Tadashi-Yanai
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Il giorno di Uniqlo a Milano e il futuro del brand secondo il suo ceo

Tadashi Yanai, presidente e ceo di First Retailing, ha un patrimonio stimato di oltre 29 miliardi di dollari. (Photo by Koji Watanabe/Getty Images)

Apre oggi a Milano il primo punto vendita del retailer giapponese Uniqlo. E Lo fa con uno store di oltre 2mila metri quadrati nel cuore di Piazza Cordusio.

Nonostante sia poco conosciuto in Italia, Uniqlo oggi rappresenta una dei più grandi produttori di abbigliamento per uomo, donna e bambino, tanto da dominare la scena del casualwear a livello mondiale insieme a competitor come Zara, Gap e J.Crew.

L’investimento a Milano rientra nella strategia di sviluppo del marchio, che nel 2019 si concentra sul rafforzamento di due canali: la distribuzione retail e la crescita del segmento online. Oltre che nell’avvio di sponsorizzazioni, come quella che lega il marchio al tennista Roger Federer.

Ma il 2019 sarà un anno importante per Uniqlo soprattutto per il programmato ritiro del ceo di Fast Retailing. Il brand fa infatti parte del gruppo Fast Retailing, fondato nel 1949 a Ube (nella prefettura giapponese di Yamaguchi) e guidato dal 2005 da Tadashi Yanai.

E proprio Yanai ha rilasciato nelle scorse settimane alcune dichiarazioni con il quale ha tracciato un ideale identikit del suo successore alla guida di un brand che nel tempo ha saputo sviluppare una forte attenzione ai temi della diversity e inclusion.

Yanai ha detto che preferirebbe che il suo successore fosse una donna. Secondo quanto riportato da Bloomberg in Giappone Yanai ha dichiarato che il suo ruolo di ceo è un “lavoro più adatto a una donna”, aggiungendo che le donne “sono perseveranti, orientate ai dettagli e hanno maggiore senso estetico”.

Tra le possibili candidate, secondo rumors di stampa giapponesi, ci sarebbe il nome di Maki Akaida, nominata di recente ceo di Uniqlo Japan. Chiunque sia il successore andrebbe al timone di un gruppo con un profitto operativo che lo scorso anno ha raggiunto i 2,3 miliardi di dollari.

Yanai possiede una quota del 44%, che si traduce in un patrimonio netto stimato da Forbes di oltre 29 miliardi di dollari.

 

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