 10 milioni quest’anno, con una crescita esponenziale e grandissime soddisfazioni”.
Forti di questa esperienza l’azienda ha anche lanciato Skinlabo, che è diventato il primo marchio cosmetico digitale. “Tutti ci dicevano che sarebbe stato impossibile vendere il beauty online, soprattutto di un marchio sconosciuto e stiamo dimostrando che non è così”. L’ultimo nato è Letsell, il cui obiettivo è rendere l’e-commerce democratico: “Chiunque con tre click può avere un suo sito di vendita popolato di tutti i prodotti. In cinque minuti si può diventare imprenditore digitale e vendere alla propria community senza fare investimenti rischiosi. Il primo mese è gratis, noi mettiamo a disposizione la nostra infrastruttura, compresa logistica e fatturazione. Hanno un guadagno che è una percentuale sul venduto e quindi questo può essere una forma di guadagno e di lavoro nuovo nel mondo del fashion online. Abbiamo attivato già 500 siti. Non operiamo una selezione perché dopo il primo mese si paga un abbonamento e quindi a quel punto è una sorta di selezione naturale per la sopravvivenza di questi siti. Chi ci sa fare può andare avanti. Ha avuto un grosso successo nel sud Italia e ci siamo resi conto che questo può essere un modo per dare un’opportunità a persone intraprendenti e che hanno voglia di fare. Prima bisognava andare alla Camera di Commercio, aprire una partita Iva, investire una discreta somma per avere un sito e fare gli ordini. Ora bastano pochi click”.
Un business che si riflette anche sui conti: “Contiamo di chiudere il 2017, a livello di gruppo, con un fatturato intorno a 30 milioni, una crescita importante. Adesso è evidente che il nostro obiettivo è quello di essere sempre più punto di riferimento per i marchi per distribuire i loro prodotti in giro per il mondo. Come visione, per il 2018 prevediamo di crescere in America, con una struttura rafforzata. Stiamo capendo se gestire un’operazione di acquisizione o sbarcare noi direttamente”.
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