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Lifestyle

Art de vivre: perché è importante saper scegliere il cinturino dell’orologio

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Una fase di lavorazione del cinturino di un orologio (Courtesy Hermès)

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Cosa resta da fare quando si entra in possesso (un’eredità materna o paterna, un debito saldatoci altrimenti, un innamoramento da vetrina vintage) di un orologio senza il suo cinturino originale, dato ormai per introvabile? Qual è la scelta dettata da un gusto impeccabile?

Bastava una sola parola di Roberto Longhi e un Caravaggio perduto trovava la propria attribuzione indiscutibile. Ma se parliamo di orologi, Aurel Bacs (l’uomo che ha restituito al mondo il Rolex Daytona appartenuto a Paul Newman in un’asta memorabile a New York nel 2017) rappresenta l’autorevolezza naturale dalla quale si può persino evincere il tocco, squisito, di un consiglio minore. Minore fino a un certo punto.

Sappiamo infatti che la superficialità comporta sempre un seme di autolesionismo e, attraverso una gamma discendente di compromessi prima mentali e poi materici (insomma, un cinturino ne varrà pur un altro…), ci allontana dal chiudere l’armonia complessiva sull’accordo perfetto.

La lavorazione di un cinturino Hermès
La lavorazione di un cinturino Hermès (foto Sandro Campardo)

Possiamo invece supporre (dal momento che, come suggerisce il polsino della camicia o di un cardigan, l’orologio è il gioiello discreto per eccellenza), che Mr. Bacs, mentre prepara le prossime favolose aste Phillips, abbia al polso il suo Zenith El Primero (ref. G.381) con cinturino Hermès. Un Matrimonio “combinato”, ma di stile impeccabile.

Hermès è forse l’atelier di pelletteria più carismatico per accompagnare il nostro orologio, perché la stirpe artigianale di questa casa esprime quei quarti di nobiltà autentica che portano alla simmetria dei valori. In altre parole: il cinturino con l’iconica “cucitura a punto sellaio” non elide, ma nemmeno s’elide, con il marchio altrettanto signorile del segnatempo al quale lo vogliamo coniugare.

Accostamenti degni di nota, oltre al menzionato Zenith El Primero, splendido con il color cuoio dell’atelier di Bienne, potrebbero essere un alligatore nero o graphite per un IWC Ingenieur (ref. 666). Ma anche un epsom gold per gli elegantissimi segnatempo ultra piatti degli anni Sessanta.

 

Marcel Proust creava preziosi pastiches con le locuzioni latine, ma nessuno si è mai sognato di sostenere che storpiasse Ovidio o Seneca. Il cinturino Hermès è quel tocco di consapevolezza che va oltre l’occasione e trasforma il bracciale in pelle in una cornice preziosa, mai ancillare, e di carisma assoluto.

 

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