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Btp Italia: il record raggiunto grazie agli investitori istituzionali, soprattutto esteri

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Vittorio Zunino Celotto – Getty Images

Fiducia. È questa la parola d’ordine che ha permesso al nuovo Btp Italia, con scadenza a 5 anni, di scrivere un nuovo record. E’ l’emissione che ha raccolto l’ammontare più alto nella storia dei Btp Italia: quasi 23 miliardi di euro, con precisione 22,297 miliardi di euro (praticamente la metà dei 55 miliardi di euro impegnati dal governo nell’ultimo decreto Rilancio)

A renderlo noto è stato lo stesso ministero dell’Economia e delle Finanze che, in una nota ufficiale, ha comunicato tutti i dettagli riguardanti la sedicesima edizione del Btp Italia (con premio fedeltà raddoppiato e con una cedola dell’1,4%). Dedicato al finanziamento degli interventi relativi all’emergenza Covid-19 e indicizzata all’inflazione italiana, la nuova formula del titolo di Stato italiano ha convinto a pieni voti gli investitori, sia quelli retail, sia quelli istituzionali.

I numeri del Btp Italia a 5 anni

Entrando nel dettaglio della sedicesima edizione del Btp Italia, il ministero delle Economia e delle Finanze ha rivelato che “il volume di sottoscrizioni nel corso della prima fase del collocamento, dedicata agli investitori retail, ha rappresentato sia per contratti che per controvalore il più elevato volume di Btp Italia sottoscritto da questa tipologia di investitori”.

Ma non è tutto. Secondo quanto emerge dai dati resi noti dal Mef, uno dei fattori che ha spinto questa nuova emissione al record è senza dubbio legato al ritmo sostenuto della domanda nei due giorni successivi, quelli dedicati alla clientela degli investitori istituzionali. Infatti, dichiara il Tesoro, la richiesta è “è andata progressivamente crescendo nel corso del secondo e terzo giorno, a differenza delle precedenti emissioni in cui il ritmo di sottoscrizione, sia per controvalore che per numero di contratti, ha sempre visto un fisiologico calo nel corso della prima fase del collocamento”.

A dimostrazione di ciò, “la Seconda Fase, dedicata agli istituzionali ha visto un controvalore complessivo domandato superiore all’ammontare finale offerto, quest’ultimo pari a 8,3 miliardi di euro”. Ecco nel dettaglio i numeri fatti registrare dal Btp Italia:

  • Controvalore allocato nella prima fase: 4,018 miliardi di euro
  • Controvalore allocato nella seconda fase: 4,766 miliardi di euro
  • Controvalore allocato nella terza fase: 5,211 miliardi di euro
  • Controvalore allocato nella quarta fase: 8,3 miliardi di euro

Quanto hanno allocato gli investitori individuali e come

Soffermandosi sulla prima fase dell’emissione, “dei 383.966 contratti conclusi sul MOT (il Mercato Telematico delle Obbligazioni e Titoli di Stato di Borsa Italiana) circa il 60% – sottolinea il Mef – è stato di importo inferiore ai 20.000 euro, mentre se si considerano i contratti fino a 50.000 euro, si arriva circa all’88% del totale relativo a questa fase”.

Inoltre, anche se non “è possibile avere dei dati puntuali”, è emerso “che nel corso della prima fase la partecipazione di investitori individuali è stata prevalente rispetto a quella del private banking (con una quota di rispettivamente 72 per cento e 28 per cento)”.

E proprio prendendo a riferimento gli investitori individuali, il Tesoro ha stimato che “circa il 71% di essi si è affidato alle filiali delle reti bancarie e circa il 29% all’home banking. Infine, la quasi totalità degli ordini ricevuti “risulta provenire da investitori domestici”. Essi, tra l’altro, hanno sottoscritto anche il 51,9% dei contratti stipulati nella seconda fase del collocamento

L’identikit degli investitori istituzionali ed esteri

Infine, soffermandosi sull’identikit degli investitori istituzionali ed esteri che si sono fatti ingolosire da questa nuova tipologia di Btp Italia, il Mef ha stimato che i primi sono stati trascinati dalle banche (che hanno rappresentato il 59% dell’ammontare emesso. Molto più indietro gli asset manager (23,7%), gli hedge fund (7,2%) e le banche centrali e le istituzione ufficiali (6,3%). “La restante quota del 3,8% – sottolinea il Tesoro – è stata allocata ad assicurazioni (il 2,8%) ed istituzioni non finanziarie (l’1%).

Infine, tra gli investitori esteri (che hanno sottoscritto ben il 48,1% dell’emissione nella seconda fase) “la quota più rilevante, pari al 42,6%, è stata collocata in Europa, in particolare nel Regno Unito (il 27,9%), in Francia (il 5,7%), in Germania (il 3,7%), nella penisola iberica (l’1,9%), nei paesi nordici (l’1,6%) e presso altri paesi europei (l’1,7%)”. Il restante 5,5% è stato collocato “presso investitori mediorientali (il 4,7%) e statunitensi (lo 0,8%).

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