Negli ultimi mesi diversi Paesi si sono avventurati in una regolamentazione dei crypto-asset, fermandosi tuttavia alla loro definizione o alla loro emissione, dimenticando che se il collocamento viene effettuato in altri Stati occorre rispettare la relativa normativa.
Una novità importante in proposito arriva proprio dall’Italia: la Consob ha pubblicato una consultazione pubblica su “Le offerte iniziali e gli scambi di cripto-attività” allo scopo di offrire un sistema congruo e coerente di regolamentazione, che consenta non solo di emettere ma anche di offrire al pubblico i c.d. crypto-asset.
La consultazione pubblica, che prelude ad una disciplina regolamentare, presenta un organico intervento che possiamo riassumere in tre parti:
- la definizione dei crypto-asset
- la disciplina delle offerte
- la disciplina degli scambi
1) La definizione dei crypto-asset
Mentre alcuni Paesi hanno cercato di sottrarre i crypto-asset alla disciplina finanziaria ed altri li hanno un po’ rigidamente classificati come strumenti finanziari a tutti gli effetti, la Consob ritiene che si tratti di prodotti finanziari, corrispondenti ad una precisa definizione normativa, ma con peculiarità tali da meritare una disciplina ad hoc, in considerazione di alcune loro specifiche caratteristiche.
La definizione sulla quale la consultazione intende raccogliere commenti tenderebbe a dare evidenza alla natura di registrazioni digitali rappresentative di diritti connessi a investimenti in progetti imprenditoriali, che possono essere create, conservate e trasferite mediante tecnologie basate su registri distribuiti, che siano destinate ad essere negoziate o che siano negoziate all’interno di uno o più sistemi di scambi.
2) La disciplina delle offerte
La distribuzione di prodotti finanziari è soggetta alle regole dell’offerta al pubblico e dell’offerta a distanza di prodotti finanziari.
Per evitare che i crypto-asset debbano rientrare in un sistema così rigido ed estraneo alla loro natura, la Consob ritiene di poter utilizzare i portali per l’equity crowdfunding, cioè dei soggetti vigilati, già autorizzati a proporre investimenti alternativi rispetto al quadro tradizionale, con un sistema di regole piuttosto omogeneo alla natura dei crypto-asset. Nella visione della Consob si tratterebbe di piattaforme web separate rispetto a quelle che oggi offrono capitale di PMI, ma comunque sottoposte a regole analoghe.
Rimarrebbe comunque la possibilità di emettere token fuori dal sistema regolamentato, ove essi chiaramente non possano essere considerati prodotti finanziari (ad es. i token per i giochi online), con un pratico approccio analogo a quello adottato dalla SEC.
3) La disciplina degli scambi
Il terzo tema da affrontare è il mercato secondario, cioè le attività di trading e post-trading attualmente svolte dai c.d. exchanges, piattaforme online che facilitano gli scambi e custodiscono i wallet conteneti criptovalute e token.
Anche qui la Consob intende distinguere i crypto-asset che siano prodotti finanziari da quelli estranei alla definizione, precisando tuttavia che nel secondo caso sarebbe comunque auspicabile l’introduzione di una disciplina che preveda parametri minimi di governance e operatività per le piattaforme.
Nel documento di consultazione, viene giustamente valorizzata l’esigenza di non ostacolare fenomeni di innovatività nell’industria finanziaria ipotizzando un sistema che non crei una vera e propria riserva di attività per la gestione dei sistemi di scambio, ma che incentivi l’adesione ad un sistema regolamentato che attribuisca un apposito “label”, che dovrebbe svolgere una funzione di attrazione.
Tutti gli operatori sono invitati a presentare commenti e proposte alla Consob, che sul tema terrà anche una Public Hearing prima di procedere alla definizione di un testo regolamentare.
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