Strategia

È finita l’era del work life balance, inizia quella della work life integration

(Shuttestock)

di Brianne Garrett per Forbes.com

In quanto dirigente impegnata, Margaret Keane ha dovuto trovare dei modi creativi per far andare d’accordo il tempo trascorso con la sua famiglia con i suoi impegni lavorativi, soprattutto quando i suoi figli erano ancora adolescenti. Un metodo che trovava particolarmente efficace era portare i suoi figli a scuola ogni giorno. “In quel modo, avevamo almeno 20 minuti solo per noi”, dice. In qualità di ceo di Synchrony Financial, fornitore di carte di credito e piattaforma di servizi finanziari per i consumatori del Connecticut, Keane fa del suo meglio per raggiungere un equilibrio tra vita professionale e privata, ma non si sente in colpa quando non è in grado di raggiungere la perfezione. “Quegli anni mi hanno insegnato ad affrontare ogni sfida della vita lavorativa giorno per giorno ed esercitare meno pressione su di me per realizzare tutto in una volta sola”. E Keane è tutt’altro che l’unica: i professionisti di quella che è stata definita la cultura del lavoro “sempre attivo”, in particolare le donne, trovano spesso difficile raggiungere un equilibrio tra lavoro e vita privata. Ma, a differenza di Keane, molti di questi lavoratori sono afflitti dal senso di colpa per non aver raggiunto questa completa armonia.

Ora, l’idea di una certa “integrazione lavoro-vita personale” sta guadagnando terreno, poiché sempre più persone riconoscono che questo ideale di equilibrio potrebbe essere solo un obiettivo irraggiungibile.

“È liberatorio rinunciare a trovare un equilibrio”, afferma Elisa Steele, ceo della piattaforma di risorse umane newyorkese Namely. “Infatti, quando cercavo l’equilibrio tutto il tempo, mi sentivo solo in perenne fallimento. Non esiste un equilibrio perfetto, la vita è un’altra cosa. È dinamica, esigente, cangiante e indulgente”. Stabilire la propria definizione personale di ciò che significa equilibrio è il primo passo per affrontare seriamente la questione, afferma Jae Ellard, autrice del libro pubblicato nel 2014 The Five Truths about Work-Life Balance. E anche se l’idea originale di conciliazione vita-lavoro da allora si è trasformata in discussioni su come raggiungere l’integrazione vita-lavoro o armonia lavoro-vita, i suoi consiglii rimangono rilevanti. “Una volta stabilita una definizione”, afferma Ellard, il passaggio successivo “consiste nel creare consapevolezza sui comportamenti che supportano o sabotano il risultato desiderato a livello sia individuale sia organizzativo”. Il processo potrebbe comportare conversazioni scomode sia a casa sia in ufficio sui possibili confini e priorità. Ellard osserva inoltre che la questione di un bilanciamento tra lavoro e vita privata è recentemente virata verso la cosiddetta  cultura aziendale, “che rappresenta un enorme passo in avanti nel lavoro per affrontare alcuni dei fattori che determinano lo squilibrio”.

Le aziende hanno iniziato a comprendere l’importanza di creare ambienti favorevoli al successo nella vita lavorativa. Mathilde Collin, ceo dell’app Front e alunna Forbes 30 Under 30, sta contribuendo a guidare questa iniziativa. E di recente ha sfidato i suoi dipendenti a eliminare tutte le app non indispensabili dai loro telefoni, comprese le piattaforme di social media come Twitter e Facebook, come modo per essere più presenti sia a casa sia al lavoro. Poiché l’equilibrio tra lavoro e vita privata non è più l’unico modo per definire con successo la gestione della vita professionale e personale, ora sembra esserci un’opportunità per le persone di determinare quello che funziona meglio per loro, senza sentirsi come se dovessero essere sempre all’altezza di un certo standard, impostato da qualcun altro.

“Ritengo che non sia importante come lo si chiami alla fine”, afferma Ellard, riferendosi all’idea di “equilibrio”, anziché “integrazione”. “Ciò che conta di più è che le persone abbiano una chiara idea di cosa vogliono realizzare”.

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