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Rischio flop: il Tesoro verso la rinuncia al Btp Italia?

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Giovanni Tria (Imagoeconomica)

Il Tesoro molto probabilmente non emetterà un nuovo Btp Italia prima dell’estate, riferisce Reuters sulla base di indiscrezioni in arrivo da via XX Settembre. Sarebbe la prima volta dal 2012, da quando cioè, all’apice della crisi del debito, il Mef ha giocato la carta della fiducia che i titoli di Stato riscuotono presso i risparmiatori. Ma a novembre, nel momento più caldo della sfida del nuovo governo alle regole europee, il Tesoro ha rischiato un clamoroso flop: in tre giorni furono raccolti presso il pubblico solo 863 milioni, contro gli oltre 4 miliardi dell’emissione precedente.

Di qui la scelta, per ora non ufficiale, di evitare un possibile, se non probabile fallimento dell’offerta al pubblico nel caso che dalle urne europee emerga un quadro politico in aperto conflitto con Bruxelles, nel caso non riesca lo sfondamento da parte dei sovranisti che non emerge né dai sondaggi né dai primi riscontri elettorali nei Paesi (Olanda in particolare) ove si è già votato: secondo gli exit poll avrebbero vinto i Laburisti guidati da Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Europea, con il 18,1% dei voti, mentre il partito anti-immigrazione di Geert Wilders, alleato in Europa con la Lega di Matteo Salvini dovrebbe essersi aggiudicato un solo seggio.

Al di là del responso delle urne, non sono poche le incognite che suggeriscono prudenza allo staff del ministro Giovanni Tria. Non depone a favore di un eventuale Btp Italia l’assenza di indicazioni sulla prossima finanziaria o, ancor peggio, sulla sorte del governo, incognite destinate a protrarsi probabilmente anche dopo il voto, in coincidenza con non poche tensioni sul fronte dei mercati. Già martedì, infatti, prenderanno il via le aste di fine mese (prima i Ctz, poi toccherà a Bot e Btp), antipasto di una stagione ad altissima tensione. Nei prossimi due mesi, subito dopo la pubblicazione del report sull’Italia da parte della Commissione Ue (data prevista il 5 giugno), il Tesoro dovrà collocare emissioni per ben 64 miliardi di euro a fronte di rimborsi per meno di 30 miliardi.

Si può così giustificare la probabile prudenza di Tria, che del resto ha già messo le mani avanti: a inizio anno il ministero dell’Economia e delle finanze aveva anticipato di voler procedere con “almeno un’emissione di BTP Italia e, ove se ne riscontrino le condizioni, valutando la possibilità di effettuare un secondo collocamento”. Un eventuale rinvio, perciò, è già stato messo in conto. Anche se è lecito nutrire dubbi sul miglioramento del clima nei prossimi mesi. Di qui la cautela del pubblico retail, freddo nei confronti di Btp e dintorni.

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