Una singolare coincidenza ha legato l’annuncio che Unicredit praticherà dal 2020 tassi negativi ai depositi superiori ai 100mila euro alle prenotazioni per i Btp in dollari, accolti ieri da una pioggia di prenotazioni per un importo tre volte superiore all’offerta del Tesoro per 7 miliardi di dollari. Certo, si tratta di strumenti ben diversi tra loro: un conto sono i depositi a vista, altro investimenti a medio e lungo termine. Ma, d’altro canto, il target è lo stesso: clienti che, nel caso del Tesoro, sono pronti ad investire almeno 200mila dollari su uno strumento comunque negoziabile senza alcun vincolo.
L’esigenza di mettere a disposizione di clienti facoltosi e di imprese (specie società finanziarie e fondi pensione) strumenti nuovi per dribblare gli inconvenienti dei tassi sotto zero sta del resto esplodendo un po’ su tutti i mercati, dall’Europa all’Asia, a fronte di una politica monetaria espansiva, una scelta obbligata ma, accusano i falchi, ormai inefficace. La scorsa settimana il fondo pensione giapponese più importante ha annunciato che d’ora in poi aumenterà gli acquisti Oltrefrontiera. Negli stessi giorni, come è emerso da un articolo del Financial Times, il Comitato degli esperti della Bce consigliava a Mario Draghi di soprassedere al varo di un nuovo Quantitative Easing, preoccupato per gli effetti della misura sul sistema bancario, stremato dalla caduta dei profitti (la sola Deutsche Bank paga 400 milioni di euro per gli interessi negativi sui depositi presso la Bce).
La mossa di Mustier, tra l’altro presidente dei banchieri europei, non è giunta inattesa. Nei mesi scorsi erano stati gli istituti svizzeri, Ubs in testa, ad inaugurare la stagione dei tassi negativi sui depositi: a partire da novembre in Ubs i clienti che mantengono sul conto giacenze superiori ai 2 milioni di franchi svizzeri saranno gravati da un tasso negativo dello 0,75%, lo stesso applicato dalla Banca nazionale svizzera sui depositi come già avviene in Julius Baer, Pictet e Lombard Odier.
A sorpresa, i cittadini tedeschi hanno iniziato negli ultimi mesi a dare la caccia ai conti italiani, che qualche rendimento positivo lo offrono ancora. Presso le banche del nostro Paese, ha rivelato il presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi Salvatore Maccarone, figurano infatti ”alcuni miliardi” di depositi vincolati intestati a clienti di banche tedesche e il fenomeno è “in netta crescita”. Almeno fino all’annuncio della svolta da gennaio di Unicredit che comunque, anche se applicata all’intero sistema, non toccherà i depositi protetti, quelli cioè sotto i 100mila euro che in Italia ammontano in totale a 602 miliardi di euro.
Resta in ogni caso da capire quanto e come questa misura, destinata ad aumentare la redditività del sistema, inciderà sui comportamenti delle banche. Mustier ha anticipato che “offriremo ai clienti soluzioni alternative ai depositi come ad esempio investimenti in fondi di mercato monetario senza commissioni e obiettivi di performance in territorio positivo” con l’obiettivo di consentire “rendimenti vicini allo zero piuttosto che avere dei tassi di deposito negativi”. Nel supermarket delle soluzioni offerte dalle varie officine prodotto non mancano di sicuro prodotti di questo tipo. Ma la novità è destinata ad accelerare la crisi della banca tradizionale, con forti ricadute sulle strutture e sul personale. La concorrenza tenderà così a concentrarsi sui servizi a maggior valore aggiunto tagliando fuori gli sportelli. Difficile che il sistema, al di là delle affermazioni di facciata, punti a valorizzare le professionalità della forza lavoro, non fosse che per la necessità di tagliare i costi. Sotto i 100mila euro la consulenza la faranno sempre di più i robot, meno cari ed in funzione 24 ore su 24.
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