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Cultura

Dubai è diventata la capitale della street art

Un’installazione 3D di Dubai Canvas.

Dubai, oltre a essere un importante centro finanziario, è negli ultimi anni una delle città mondiali che più sta investendo nell’arte liberamente accessibile, e soprattutto nella street art. Il merito è dovuto alla lungimiranza dell’Emiro e di Brand Dubai, il braccio creativo del Government of Dubai Media Offices, che dal 2015 organizza Dubai Canvas, un festival interamente dedicato alla creatività, con l’obiettivo di offrire al pubblico l’opportunità di interagire con l’arte e di stimolare la crescita creativa del Paese.

Il festival è allineato con le direttive del vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti, e del sovrano di Dubai Sua Altezza Sheikh Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, che vuole convertire Dubai in un museo all’aperto che ispiri creatività e innovazione. Ayesha Bin Kalli, project manager di Dubai Canvas, spiega il perché di questa iniziativa: “Dubai si sta concentrando sulla costruzione del futuro, e attraverso il festival vogliamo incoraggiare la comunità a fare della creatività uno stile di vita, elemento che è fondamentale per la crescita e per il progresso”. L’edizione del 2018, svoltasi a inizio marzo, è stata la più grande di sempre e ha avuto luogo a La Mer, una nuova zona residenziale e commerciale sviluppata da Meeras, una holding di partecipazioni basata nella città degli Emirati che investe in diversi settori, tra cui quello dell’arte. Qui per circa una settimana si sono dati appuntamento alcuni degli artisti più interessanti del panorama della street art, della public art e della 3D art. Tra loro Tom Bob, Mr Doodle (Sam Cox), Jamie Harkins ,Tap Over e Luke Egan.

Accanto alle star affermate, sono stati esposti anche i lavori di giovani artisti emergenti medio-orientali. Tom Bob, artista statunitense diventato celebre per aver dipinto il ritratto del presidente Obama alla Manifest Hope Gallery di Denver in Colorado, rappresenta l’esempio concreto di come la creatività può cambiare il volto di una città. Questo artista, infatti, trasforma in opere d’arte tombini, pali della luce, rastrelliere per biciclette, centraline elettrice, contatori del gas e altri arredi urbani tipici delle strade, il tutto senza fare perdere a questi oggetti il loro naturale utilizzo. Con la sua creatività contatori del gas si trasformano in aragoste e tombini in variopinte zanzare che attirano l’attenzione di adulti e bambini. Anche Mr Doodle merita una menzione: al secolo Sam Cox, nato in Gran Bretagna, con il suo tratto ricorda i graffiti di Keith Haring. Mr Doodle è capace di animare qualsiasi cosa, da un foglio di carta a una superficie estesa, con suoi disegni composti da piccoli personaggi: animali, simpatici mostri e fiori dal volto umano si fondono tra loro, creando un reticolato di graffiti in bianco e nero capaci di attrarre l’attenzione al primo sguardo (e far scatenare i Millennial su Instagram). Tra coloro che si sono esibiti a Dubai c’è anche un italiano: si tratta di Cuboliquido, artista che dipinge opere d’arte in 3D creando, così, fantastiche illusioni ottiche.

Le opere realizzate durante il Dubai Canvas rimangono visibili per un lungo periodo e danno, quindi, vita a un vero e proprio museo della creatività en plein air. Il festival rappresenta un esempio di come gli Emirati Arabi Uniti puntino sull’arte e la creatività come elementi fondanti della propria crescita economica e culturale. E ci sono altri esempi a testimoniarlo: uno è Dubai Walls, un progetto che ha portato negli ultimi anni a Dubai alcuni dei maggiori street artist del mondo, dando vita al principale museo permanente della street art al mondo. Sui muri esterni del centro commerciale City Walk, sono ospitati, infatti, graffiti di artisti del calibro di Ron English, Blek le Rat, The London Police, D-Face, Vhils, Aiko, Ben Einie e molti altri ancora.

In questo modo si è creato in Medio Oriente uno spazio in cui si possono ammirare i principali movimenti artistici del ventunesimo secolo. Tra le opere che si possono ammirare passeggiando per questi viali vi sono la celebre ballerina e i bimbi di Blek Le Rat, considerato il pioniere europeo della street art; i volti stile fumetto (che ricordano l’arte di Roy Lichtestein) di D-Face; le lettere dell’alfabeto di Ben Eine, uno dei più prolifici artisti del Regno Unito; e gli originali graffiti del portoghese Vhils, realizzati scavando i muri degli edifici. Per citarne ancora due, bisogna necessariamente parlare anche dei celebri animali di Roa, artista belga oramai affermato a livello internazionale, e una riedizione della Guernica di Picasso in chiave moderna realizzata da Ron English, considerato l’erede artistico di Andy Warhol. Quest’ultima opera, animata dai personaggi nati dalla creatività del celebre artista statunitense  – e che sono diventati delle vere e proprie icone non solo nel mondo dell’arte (è suo, infatti, MC Supersized, il simbolo del celebre documentario di Michael Moore Super Size Me) – è un misto tra street art e pop art, in cui i linguaggi tipici della pubblicità si fondono con i simboli della cultura consumistica. La popolarità di Ron English negli ultimi anni ha raggiunto un livello tale che Matt Groening lo ha reso protagonista di un episodio dei Simpson intitolato Exit Through the Kwik-E-Mart (stagione 23 episodio 15): un chiaro riferimento al film realizzato dallo street artist Banksy Exit Through the Gift Shop.

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